Quei velenosi frutti della terra: La casa dell'oppio di Su Tong


La casa dell'oppio
di Su Tong
Traduzione Rosa Lombardi
Libreria Editrice Orientalia, 2018

pp. 126
€ 12



Non è troppo difficile sostenere come davanti a La casa dell'oppio di Su Tong, ripubblicato in una bellissima nuova edizione da Libreria Editrice Orientalia per la traduzione, ancora una volta, di Rosa Lombardi, siamo di fronte a uno degli esempi più importanti della cosiddetta letteratura cinese contemporanea, addirittura del suo filone sperimentale. La casa dell'oppio è infatti un romanzo breve che affonda le radici (quali migliori parole da usare!) nella storia della Cina, quella immediatamente prima e immediatamente dopo La Grande Marcia di Mao e la susseguente rivoluzione. In un Paese/Continente come la Cina dove si è abituati a uno scorrere del tempo più lento e grave e dove tutto, volente o nolente, viene inglobato all'interno del modo di vivere "alla cinese", lo strappo che si è consumato con la Rivoluzione, reale e culturale, operata da Mao è stato fortissimo e, ovviamente, foriero di moltissime riflessioni, laddove la censura del Partito Unico lo permetta, da parte di numerosi intellettuali e scrittori. E tra questi intellettuali e scrittori, la voce di Su Tong è una delle più forti e nitide perché egli non riduce il discorso a una mera analisi storica dei fatti, di per sé impossibile vista la vicinanza temporale, ma, perfettamente "alla cinese", scarnifica e presenta al lettore gli immortali schemi che guidano le azioni degli esseri umani: la sete di potere, il desiderio di possesso e la pulsione erotica. Questi sentimenti, umani troppo umani, sono sublimati nel papavero, lo splendido/orrido frutto che regola la vita (e la morte) delle donne e degli uomini del villaggio Fengyangshu, dove giustappunto è ambientato il romanzo.

Si può vivere felici e (iper)connessi?

Tienilo acceso. Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello
di Vera Gheno e Bruno Mastroianni
Longanesi, 2018

pp. 288
€ 14,90 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

L'online è una dimensione relazionale che abbiamo aggiunto alle altre nostre possibilità umane. C'è una profonda continuità tra online e offline, tra umano e tecnologico; è da questa continuità, che si incarna in ognuno di noi in quanto persona libera e consapevole, che si deve e si può ripartire. [...] La comunicazione non è un'azione strumentale per trasmettere un messaggio, è una relazione con l'altro che ci fa capire meglio noi stessi. (pp. 252-253)
Basta avere una minima esperienza online per accorgersi di quante «sfumature di odio» si possono sperimentare sul proprio schermo: partecipare a una discussione per molti vuol dire trasformarsi in contestatori, seriali o sporadici. Se tutti fossimo haters, la rete sarebbe un posto invivibile, dove non esisterebbe comunicazione: invece sappiamo che non è così. Ma come essere felici e connessi? La domanda non ha una risposta sola, ma nelle 288 pagine che compongono l'agevole studio di Vera Gheno e Bruno Mastroianni si trovano molte idee per arrivare alla costruzione di un dialogo, di una "disputa felice" (espressione che ha dato il titolo a un altro contributo specifico di Bruno Mastroianni per Franco Cesati Editore, 2017), dando alle parole il giusto peso (che online è anche superiore, dal momento che per iscritto non possiamo valutare l'intonazione, l'espressione o più in generale la prossemica dell'interlocutore). 

Quando le buone azioni non convengono: "Invidia il prossimo tuo" di John Niven

Invidia il prossimo tuo
di John Niven
Einaudi, 2018

pp. 290 
€ 18,00

Titolo originale: No Good Deed
Traduzione di Marco Rossari

Cosa succederebbe se un giorno, andando sereni per la vostra strada, con i pensieri concentrati su un’incombenza da sbrigare, vi sentiste chiamare e riconosceste, in un senzatetto accovacciato ai vostri piedi, un amico della vostra giovinezza, perso di vista per più di vent’anni? Questo è quello che capita ad Alan, che, dopo una gioventù un po’ goffa e inconcludente, si è trovato a realizzare uno dopo l’altro obiettivi prima neanche immaginati e, alla soglia dei cinquant’anni, ha una moglie bella e intelligente, tre figli amatissimi, una splendida casa e una posizione lavorativa di successo come critico gastronomico. L’incontro con Craig Carmichael è destabilizzante, perché tra i due era sempre stato Craig quello destinato al successo: uomo dalle mani d’oro, bello e abile in tutto, ottimo musicista, aveva sfondato in America con la sua band, i Rakes, salvo poi sprofondare in un abisso di droga e dissolutezze che l’avevano condotto sul lastrico.
In gioventù gli aveva augurato diverse volte di fare una brutta fine. Gli aveva invidiato l’aspetto, il talento, le doti musicali, il successo con le ragazze, la sicurezza, la popolarità. Il giovane Alan Grainger avrebbe tanto voluto essere Craig Carmichael. Ma adesso, lì seduti, mentre entrambi si avvicinavano ai cinquant’anni e tiravano le somme, era molto, molto felice di essere Alan Grainger. (p. 16)

«Siamo sempre cause ed effetti e non dobbiamo mai sentirci slegati dal mondo»

Il cielo dopo di noi
di Silvia Zucca
Editrice Nord, 2018

pp. 464
€ 18 (cartaceo, copertina rigida)
€ 9,99 (ebook)


L'anima è un po' come uno specchio: quando nasciamo è integro, ma negli anni si frantuma in schegge più o meno grandi e acuminate. E, in ognuna di esse, c'è il riflesso di come siamo in quel determinato momento, delle nostre esperienze e delle persone che ci circondano. (p. 220)
Come è arrivata Miranda a fare di tutto per scoprire la storia di sua nonna, lei che ha rotto i rapporti con la famiglia da tempo? E perché lascia tutto e parte per cercare suo padre, che non vede da sette anni? A queste domande risponderete presto, leggendo Il cielo dopo di noi, il nuovo romanzo di Silvia Zucca, in uscita oggi in libreria.
All'inizio del romanzo, facciamo la conoscenza di Miranda alle prese con la notizia della scomparsa del padre, mentre un uomo che a malapena conosce si aggira nella sua cucina e lei lo caccia con una certa maleducazione. D'altra parte, Miranda all'inizio del libro è un grumolo di luoghi comuni: più che cercare la sua strada, vive giorno per giorno sfuggendo a relazioni potenzialmente serie; passa da un lavoro all'altro senza mai impegnarsi davvero; finge di disinteressarsi alle vicende della sua famiglia e per questo usa espressioni giovanilistiche e turpiloquio; ripete di aver scelto la solitudine, ma, come scopriremo, non è ciò che lei vuole davvero...

