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"Gli eroi imperfetti". Stefano Sgambati

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Gli eroi imperfetti
di Stefano Sgambati
minimum fax, 2014
collana: nichel

pp. 279
cartaceo 15
ebook 7.99






Gli eroi imperfetti: è questo il titolo ossimorico che Stefano Sgambati, classe 1980, ha scelto per il suo esordio letterario.
Fin dalle prime pagine troviamo dichiarazioni e presentazioni schiette del protagonista che mette subito in chiaro le coordinate entro le quali leggere l'intera vicenda
Io non sono una persona speciale.Mi chiamo Corrado Marini, mica Syd Barrett, e vendo bottiglie, poi chiudo il negozio e vado a casa. Di me non resterà niente e mi va benissimo così: non sono nato per rimanere nella memoria. Non m'interessa, l'immortalità.

L'ordinarietà della sua vita si trova immediatamente in primo piano; quella di Corrado è una normalità difesa con forza, un riparo tranquillo e una cura per l'anima: "Questa roba, che la maggior parte della gente potrebbe chiamare routine, per me significa esistenza, cioè salvezza". Il romanzo non presenta solo la descrizione di una vita regolare ma esplora soprattutto una normalità interiore che lotta e annaspa nel momento in cui viene sconvolta; l'autore cerca di seguire lo spasimo che avviene quando una stasi intima, che si crede o si spera eterna, viene intaccata.

Successivamente la scena si dilata e si completa con gli altri personaggi. Carmen, moglie di Corrado, che non è mai riuscita a compiere quello che viene definito dal marito un "atto straordinario" ovvero accettare la propria normalità; Gaspare, un uomo anziano e affascinante che con gentilezza entra nella loro vita e con disinvoltura la scompagina; Irene, figlia bellissima di Gaspare, che si logora nel ricordo della madre morta, che si autodistrugge ma lotta per sopravvivere; e infine c'è Matteo, libraio romano che vorrebbe in ogni modo far sua Irene ma non ha ancora imparato che "l'unico modo per non perdere la sabbia è tenerla sul palmo, senza stringere le dita". Le loro esistenze vengono intessute in una Roma che si rimpicciolisce e si fa microcosmo attorno a Ponte Milvio.

Ometto la trama perché rilevante non è l'intreccio degli eventi bensì quello dei personaggi. Il mistero che fa da sfondo e da pretesto è debole, non crea suspense; l'enigma, anche se mai esplicitato, si indebolisce prestissimo risultando quasi marginale. Il cuore del romanzo sta da tutt'altra parte: nello scavo e nella concettualizzazione dei sentimenti dei personaggi e in una costruzione romanzesca e linguistica singolare.

L'introspezione impera concentrandosi sulla vita, o meglio, su come vivere la vita. Interessante è come l'autore riesca a descrivere i rapporti di forza tra i vari personaggi, Corrado come Irene o Matteo si ingigantiscono e rimpiccioliscono a vicenda in un continuo gioco di prevaricazione e sottomissione che muta incessantemente; i rapporti all'interno del matrimonio vengono analizzati con una sottigliezza e intelligenza che sorprende, senza mai celare volontà basse e meschine.

Come avevamo accennato, la costruzione del romanzo cerca in ogni modo di allontanarsi da una linearità classica; Sgambati mescola alla narrazione articoli di giornale, interviste, alterna racconto in prima e terza persona, talvolta frammenta eccessivamente creando un andamento spezzato. Il linguaggio vuole essere curato e "a effetto", costruito parola per parola anche quando vengono inserite espressioni basse. Lo scrittore vuole e riesce spesso a mettere "in fila per bene parole che già esistono".

L'ultimo capitolo sarà assolutamente inaspettato mentre il finale che viene anticipato, sarà corale, sarà unione e separazione: le vite dei personaggi e il Tevere si assomiglieranno e si sfioreranno vivendo assieme una sorta di catarsi. Chiudiamo regalandovi la quarta di copertina che vuole essere orgoglioso manifesto del romanzo
Gli eroi non si arrampicano sugli alberi nelle foreste amazzoniche, non si fanno sparare in Bolivia, non tendono agguati e non organizzano frange d'opposizione. Gli eroi si siedono a un tavolino da due e trovano qualcosa da dirsi, occhi negli occhi. Gli eroi si sposano e poi tornano a casa insieme, rimanendo zitti durante la salita in ascensore. Questi sono gli eroi, gli stakanovisti della vita.

Valeria Inguaggiato