La casa dell'oppio
di Su Tong
Traduzione Rosa Lombardi
Libreria Editrice Orientalia, 2018
pp. 126
€ 12
Non è troppo difficile sostenere come davanti a La casa dell'oppio di Su Tong, ripubblicato in una bellissima nuova edizione da Libreria Editrice Orientalia per la traduzione, ancora una volta, di Rosa Lombardi, siamo di fronte a uno degli esempi più importanti della cosiddetta letteratura cinese contemporanea, addirittura del suo filone sperimentale. La casa dell'oppio è infatti un romanzo breve che affonda le radici (quali migliori parole da usare!) nella storia della Cina, quella immediatamente prima e immediatamente dopo La Grande Marcia di Mao e la susseguente rivoluzione. In un Paese/Continente come la Cina dove si è abituati a uno scorrere del tempo più lento e grave e dove tutto, volente o nolente, viene inglobato all'interno del modo di vivere "alla cinese", lo strappo che si è consumato con la Rivoluzione, reale e culturale, operata da Mao è stato fortissimo e, ovviamente, foriero di moltissime riflessioni, laddove la censura del Partito Unico lo permetta, da parte di numerosi intellettuali e scrittori. E tra questi intellettuali e scrittori, la voce di Su Tong è una delle più forti e nitide perché egli non riduce il discorso a una mera analisi storica dei fatti, di per sé impossibile vista la vicinanza temporale, ma, perfettamente "alla cinese", scarnifica e presenta al lettore gli immortali schemi che guidano le azioni degli esseri umani: la sete di potere, il desiderio di possesso e la pulsione erotica. Questi sentimenti, umani troppo umani, sono sublimati nel papavero, lo splendido/orrido frutto che regola la vita (e la morte) delle donne e degli uomini del villaggio Fengyangshu, dove giustappunto è ambientato il romanzo.