Come la lente d'un caleidoscopio: Massimo Bocchiola, «Gli ultimi giorni di agosto»

Gli ultimi giorni di agosto
di Massimo Bocchiola
Il Saggiatore, 2018

pp. 147
€ 19,00 (cartaceo)




Possiamo dire, senza dubbi né esitazioni, che Massimo Bocchiola è uno dei maggiori traduttori contemporanei. Nel suo fittissimo curriculum compaiono opere di – solo per citare alcuni nomi - Pynchon, Auster, Foer, Kipling, Bukowski, Welsh. La sua fama di raffinato traduttore si affianca a quella di fine scrittore: nel corso della sua lunga carriera, infatti, Bocchiola si è dedicato anche alla scrittura di poesie e di opere originali, come le raccolte di componimenti Al ballo della clinica (Marcos y Marcos, 1997), Le radici nell'aria (Guanda, 2004) e Mortalissima parte (Guanda, 2007), i saggi storici Teutoburgo, 9 d.C. (Rizzoli, 2005) e Canne – descrizione di una battaglia (Mondadori, 2008), scritti in collaborazione con lo storico Marco Sartori, e infine i romanzi (Il treno dell'assedio, Il Saggiatore, 2014).
I suoi estimatori hanno potuto, inoltre, leggere un interessante saggio-memoir in merito alla sua professione: nel bellissimo Mai più come ti ho visto – gli occhi del traduttore e il tempo (Einaudi, 2015), Bocchiola racconta il mestiere di traduttore letterario, in un'appassionante dissertazione sul valore e sul significato della traduzione.
Gli ultimi giorni di agosto è il secondo romanzo che esce per la casa editrice Il Saggiatore, e con questo libro Bocchiola afferma ancora una volta la sua raffinatezza compositiva. Il libro è un viaggio a ritroso nei luoghi del passato, una sequenza di immagini ed episodi rivisti con l'occhio nostalgico e lucido del presente. Un tributo a ciò che ha contribuito alla crescita e alla formazione dell'autore.

L'amicizia al tempo dei covoni di fieno

Volo di paglia
di Laura Fusconi
Fazi, 2018
(in libreria dal 30 agosto)

pp. 240
€ 15,50 (cartaceo)



Giugno 1998. Luca e Lidia hanno condiviso per anni un segreto: per estromettere Annachiara, la sorella minore di Lidia, dai loro giochi hanno inventato la regola della L e della A. Solo le persone i cui nomi iniziano per L e finiscono per A possono entrare nella Valle e nella stanza rossa, luoghi disabitati e in rovina e nascondiglio dei bambini nel corso delle loro scorribande estive.

Nonnetti alla riscossa: un nuovo episodio de "I delitti di Falsterbo"

L’uomo con il binocolo
di Christina Olséni & Micke Hansen
Bompiani, 2018

Titolo originale: Fågelskådaren
Traduzione di Carmen Giorgetti Cima

pp. 380
€ 16,00 (cartaceo)



Sono passati circa diciotto mesi dagli avvenimenti narrati ne La pallina assassina (trovate qui la recensione), e nella penisola di Falsterbo sono cambiate molte cose: Fredrik ha avuto una bambina, che lo costringe a estenuanti maratone veglia-sonno e a un costante stato allucinato; Ragnar (83 anni) e Märta (79) convivono, tubano come ragazzini e fanno venire la nausea a Egon, scapolone impenitente. Elisabeth, sempre vestita di rosso ciliegia, ammicca un po' troppo nella sua direzione e quale sia l'obiettivo pare piuttosto evidente; la stazione di polizia di Skanör è avvolta da un’inquietante aria di dismissione (sono stati minacciati tagli del personale, data l'eccessiva quiete del posto, e Lisa e Mårten paiono un po' preoccupati al riguardo).
In questo clima garrulo e chiacchierino, paesano nel senso più sorridente e bonario del termine, un altro omicidio arriva ad alterare la quiete: 
Johan Ekblad atterrò dopo un breve volo del tutto fuori programma nell’erba umida di rugiada ai piedi della torre d’osservazione. Una fortuna che fosse già morto, perché altrimenti avrebbe provato un dolore terribile. Anche se non si può certo parlare di fortuna. Quel giorno infatti Johan Ekblad aveva programmi ben diversi che morire. (p. 7)

I diari di Sedaris: davvero sono «come l'annuario scolastico di qualcun altro o una raccolta di barzellette»?

Ragazzi, che giornata! Diari 1977-2002
di David Sedaris
Mondadori, 28 agosto 2018

