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«Siamo sempre cause ed effetti e non dobbiamo mai sentirci slegati dal mondo»

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Il cielo dopo di noi
di Silvia Zucca
Editrice Nord, 2018

pp. 464
€ 18 (cartaceo, copertina rigida)
€ 9,99 (ebook)


L'anima è un po' come uno specchio: quando nasciamo è integro, ma negli anni si frantuma in schegge più o meno grandi e acuminate. E, in ognuna di esse, c'è il riflesso di come siamo in quel determinato momento, delle nostre esperienze e delle persone che ci circondano. (p. 220)
Come è arrivata Miranda a fare di tutto per scoprire la storia di sua nonna, lei che ha rotto i rapporti con la famiglia da tempo? E perché lascia tutto e parte per cercare suo padre, che non vede da sette anni? A queste domande risponderete presto, leggendo Il cielo dopo di noi, il nuovo romanzo di Silvia Zucca, in uscita oggi in libreria.
All'inizio del romanzo, facciamo la conoscenza di Miranda alle prese con la notizia della scomparsa del padre, mentre un uomo che a malapena conosce si aggira nella sua cucina e lei lo caccia con una certa maleducazione. D'altra parte, Miranda all'inizio del libro è un grumolo di luoghi comuni: più che cercare la sua strada, vive giorno per giorno sfuggendo a relazioni potenzialmente serie; passa da un lavoro all'altro senza mai impegnarsi davvero; finge di disinteressarsi alle vicende della sua famiglia e per questo usa espressioni giovanilistiche e turpiloquio; ripete di aver scelto la solitudine, ma, come scopriremo, non è ciò che lei vuole davvero...
Infatti tutto cambia, quando Miranda accoglie - un po' inconsapevolmente - una grande occasione: andare nel paesino piemontese di Sant'Egidio dei Gelsi, oggetto di tante ricerche sul computer del padre. Perché questa meta? Si tratta forse dell'ennesima stravaganza di un professore di letteratura ultraottantenne? Mentre si pone queste domande, a pochi chilometri da Sant'Egidio, però, Miranda è costretta a fermarsi, a causa di un incidente di poco conto, che però le impedisce di ripartire; ad aiutarla, proprio l'uomo che si era aggirato seminudo nella sua cucina poco tempo prima! Solo adesso lei scopre che lui si chiama Francesco, lavora come viticoltore nella azienda di famiglia e ha rinunciato a una vita cittadina per portare avanti un sogno ambizioso, tutt'altro che semplice.
Tuttavia, Miranda non ha tempo per fermarsi: aiutata dall'effervescente nipotina di Francesco, Luce, la ragazza percorre le vie di Sant'Egidio, stringe mani di conoscenti di sua nonna Gemma, domanda informazioni sul padre Alberto, prova a riempire i tasselli di quello che all'inizio non pare un puzzle, ma una babele informe.

Invece, noi lettori siamo ben più fortunati di Miranda: alla narrazione del presente si alternano capitoli che tornano al 1944, l'anno che avrebbe cambiato per sempre la vita di Gemma e Alberto, ma anche di tanti abitanti del paese, dove la donna si era trasferita per sfuggire ai bombardamenti: non si aspettava di certo che anche lì ci fossero fascisti e SS! Ancor peggio, cosa fare con Philip, il soldato americano gravemente ferito che Alberto e l'amichetta Anna hanno trovato in mezzo al bosco? E come riuscire a mantenere il segreto?... La vicenda si complica ulteriormente quando anche Gemma scopre dell'esistenza di Philip, e sente tremare tutte le sue certezze.

E mentre Miranda scopre via via i rischi, i sacrifici, le avventure, le decisioni e le imprese di sua nonna e di suo padre bambino, conosce meglio due persone che ha escluso troppo presto dalla sua vita.
In fondo, il presente è figlio e nipote di quel passato che troppo spesso è stato liquidato insieme alla Seconda Guerra Mondiale, alle brutture e alle prove di eroismo dell'epoca. Invece c'è ben altro: ci sono storie di vita, amori soffocati o, al contrario, esaltati nei momenti estremi del pericolo, valori umani come la solidarietà, la disponibilità, l'amicizia, la fedeltà che combattono coraggiosamente contro la violenza, la sopraffazione, la sete di morte e di vendetta.

Il cielo dopo di noi è così un trampolino di lancio verso il passato, inteso come fondamento della giusta conoscenza di sé e delle proprie radici, premessa per trovare la strada migliore per noi. Non è possibile vedersi come singoli individui, avulsi dal tempo, ci suggerisce Silvia Zucca, e in effetti sembra che si sia dedicata alla ricostruzione della vicenda di Gemma con molto più trasporto (e con molto più equilibrio) rispetto ai capitoli sul presente. Alla fine del romanzo, in grado di incuriosirci di capitolo in capitolo, trarremo una grande verità: il passato può essere un incoraggiamento determinante per chiederci chi siamo e, soprattutto, chi vogliamo diventare! 


GMGhioni


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