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"L'enigma dei ghiacci" di Maurizio Maggi

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L'enigma dei ghiacci
di Maurizio Maggi
Longanesi, maggio 2016

pp. 384
€ 16.40


Antartide, nell'immaginario comune, significa distese di ghiaccio, candore abbacinante a cui l'occhio fatica ad abituarsi, condizioni climatiche estreme, sconfinati silenzi. Un luogo tanto affascinante quanto inospitale, simile a un altro pianeta e in cui ci si deve muovere protetti da pesanti tute in grado di monitorare le condizioni corporee di chi le indossa, dove non è possibile uscire a volto scoperto e la completa assenza di ombre e discontinuità cromatiche innesca l'effetto white-out, la temporanea incapacità di percepire la profondità dello spazio.
Non è un caso che Maurizio Maggi scelga come cuore pulsante della sua storia, sospesa tra thriller e avventura, il paesaggio gelido e mozzafiato del Polo Sud. Si tratta infatti di un'ambientazione perfetta, capace di evocare contemporaneamente fascinazione e terrore. C'è di più, l'atmosfera sospesa e solitaria ben riflette il paesaggio emotivo dei protagonisti di quest'opera: Amanda Martin, impegnata in un'impresa sportiva sponsorizzata dalla Nasa, che prevede la copertura di duemila chilometri a piedi; Gabriel, ex-militare, ex agente FBI e abilissimo mercenario; il paleoclimatologo Mikhail Rebko, che a Base Vostok vive e lavora da ormai trent'anni. La cifra che ne unisce i destini non è data solo dagli intrighi che hanno come nodo cruciale il misterioso Lago Vostok, un ambiente primordiale coperto da uno strato di ghiaccio di quasi quattromila metri di spessore, ricco di gas naturali e, forse, di forme di vita sconosciute; sono molte le ombre che si muovono nel loro passato, il ventoso  plateau antartico appare come l'inevitabile materializzazione di una spessa solitudine che, per ragioni differenti, pervade le loro esistenze, le traiettorie su cui si muovono si sovrappongono nella fuga da dolorosi trascorsi.

C'è un altro livello della narrazione – di fatto piuttosto verosimile – che è quello degli intrighi nelle stanze del potere, di un'economia mondiale pesantemente influenzata da multinazionali che, come stati autonomi, influenzano le alterne sorti della moneta in base al tornaconto dei principali azionisti, suscitando importanti cambiamenti negli equilibri economici, agendo da catalizzatori nel contagio della crisi e delle sue brutali ripercussioni sulla popolazione. In che modo questi avvicendamenti sono legati alla missione dei protagonisti? Quali sono le parti interessate al "contatto" con l'ambiente – antico e preservato dal ghiaccio durante milioni di anni – del misterioso lago sotterraneo e perché?

Questi sono solo alcuni degli interrogativi che spingeranno il lettore, pagina dopo pagina, a perdersi fra le perenni nevi antartiche, a immaginare la volta stellata riflettersi sul ghiaccio, ad affondare lo sguardo nella personalità e nei segreti dei personaggi che si muovono nell'intrico di questo avventuroso romanzo. Avventuroso, sì, e ricco di tensioni abilmente costruite, senza che la complessità dei personaggi per questo venga meno. Lungi dall'essere meramente funzionali allo schema narrativo, essi sono invece convincenti, con un loro realistico spessore – perdoneremo lo scivolone di qualche battuta da eroe hollywoodiano tutto d'un pezzo – e contribuiscono a rendere credibili le imprese narrate. L'elaborata e ambiziosa (tanto nella fabula che nell'intreccio) macchina narrativa di Maggi non si inceppa mai e procede spedita e ben attrezzata: i colpi di scena sono disseminati lungo tutto il racconto, a ogni mistero svelato corrisponde un indizio per risolvere l'enigma principale, il tutto ben oliato da un lavoro di documentazione minuzioso e d'impressionante portata, scaturito da una curiosità nata nel 2012, quando l'autore ebbe notizia per la prima volta del più antico lago subglaciale conosciuto e delle speranze che riponeva in esso la comunità scientifica. Luogo e ricerche così avvincenti da ispirare il soggetto di questo libro d'esordio, arrivato finalista al Premio Calvino nel 2014. Ma, più di tutto, ad affascinare lo scrittore furono le storie di coloro che nella stazione antartica Vostok ci vissero davvero (e che ancora ci vivono), dediti alla scoperta di un mondo governato da proprie rigidissime leggi e in cui tutto arriva in differita, quasi si trattasse di una terra fuori dal tempo.

Maggi ha viaggiato in Antartide per scrivere questo libro, ma non lo ha fatto prendendo un aereo o un qualsiasi altro mezzo di trasporto: novello Salgari, si è fatto trasportare tra i ghiacci proprio dalla descrizione degli anni di lavoro che uomini e donne sconosciuti hanno trascorso lì, lunghe stagioni scandite da piccoli successi e grandi disavventure, storie "che testimoniano gli sforzi di tre generazioni di russi nell'esplorazione del luogo più freddo e inaccessibile del pianeta."
Egli le ha traslate nel suo laboratorio di scrittore e, mosso dalla condivisibile convinzione che "anche il luogo più affascinante della Terra lo è soprattutto grazie alle persone che lo abitano", è riuscito a regalare, grazie a una potente abilità immaginativa, un'anima agli eroi de L'enigma dei ghiacci e persino alla desolazione polare, facendo così la differenza tra questo e molti altri libri appartenenti al genere.