Traduzione di Matteo Colombo

pp. 468
€ 21 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Entrare nel mondo dello scrittore, trovare curiosità sulle opere in divenire, note sulla ricezione delle precedenti, nuove idee per racconti futuri... No, in Ragazzi, che giornata!, la raccolta diaristica di David Sedaris da oggi in libreria, non troverete niente di tutto questo: l'autore, celebre per la sua ironia spesso dissacrante, ha deciso di dare in pasto ai lettori alcuni frammenti dei diari che ha tenuto dal 1977 al 2002. Come precisato nell'introduzione, si tratta di una selezione, indispensabile vista la mole enorme del materiale a disposizione, ma - come sappiamo - in queste auto-antologie diaristiche gli scrittori sanno bene come mettere mano al proprio lavoro, e noi lettori non dobbiamo lasciarci convincere dalla tanto pretesa (e altrettanto affascinante) sincerità. 
Premesso questo, al di là di qualche autocensura, di tagli necessari (Sedaris passa circa tre quarti d'ora al giorno al scrivere sul diario, ma tanti frammenti si muovono tra le sette e le dieci righe) e di parziali riscritture, i frammenti scelti da Sedaris testimoniano la sua costante freschezza e la sempreverde ironia, capace di muovere da paradossi e situazioni potenzialmente drammatiche
Ogni tanto annoto una cosa che potrebbe risultare divertente o illuminante per qualcun altro, e quelli sono i pezzi che conservo. (p. 11)
I fatti irrisori della vita di tutti i giorni diventano protagonisti, ma non c'è l'indulgenza del diarista compulsivo che deve annotare tutto; no, c'è il filtro dello scrittore che, anche quando non crede ancora nella propria vocazione, sa invece cosa (an)notare. «Se non altro da un diario impari cos'è che t'interessa davvero» (p. 10), commenta l'autore rileggendo la sua opera: e in effetti la selezione ai fini della pubblicazione non è che un modo per conoscere meglio sé stessi e per riviversi, a distanza di anni. 

Le ragioni del tradimento: intervista a Esther Perel, autrice di "Così fan tutti"


Così fan tutti. Ripensare l’infedeltà
di Esther Perel
Solferino, 2018

pp. 416
€ 19


«I nostri partner non ci appartengono», scriveva Kahlil Gibran«sono solo in prestito, con l'opzione di rinnovare o meno». Esther Perel, scrittrice di origine belga trapiantata a New York, è divenuta un fenomeno internazionale grazie alle oltre venti milioni di visualizzazioni dei suoi interventi TED e alla vendite del suo libro L’intelligenza erotica. Riconciliare erotismo e quotidianità (Ponte alle Grazie, 2007), tradotto in venticinque lingue. Pratica sia come psicoterapista di coppia che aziendale, ed è largamente riconosciuta. Nel suo ultimo libro, Così fan tutti. Ripensare l'infedeltà, divenuto in breve tempo un best-seller del New York Times, concentra l'attenzione sulla trasformazione del rapporto di coppia, anche alla luce della progressiva affermazione femminile nel mondo contemporaneo. Il libro analizza il concetto di tradimento, privandolo dei condizionamenti sociali e dei giudizi morali che hanno caratterizzato la società in passato, snocciolandone le eventuali cause e formule di trattamento e superamento. 

L'abilità della Perel consegna al lettore un prodotto di spessore informativo, basato su esempi di vita reale tratti dalla sua attività di terapeuta, con la finalità di offrire uno spunto di riflessione positivo e costruttivo su uno tra i più traumatici eventi nella vita di coppia. Uno sguardo, meno amaro di quanto il titolo non possa inizialmente far presagire, sull'universo dell'infedeltà e sulle abitudini personali e culturali, che ritraggono una nuova società e i suoi complessi cambiamenti all'interno delle comunità di tutto il mondo. Abbiamo incontrato la dottoressa Perel, presto ospite in Italia in occasione della quindicesima edizione del Festival della Mente a Sarzana, l'1 settembre 2018, per approfondire i temi del suo libro, riconsiderando tutte le configurazioni mentali e i preconcetti culturali e sociali che ci spingono a condannare a priori l’infedeltà.


Una corsa contro il tempo per... distribuire gatti!

Prendiluna
di Stefano Benni
Feltrinelli, 2017

pp. 212
€ 16,50 (cartaceo) --> l'edizione economica fa parte dei titoli in promozione quest'estate (2 libri a 9,99 €)
€ 9,99 (ebook)


Una missione quasi impossibile da portare a termine: trovare dieci Giusti a cui affidare i Diecimici in otto giorni. Ce la farà da sola Prendiluna, maestra in pensione che non ha mai smesso di amare i suoi amici gatti e di sperare in un futuro migliore per i suoi scolari? In gioco c'è la salvezza del mondo, e dunque non si può scherzare, né prendere tempo. Subito la vecchietta, che sente la sua fine vicina, si mette in movimento, ma non è l'unica: anche due suoi ex scolari, Dolcino e Michele, sulla scia di un Trisogno (sogno condiviso contemporaneamente da tre persone), decidono di fuggire dal manicomio dove sono ricoverati per correre in aiuto della loro maestra.

Le lettere a Bruna: celebrazione poetica, musa e dea della giovinezza.


Lettere a Bruna
di Giuseppe Ungaretti
a cura di Silvio Ramat
Mondadori, 2017

pp. 705
€ 21 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)



Non conosco nulla al mondo che possa avere tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una e la guardo, fino a quando non comincia a splendere. Una lettera d’amore ha una forza potente che può trasformare le persone. Scrivere una lettera d’amore è prendere una pagina bianca e mettere in fila tutta la luce raccolta in fondo al cuore”. (E. Dickinson)
Il grande segreto della poesia sta nella semplicità della parola, senza artificio. Se la parola riesce a farsi semplice, come è un sentimento quando riesce a filtrarsi e a farsi trasparente per purezza, tanto da divenire uno specchio per l’ansia di ogni anima – in quel momento una parola può credersi vicina alla poesia. (G. Ungaretti)
Uscito per Mondadori nel 2017, Lettere a Bruna è un volume a cura di Silvio Ramat che raccoglie 377 lettere. Giuseppe Ungaretti scrive a una giovane donna, Bruna Bianco, originaria delle Langhe, conosciuta durante la permanenza dello scrittore in Brasile, dove la giovane si era trasferita negli anni ’50. Fin dal primo incontro si stabilisce un’empatia affettiva importante tra il quasi ottantenne Ungaretti e Bianca, che all’epoca aveva 26 anni.
Il fatto risale alla fine di agosto del 1966: dopo una conferenza, la donna si era avvicinata al poeta per un autografo e per porgergli una serie di sue poesie. Laureata in giurisprudenza, Bianca si occupava dell’amministrazione nell’azienda paterna brasiliana. Questo primo saluto affettuoso tra i due è il preludio di una storia autentica, che si svilupperà, vista la distanza, in una lunga corrispondenza epistolare.

