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#PLPL18 - L'abito fa il libro: la grafica come elemento identitario di una casa editrice

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Ossì, fanzine erotica con la grafica di Francesca Pignataro
Uno degli incontri più interessanti avvenuti durante la penultima giornata di Più libri più liberi di quest'anno è stato Quando la copertina aiuta a vendere e a dare valore al progetto dell'editore, evento moderato dall'editrice Francesca Chiappa e che ha visto al centro della discussione Agnese Pagliarini e Francesca Pignataro. Le due grafiche sono legate, come si è detto, ai nomi di minimum fax e RVM.
I libri non sono composti solo dal testo: non sono cioè una mera sequenza di pagine bianche e inchiostro nero che riportano il contenuto del romanzo o del saggio. Per quanto l'apparato testuale sia fondamentale per determinati libri (non per tutti: si pensi ai volumi fotografici), la componente grafica è elemento altrettanto importante, in grado di colpire l'occhio dell'acquirente ma anche (secondo i dati riportati all'inizio dell'incontro, circa il 21% degli acquirenti in libreria si sofferma sulla copertina per considerare l'acquisto) e soprattutto di fornire alla casa editrice un tratto identitario, una sorta di minimo comun denominatore.
Il volto di Sofia si veste sempre di nero prima e dopo Pagliarini
È proprio l'aspetto identitario la prima grande sfida da affrontare per il grafico che viene chiamato a dare una mano di vernice all'estetica di un editore. Agnese Pagliarini, che si è trovata a dover ristrutturare l'aspetto di minimum fax, una casa con una grande storia e una grafica riconoscibilissima sin dai dorsi, afferma che per riuscire a innovare senza creare una frattura è necessario studiare la storia della casa editrice, comprendere il perché di determinate scelte operate nel passato, e successivamente porsi una domanda: perché ricreare in questo modo preciso e non in un altro? Domanda che può essere posta anche in un altro modo: che voce vogliamo dare alla casa editrice, e perché deve dire esattamente questa cosa? La scelta di porre una diagonale sulle copertine minimum fax, per esempio, è stata altamente simbolica: come la diagonale non è parallela ad altre rette, così la casa editrice romana vuole mantenere la sua indipendenza nel panorama editoriale.
Titoli e nomi di autori sono illeggibili su uno store online
Il tema dell'identità è caro anche a Francesca Pignataro, la quale dichiara che «sono le forme e i colori ad attrarre l'occhio», e questo è tanto più vero in un mondo altamente digitalizzato, in cui la grandissima parte dei libri viene quantomeno visualizzata sugli store online. Qui, dove gli elementi testuali scompaiono del tutto all'interno di una miniatura di 2x1 cm, e i libri scorrono davanti allo schermo del pc o dello smartphone, la verità di questa sentenza risplende nel buio.
Un'altra sfida è rappresentata dal rapporto fra componente grafica e contenuto del libro: quale immagine e quale combinazione di forme e colori meglio rappresentano ciò che la casa editrice da un lato e l'autore del libro dall'altro vorrebbero trasmettere al lettore? Come riassumere, cioè, l'anima del libro in pochi colpi di "pennello"? E inoltre: il grafico dovrebbe essere a conoscenza dei contenuti dei libro oppure no? Qui le scuole divergono: Agnese Pagliarini, per esempio, afferma di avere la necessità di studiare il testo su cui andrà a lavorare; Francesca Chiappa, invece, ci dice che Maurizio Ceccato, grafico di Hacca edizioni, nulla sa dell'autore, della storia e dello stile del romanzo.
RVM, rivista di fotografia dalla grafica minimale
La creatività, poi, deve scontrarsi con un aspetto pragmatico: le informazioni presenti sulla copertina. Al di là di quelle di base, come l'autore, il titolo e il marchio editoriale, infatti, possono essere presenti un sottotitolo, il nome della collana, quello del traduttore e del curatore, e persino un breve estratto. La scelta di porre alcune o tutte queste informazioni sta all'editore, e il grafico in tal proposito non ha voce: può solo proporre soluzioni che consentano di armonizzare la grafica con l'apparato testuale sulla copertina, un luogo in cui lo spazio delle immagini diviene inversamente proporzionale a quello delle parole.
La conclusione che possiamo trarre dal bellissimo confronto avvenuto fra le due giovani grafiche è una sola: dietro a quello che a prima vista può sembrare un mero vezzo si nasconde una mole di lavoro impressionante, un universo fatto di scelte oculate, contrasti fra personalità e notti insonni. E in molti casi è proprio questo lavoro a rendere il libro – insieme ovviamente al testo in sé e ad altre scelte come il carattere, le dimensioni, la qualità della carta e il tipo di legatura – un vero e proprio oggetto estetico; qualcosa su cui non solo posare lo sguardo, bensì anche su cui ragionare e in grado di dirci qualcosa persino sull'etica di una casa editrice.

David Valentini