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Passione senza redenzione: "L'amore contro" di Mauro Covacich

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L'amore contro
di Mauro Covacich
Einaudi, 2009

pp. 249
€ 11,50



Quella di Covacich è una scrittura decisamente poco convenzionale: piena di artifici e piccole strategie retoriche, rimane ancorata a un realismo che si trasforma facilmente in iperrealismo, costringendo il lettore a seguire un discorso che dice il vero più vero del vero, ma che lo sfida costantemente all'incredulità. Lontano dalle elaborate costruzioni dei Wu Ming, ma anche dal sensazionalismo di autori come Isabella Santacroce e Massimiliano Parente, Covacich rappresenta quanto di più vicino l'Italia possegga ad autori come Don DeLillo e Chuck Palahniuk, soprattutto per la sua capacità di far esplodere su carta la drammatica assurdità dell'ordinario. Ma cosa è l'amore contro? E contro cosa?

Il romanzo è la storia a più voci di un paradossale intreccio di relazioni e sentimenti. Sergio è un pachidermico addetto all'espurgo di fosse settiche, dedito a una vita monotona e solitaria da cui fugge solo occasionalmente grazie a fugaci fantasie erotiche. Ester è una prostituta, che lo incontra per caso nel corso di un imbarazzante incidente sul lavoro: l'episodio innescherà una morbosa relazione raccontata al lettore da Sergio in prima persona, e da Ester alla sorella Angela tramite un fitto scambio epistolare. Sullo fondo l'Italia del Nord Est descritta con occhio espressionista, tra lo squallore delle autostrade e la credulità della gente disperata, tra storie di bassa criminalità e di pedofilia impunita. Proprio il rapporto tra Ester e il suo passato, fatto di molestie e di oscuri segreti familiari, costituirà il filo rosso di un racconto che sfida tutti i paradigmi della narrazione sentimentale.
L'amore contro è proprio questo, la storia di un sentimento che ignora ogni regola, ogni morale, ma soprattutto le speranze e la sensibilità del lettore: senza entrare nei particolari di una trama piena di colpi di scena, l'iperrealismo di Covacich descrive una condizione umana in cui non esistono valori, in cui il dato ineluttabile dello squallore dell'esistenza spinge lo sguardo oltre la banalità della denuncia della crisi, o della decadenza. Si tratta, piuttosto, di metterci di fronte alla drammatica realtà dei sentimenti, alla loro assenza di legge in un mondo in cui vincere è impossibile.