#CritiCOMICS - Macerie prime: Zerocalcare fra nevrosi e attualità


Macerie prime 
di Zerocalcare
Bao publishing, 2017

Macerie prime. Sei mesi dopo
di Zerocalcare
Bao Publishing, 2018

Premessa doverosa: non sono un’esperta di fumetti – o graphic novel che dir si voglia – , gli ultimi albi letti risalgono al periodo dell’adolescenza e anche allora non ero esattamente una fan del genere. Ma, di sicuro, sono una fan delle belle storie, in qualsiasi forma si scelga di raccontarle. E Zerocalcare è di certo un abile narratore, capace di mescolare elementi diversi fra loro, creare personaggi indimenticabili e spingere il lettore a interrogarsi sul mondo che ci circonda, sia esso quello dei trentenni precari o la difficile situazione curda di qualche anno fa. Tutto questo per dire che no, non starò qui a fare paralleli con altri maestri di questa forma, cercare i numerosissimi rimandi, citazioni pop, riflessioni puntuali su grafica e tratto: quello che mi interessa – e di cui in effetti posso parlare con una certa cognizione di causa - è, appunto, l’abilità dell’autore di creare storie, pungenti, ironiche, forti, mai banali, che trovano in questa forma espressiva il loro spazio ideale. E, vi avverto, una volta iniziato a leggere Zerocalcare probabilmente vi ritroverete, come successo alla sottoscritta, ad andare alla ricerca di tutti gli altri libri e a recuperare le storie pubblicate sul suo blog – il primo in Italia, se non sbaglio, dedicato a graphic novel – per scoprire un po’ di più dei personaggi e del suo autore. Mentre recupero Kobane Calling, Ogni maledetto lunedì su due ed alcuni altri, alcune considerazioni quindi su Macerie prime I e II, entrambi pubblicati da Bao e usciti a sei mesi di distanza l’uno dall’altro, lo stesso tempo che divide momentaneamente i protagonisti della storia e le vicende narrate. 

Spettri dell'alterità. Donatella Di Cesare indaga la comunità marrana


Marrani. L'altro dell'altro
di Donatella Di Cesare
Einaudi, 2018 

pp. 120
€ 12,00 (cartaceo)



Dov’è che l’identità può assumere postura evidente? In un semplice asserto pronunciato forse con troppa leggerezza, “io sono…”, certo, in un grado zero dell’affermazione. Di contro, sa formarsi pure e anzitutto nella sua negazione; abita gli interstizi della prigionia lasciandovi emergere sparute lampi di luce. Così l’identità marrana che Donatella di Cesare, docente di Filosofia Teoretica all’Università La Sapienza, indaga nell’ultima pubblicazione a sua firma, Marrani. L’altro dell’altro (Einaudi), tracciando un profilo, insieme storico, filosofico e biografico, di quel dispositivo che scuotendosi smuove il germoglio identitario. L’altro dell’altro, dunque, il moto di due inezie che ruotando verso direzioni antinomiche producono tanta energia da permettere lo zampillare di qualche scintilla di vita. Aneliti di un’intera comunità di individui doppiamente estranei, suggerisce un brano esibito per copertina.

Un delizioso (e piccante) coro al femminile: "Vite segrete delle donne punjabi" di Balli Kaur Jaswal

Vite segrete delle donne punjabi
(Erotic Stories for Punjabi Widows)
di Balli Kaur Jaswal
HarperCollins, 2017

traduzione di Roberta Zuppet

pp.360
€18 (cartaceo)
€8,99 (ebook)



Nikki è ancora in cerca della sua strada. Giovane londinese  figlia di immigrati punjabi, ha lasciato l'università e sbarca il lunario lavorando come barista, ma il suo sogno è fare la differenza e combattere per i diritti delle donne. La sua occasione sembra presentarsi per caso quando, recatasi controvoglia al tempio per appendere un annuncio per conto di sua sorella Mindi, che, più tradizionalista, aspira a un matrimonio combinato, trova inaspettatamente lavoro come insegnante in un corso di scrittura per donne. Il nuovo lavoro di Nikki si rivela però assai diverso da quello che si aspettava: le sue allieve sono vedove che parlano un inglese stentato e non sanno né leggere né scrivere; per di più, non hanno nessuna voglia di imparare, ma di condividere storie in punjabi. Storie romanzate tratte dalle loro vite? Racconti di vita vissuta, stenti e sofferenze? Tutt'altro. Di nascosto alla tradizionalista comunità di Southall, queste donne invisibili iniziano a scoprire i loro desideri, le loro fantasie, la loro giocosità erotica in un modo che è loro sempre stato negato. Queste spose bambine ormai coi capelli bianchi, ragazze consegnate a sconosciuti dalle loro famiglie, hanno alle spalle lunghe vite coniugali ma anche vite segrete fatte di fantasmi evocati prima di andare a dormire. Le loro storie erotiche diventano un mezzo di liberazione ed espressione. Dar voce a questi fantasmi in una comunità in cui le donne non hanno autonomia, però, finisce per rivelare anche una scomoda, tragica verità che Southall aveva cercato di disperatamente di insabbiare.

Marisa, la prima top manager italiana


Marisa, la prima top manager italiana
a cura di Fiorenza Barbero
Effatà, 2018
Collana: Donne toste

Brossura, 144 pp.

€ 9,00



“Essere donna è difficile, perché molti sono convinti che per fare carriera non devi esserlo” - Marisa Bellisario

Si legge in un soffio l’affascinante ritratto che Fiorenza Barbero dedica alla memoria di Marisa Bellisario, ripercorrendo le tappe salienti della vita di una donna unica ed esemplare, a partire dai banchi di scuola a Ceva, attraverso le vittorie come Top Manager Italiana, fino al 6 Agosto 1988, il giorno del triste e prematuro funerale a Torino. Molte le figure di spicco, che hanno speso parole di lode per una donna, Marisa, che è divenuta simbolo dell’emancipazione femminile non solo nel nostro Paese, ma anche all’estero, definita “tough but fairs” dai colleghi New Yorkesi, che identificavano in lei il motto: “Pensare come un uomo, agire come una Signora, lavorare come un cane”. Una donna di avvenente bellezza, che vestiva alla moda e compariva spesso sulla copertina delle riviste più importanti.


La via pop al dibattito contemporaneo: "Origin" di Dan Brown

Origin
di Dan Brown
Mondadori, 2017

traduzione di Anna Raffo e Roberta Scarabelli

pp. 560
€ 25 (cartaceo)
€ 15,99 (ebook)


Il disclaimer posto all'inizio di Origin spiega il successo dei libri di Dan Brown: «Tutti i riferimenti in questo romanzo a opere d'arte e di architettura, luoghi, organizzazioni religiose e fatti scientifici sono reali». L'impressione, sin dai tempi del Codice Da Vinci, è che lo scrittore americano ci metta a conoscenza non solo di bellissime chiese, quadri e monumenti, ma anche di misteriose sette che non sono frutto della sua invenzione. Forse questa funzione oggi è stata assorbita da internet (che ci regala l'illusione di essere i primi e unici scopritori di una verità celata agli altri), ma è innegabile che il fascino di queste narrazioni risiede nel rapporto ambiguo che intrattengono con la realtà.

C'è trepidazione al Guggenheim di Bilbao: Edmond Kirsch, scienziato ed esperto di teoria dei giochi e tecnologia, ha convocato un discreto numero di accoliti per un importante annuncio: ha fatto una scoperta destinata a far crollare le fondamenta di tutte le religioni. La narrazione si sviluppa sfruttando al massimo il meccanismo di base della suspense: qual è questa scoperta?


La casa sul Bosforo: microcosmo di vite, desideri, sentimenti

La casa sul Bosforo
di Pinar Selek
Fandango, 2018

Traduzione di Ada Tosatti e Camilla Diez

pp. 314
€ 20 (cartaceo)

Il tempo è una strana cosa, nulla gli resiste. (p. 294)
Mi è girata in testa questa citazione, che appare anche nel retro di copertina, per tutta la durata della lettura de La casa sul Bosforo, il romanzo – intriso di spunti autobiografici – della sociologa e saggista turca Pinar Selek: sì, il tempo è ben strana cosa, difficile resistergli. Ricordi, sentimenti, legami, luoghi, più di tutto sono soggetti alla condanna del tempo. Cosa resta da fare, quindi, se non raccontare? Per provare a sfuggire alla condanna del tempo, per cercare un senso, per non perdersi. Certe storie, sono più difficili da raccontare di altre:
E se cominciassi a raccontare la mia storia alla maniera di Sema? C’era una volta… Ma no, non posso. Non è una favola, è la realtà. (p. 7)

Un'estate in montagna e la solitudine che si trasforma in amicizia

Un'estate in montagna
di Elizabeth Von Arnim
Fazi, 2018

Traduzione di Sabina Terziani

pp. 189
€ 15,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Eppure le nostre giornate sono strapiene. Perlomeno le mie: piene zeppe di una monotonia sconfinata.

22 luglio – 15 ottobre 1919. Con le premesse di cui sopra, inizia l’estate in montagna di Elizabeth. Lasciandosi alle spalle un’Inghilterra ancora ferita dagli orrori della Grande Guerra, giunge sui monti della Svizzera di lingua francese. Ad accoglierla trova il suo chalet che si affaccia sulla vallata, i coniugi Antoine (i due tuttofare che hanno custodito l'abitazione in sua assenza) e lunghe distese di prati verdeggianti ricchi di fiori. Nient’altro, nessun’altra anima viva che possa farle compagnia in questo periodo di villeggiatura.

Tra leggende, storia, richiami teologici e ricerca di quiete: la montagna, tra ieri e oggi


La via della montagna. Perché gli uomini amano andare verso l’alto
di Alberto Trevellin
Padova, Edizioni Messaggero, 2018

pp. 196
€ 15 (cartaceo)



L’uomo è fragile, debole, un nulla di fronte alle pareti altissime e alla loro imperitura esistenza, eppure l’amore per queste, la volontà di salirle e di capire  qualcosa che sta più in là di loro stesse spinge l’uomo ad ascenderle, continuamente, nella fatica e nel rischio della morte. (p. 162)
La montagna affascina molto, fin dai tempi antichi.
Le meravigliose cime, che spesso si osservano da lontano, hanno da sempre attirato l’attenzione di molte persone. La montagna ci proietta infatti in un mondo onnicomprensivo dove ognuno può ritrovare uno spazio proprio: sia da un punto di vista storico-scientifico, in cui i monti vengono studiati, analizzati e presentati nella loro complessità di formazione, evoluzione e delimitazione morfologica, sia quando la montagna diventa un passaggio fondamentale di studio geografico della materia, (dalle catene montuose come confini naturali a elementi preziosi  e organi fondamentali per lo sviluppo e l’incentivazione del turismo delle regioni), alla montagna vista come filosofia del rifugio, di un locus amoenus ideale compensativo rispetto alle problematiche della vita odierna, fino ad arrivare ad una visione delle montagne come meta ambita dopo lo spaesamento, l’erranza e la perdita di radici riguardo al senso stesso della vita.

Il Midwest nei "Racconti dal Mississippi" di Hamlin Garland

Racconti dal Mississippi
(Six Mississippi Valley Stories)
di Hamlin Garland
D Editore, 2018

trad. Valerio Valentini

pp. 308
€ 12,90 (brossura)
€ 4,15 (ebook)

«I volumi di Main-Travelled Roads possono essere considerati ciò che William Dean Howells chiamò romanzo storico, perché essi formano un documento della vita del contadino così come io l’ho vissuta e osservata. In questi libri c’è la testimonianza delle privazioni e delle sofferenze di uomini e donne che conquistarono le terre selvagge del Medio West e prepararono la via all’attuale età dell’oro dell’agricoltura.»
Con queste parole, nel marzo del 1892, Hamlin Garland descrive icasticamente la sua raccolta di racconti di cui il primo capitolo, Six Mississippi Valley Stories, è da poco stato tradotto in italiano con il titolo Racconti dal Mississippi dalla piccola casa editrice romana D Editore. Una raccolta, e una casa editrice, che ho incontrato per caso e per fortuna grazie a uno scambio di persone e recensori su Twitter (ogni tanto i social network riescono a ritrovare uno scopo positivo).

Il mistero della bambina scomparsa

La bibliotecaria
di Marina di Domenico
Elliot, 2018


pp. 154

€ 16.00 (cartaceo)
€ 7.49 (formato Kindle)





Gli elementi che rendono questo romanzo accattivante ci sono tutti: una bellissima copertina (di un livello a cui ormai la casa editrice Elliot ci ha abituati), un titolo, La bibliotecaria, che richiama immediatamente la passione per i libri (e ogni lettore che si rispetti non ne è certo immune) e una trama che si rivela misteriosa e conturbante quanto basta.
E allora apriamo insieme le pagine di questo libro, seconda prova letteraria di Marina Di Domenico, un passato da impiegata dell'Eni a Roma e un presente da scrittrice e organizzatrice di eventi culturali ad Artena, un suggestivo borgo arroccato a 400 metri di altitudine sui monti Lepini, a 30 chilometri dalla capitale.
Protagonista della storia è Roberta, una giovane bibliotecaria di Novara che, purtroppo, ha già conosciuto la violenza e lo sguardo della morte: un ex fidanzato manesco l'ha infatti ridotta in fin di vita inseguendola in macchina e, in pratica, costringendola a un pauroso incidente.

#PagineCritiche - Gli insegnanti e le sfide della Pedagogia interculturale



Pedagogia interculturale, Teoria, metodologia, laboratori 
di Mariangela Giusti
Editori Laterza, 2004

pp. 188
€ 18 (cartaceo)



La sfida dell’interculturalità è da qualche anno diventata la necessità dell’interculturalità. Sono diversi i saggi che propongono un approccio alle diverse culture e vi è, più che mai, nella società odierna, l’esigenza di strutturare questi approcci in ambito normativo. Per quanto riguarda la pedagogia interculturale, strumento oggi essenziale per una didattica inclusiva, mi sono imbattuta nell’interessante saggio di Mariangela Giusti, professoressa associata presso l’Università Bicocca di Milano, che spiega in forma chiara, in una prima parte, quali sono temi e problemi che hanno indotto gli studiosi a tracciare le linee della pedagogia interculturale, in una seconda parte propone esempi utili di Laboratori di didattica e nella terza raccoglie esperienze dirette di immigrazione, raccolte dalla voce dei protagonisti.

Perdersi in un gioco a bivio e non sposarsi mai? Impossibile (o quasi). Parola di Jane Austen e di Emma Campbell Webster

Lost in Austen
di Emma Campbell Webster
Traduzione di Giulia Ovrinati
Illustrazioni di Pénélope Bagieu
Hop Edizioni, 2012

pp. 381
€ 20,00 

Cara lettrice che ami Jane Austen e che conosci per filo e per segno ogni sua opera, che ne diresti di calarti nella parte di Elizabeth Bennet, eroina di Orgoglio e pregiudizio, e provare a concertare un matrimonio che soddisfi “pratica e grammatica” sia del cuore che dell’economia domestica? Il matrimonio, nel caso non lo avessi capito (ma certo che lo hai capito, non fare la gnorri!), è proprio il tuo, perché ovviamente è da quando sei venuta al mondo che hai in mente di contrarne uno… o non  vorrai forse farci credere di avere passato tutti questi anni a persuaderti del contrario?! In ogni caso, non ti preoccupare: qualunque siano i tuoi più sinceri e profondi desideri non dovrai imparare nessuna parte a memoria, non c’è nessun film o spettacolo teatrale da interpretare e nessuna prova trucco e costume da fare (anche se, giustappunto a questo proposito… beh, che peccato!). Per capire se convolerai o meno a nozze con il tuo amato (o almeno concupito), ma soprattutto per scoprire di che pasta “austeniana” sei fatta, non dovrai fare altro che procurarti Lost in Austen, il book-game di Emma Campbell Webster pubblicato da Hop! Edizioni che ti porterà laddove, per l’appunto, ti piace “perderti”, cioè tra le trame e gli intrecci dei libri della cara Jane. Prima, però, fatti due conti, e valuta un po’ come sei messa a “Qualità”, “Intelligenza”, “Autostima”, “Relazioni” e “Fortuna”: ti servirà saperlo, Signorina, e di conseguenza darne (o non darne) prova al bellimbusto dei tuoi desideri e all’invadente consorzio civile in cui, ti piaccia o no, vivete entrambi immersi come ciliegine nello cherry.

Parlare di sé attraverso storie altrui: il saggio che pare un romanzo di Paolo Di Paolo

Vite che sono la tua. Il bello dei romanzi in 27 storie
di Paolo Di Paolo
Laterza, 2017

pp. 214
€ 16,00



Devo fare due considerazioni iniziali sul libro di Paolo Di Paolo. La prima è che l'ho preso in mano per la prima volta a gennaio e l'ho finito solo ora: presto vi dirò perché. La seconda è che dei ventisette romanzi promessi dal titolo, io – che ho solo pochi anni meno dell'autore – ne ho letti esattamente tredici, e qui subentra prepotentemente la spinosa questione del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Il motivo per cui ho indugiato tanto su queste pagine non è legato però al mio senso di inferiorità di fronte all'indice, o all'evidenza delle lacune da colmare nella mia vita da lettrice, quanto alla natura stessa dell'opera. 
A indicare la strada (il viaggio da compiere) pensa la prefazione, che si presenta come una bellissima, intima lettera a Ninni, figura cara all'autore, fondamentale per la sua educazione letteraria: una vecchia signora nel senso più pieno e nobile del termine; dalle righe emergono il suo legame con la tradizione, l'eleganza, il pudore, ma anche la delicatezza e l'affetto per un ragazzino con cui si condivide non il sangue, ma un'affinità elettiva; grazie agli incontri con questa donna che pare straordinaria, l'autore ha formato – coltivato, alimentato – il suo gusto per le parola e per le grandi storie. Ha capito cosa i romanzi possono dare, ha estrapolato insegnamenti positivi ed "istruzioni per l'uso sbagliate, a rovescio" (p. XI). Da ognuno di questi libri, dai dibattiti che hanno alimentato, ha portato con sé qualcosa. Grazie ad ognuno di essi, ha vissuto altre vite, trovando in ognuna qualcosa della propria, o facendo propria quella altrui:
I pregiudizi ricevevano colpi quasi mortali. Lo spazio davanti agli occhi si allargava incredibilmente, caricandosi di possibilità. Questo, è stato leggere. Questo è. Fare entrare nella propria vita molte più persone di quelle che davvero riusciamo a incontrare per strada. Intrattenersi con bambini, adolescenti, adulti, vecchi, animali, con il mistero di ciascun vivente. E con il mistero delle cose, anche. Lasciarsi toccare da ogni esperienza, lasciarla depositare in noi. Avere quasi sempre le vertigini, per come si spalanca – leggendo – non solo lo spazio, ma il tempo. (p. VIII).

#CriticaNera - "La colpa" di Higashino Keigo e la prospettiva inedita di un crimine

La colpa,
di Higashino Keigo
Traduzione di Anna Specchio
Atmosphere Libri, 2016

pp. 350
€ 17,00 (cartaceo)
€ 4,99 (ebook)



Higashino Keigo è considerato uno degli autori più prolifici della letteratura giapponese contemporanea, con più di settanta titoli all’attivo tra romanzi, raccolte di racconti e saggi, il conferimento di diversi premi letterari e il ruolo di presidente dell’Associazione di scrittori mistery del Giappone dal 2009. Pur essendo uno scrittore poliedrico e dall’ispirazione varia (che risente molto dell’influsso di Natsume Sōseki), infatti, è conosciuto in patria (ma anche all’estero) soprattutto per i suoi romanzi gialli e noir: le sue due serie di maggior successo sono Kaga Kyōichirō, che racconta di un ex insegnante che entra in polizia e decide di indagare sui casi di omicidio, e Galileo, nella quale a risolvere i casi non è il detective incaricato ma il suo più fidato amico, il professore di fisica Yukawa Manabu, così brillante da ricordare lo scienziato italiano padre della scienza moderna.

Cosa guardi, Catania?

Catania non guarda il mare 
di Daniele Zito 
Laterza, Contromano, 2018 

pp. 152 
€ 13 (cartaceo) 
€7,99 (ebook) 



Scrivere un libro su una città non è mai una cosa facile. Il rischio di infarcire la narrazione di stereotipi sull’identità del tessuto urbano e della sua comunità è sempre in agguato, quello di trovare qualche locale che dissenta da come si descrive la propria città assicurato. Daniele Zito – siracusano di nascita ma catanese di residenza, già autore dei romanzi La solitudine di un riporto (Hacca, 2013) e Robledo (Fazi, 2017) – sa che ha corso un rischio scrivendo su Catania, come dice lui stesso nei ringraziamenti alla fine del libro stesso. Catania non guarda il mare è uscito il 5 luglio per la collana Contromano di Laterza, un agile volumetto di 138 pagine con inserti fotografici, la maggior parte dei quali sono dell’autore. 
Da catanese – che da undici anni non vive stabilmente a Catania – ho sperato di trovare nel libro la lucidità e l’originalità necessarie per parlare finalmente in maniera un po’ diversa di Catania, specialmente se chi si cimenta con l’ardua impresa ha sia l’occhio esterno di chi non ha sempre vissuto qui che l’occhio allenato dello scrittore.

Ciò che il film non mi ha dato: "Storia di una ladra di libri" di Markus Zusak

Storia di una ladra di libri
(The Book Thief)
di Markus Zusak
Frassinelli, 2009

Traduzione di Gian M. Giughese

pp. 564
€ 16,90



Assunti iniziali. Primo: ci sono film che funzionano bene quanto i libri a cui sono ispirati, se non addirittura meglio. Secondo: il successo della resa non dipende necessariamente dalla fedeltà all’originale.  Si tratta di quella che Roman Jakobson avrebbe definito una traduzione “intersemiotica”, ovvero un passaggio da un linguaggio a un altro, che richiede aggiustamenti e riflessioni, spesso anche l’obbligo di discostarsi in maniera importante dal modello, per renderne una certa idea di fondo, uno spirito sottile. D’altronde già ai tempi del ginnasio ci veniva ripetuto, durante la versione di latino, che la traduzione letterale a un certo punto deve cedere il passo a quella “di gusto”, in grado di rendere lo stile dell’autore, coglierne la sostanza (che io sappia, nessuno di noi ci è mai riuscito: eravamo più esecutori che artisti). Così, nei film, non sempre quello che si cerca è l’adesione perfetta e assoluta al testo di riferimento. La traduzione non implica tradimento, se si rispetta l’essenza del modello, pur modificandone magari persino la trama. Il Canone inverso di Ricky Tognazzi ha davvero poco a che vedere con l’ipotesto di Paolo Maurensig, eppure convince, commuove, rimane impresso nella mente mentre del libro si dimenticano presto i dettagli.

#RileggiamoConVoi - Cosa leggere a Ferragosto?

Buon Ferragosto!
Anche noi oggi ci concederemo la più classica delle pause, ma di certo non vi lasciamo senza letture! Abbiamo pensato di consigliarvi libri che si prestano molto bene alla giornata di oggi, per una pausa tra una grigliata e un cincin: oltre al link alle nostre recensioni e al consiglio, questa volta troverete anche una foto decisamente... mangereccia! 

A domani con nuove letture,
La Redazione

***

Alessandra consiglia: 
"Gli assalti alle panetterie" di Haruki Murakami (Einaudi)
Perché: è una lettura veloce e poco impegnativa, alleggerita dalle illustrazioni di Igort, ideale per i pomeriggi d'agosto che profumano di grigliata. Inoltre è sempre bello perdersi nelle frasi oniriche e nelle ambientazioni magiche dipinte dalle parole di Murakami, anche in pieno agosto.
A chi: cerca una lettura breve, originale, fuori dall'ordinario, senza dover necessariamente investire pazienza e concentrazione elevata per immergersi in un romanzo lungo. A chiunque piacciano le storie "straordinarie", dove per "straordinario" si intende una trama che va oltre la realtà e il possibile, senza mai sconfinare nella banalità di alcuni elementi tipici della fantascienza. A chi, anche in estate, sente la sete d'Oriente. 



"Solo bagaglio a mano" di Gabriele Romagnoli (Feltrinelli)
Perché: non esiste invito migliore se non quello ad essere più leggeri, sotto ogni punto di vista: dall'aspetto più pratico riguardante le valigie che ci portiamo dietro in viaggio, magari proprio durante le ferie d'agosto, all'aspetto più spirituale che vuole farci apprezzare l'essenzialità delle cose importanti, lasciando "a terra" tutte le pesantezze e le zavorre che a volte la nostra mente crea. E il sole è un autentico compagno fedele che consente a tutti di spiccare il volo, stando bene attenti però a non immedesimarsi in Icaro naturalmente. 
A chi: a tutti. Soprattutto a quelli che sentono addosso ancora il peso dell'inverno e della quotidiana quanto velenosa routine di tutti i giorni. A chiunque senta la necessità di un consiglio di un amico sincero, perché il titolo stesso del libro è un ottimo suggerimento da seguire.

Gli oscuri collanti del cuore: "Lacci", di Domenico Starnone


                                                                       
    Lacci
    di Domenico Starnone
    Einaudi, 2014
    pp. 138
                                                                                                           
    € 12,00 (cartaceo)                                                                         
    € 6,99 (ebook)           

Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie. Lo so che questo una volta ti piaceva e adesso, all'improvviso, ti dà fastidio. Lo so che fai finta che non esisto e che non sono mai esistita perché non vuoi fare brutta figura con la gente molto colta che frequenti. Lo so che avere una vita ordinata, doverti ritirare a casa a ora di cena, dormire con me e non con chi ti pare, ti fa sentire cretino. Lo so che ti vergogni di dire: vedete, mi sono sposato l'11 ottobre del 1962, a ventidue anni; vedete, ho detto sí davanti al prete, in una chiesa del quartiere Stella, e l'ho fatto solo per amore, non dovevo mettere riparo a niente; vedete, ho delle responsabilità, e se non capite cosa significa avere delle responsabilità siete gente meschina. Lo so, lo so benissimo. Ma che tu lo voglia o no il dato di fatto è questo: io sono tua moglie e tu sei mio marito, siamo sposati da dodici anni - dodici anni a ottobre - e abbiamo due figli (p.5).
Con questo monologo, pregno di un dolore appuntito ma composto, si apre Lacci (recensito anche da Marco Caneschi), romanzo che Starnone dedica alla vicenda del tradimento e della successiva riconciliazione di una coppia, quella di Vanda e Aldo, e alle dirompenti forze che dapprima scuotono e poi ricompongono l’unità di una famiglia. Nel suo investigare la vita coniugale, Lacci si pone come ideale complemento di altre due precedenti opere di Starnone: Via Gemito (2000) e Autobiografia erotica di Aristide Gambia (2011). Tuttavia, tra queste permangono delle sostanziali differenze sia per i temi trattati, sia per i tempi di ambientazione. Infatti, mentre Via Gemito affronta il tema delle dinamiche famigliari nell’Italia post fascista così come queste vengono viste dagli occhi del figlio dei protagonisti, l’Autobiografia è più centrato sulla rappresentazione della sessualità e sulle trasformazioni subite dalla famiglia e dalla coppia nella seconda metà del secolo scorso.

Quel disperato bisogno d'amore (negato)

Eleanor Oliphant sta benissimo
di Gail Honeyman
Garzanti, 2018

pp. 344
€ 17,90 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Ha trent'anni, da nove anni fa la contabile in un'azienda di graphic design, occupa una scrivania come tanti altri. Non c'è niente di strano nella vita di Eleanor agli occhi dei suoi colleghi, se non quella brutta cicatrice che le deturpa una parte del viso. Ma loro ignorano tutte le cicatrici che Eleanor porta sotto i vestiti e soprattutto nel cuore: lei non lo dà a vedere, è la solita prevedibile, grigia, riservata se non asociale, anonima signorina Oliphant. Loro non sanno dei weekend ottenebrati dalla vodka, senza alcun programma o contatto sociale, non sanno neanche delle telefonate alla madre carcerata al mercoledì sera, puntuali nel portare frustrazione e delusione nel difficile equilibrio che Eleanor si è creata. Nessuno sa niente di lei, perché in fondo trincerarsi dietro l'anonimato è stato facile, dai tempi dell'incidente in poi. 
Eleanor si è concessa ben poco: ha dovuto imparare a cavarsela, passando da una famiglia affidataria a un'altra, senza sprecare l'occasione dell'università e del lavoro. Far valere i propri diritti è una parola, quando, come lei, si è convinti di non valere niente e di essere un rifiuto sociale. 

#PagineCritiche - Il pregiudizio universale: catalogo d'autore per imparare a pensare liberamente




Il pregiudizio universale
Un catalogo d'autore di pregiudizi e luoghi comuni
di Aa. Vv.
Laterza, 2016

pp. 393
€ 14 (cartaceo)



Nel 2016 Laterza pubblica per la prima volta Il pregiudizio universale. Il libro racchiude circa ottanta luoghi comuni, diffusissimi o insoliti, che vengono spiegati, e dunque demoliti, da un complesso di autori scelti tra intellettuali, giornalisti, economisti e personalità esperte nei vari settori. La prima cosa che si comprende attraverso questo libro, infatti, è che il pregiudizio è un’affezione trasversale: nessun settore della vita e del pensiero umani è esente dal contagio per una ragione semplicissima: i pre-giudizi, ovvero le idee preconcette che si assumono per valide senza un riscontro oggettivo, ci aiutano a semplificare la realtà, a ridurre la complessità del mondo e dunque a categorizzare e spiegare avvenimenti, persone e stranezze che incontriamo quotidianamente.