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La lettera d'amore di Cathleen Schine

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La lettera d'amore
di Cathleen Schine
Adelphi, 2011

pp. 269


Ah, ma io sono entusiasta.
Mi piacerebbe fare la libraia, allora ho pensato che comprare un libro in cui la protagonista è una libraia fosse una buona idea. Si chiama La lettera d'amore ed io non amo i romanzi rosa, ma a dispetto del titolo e della copertina (rosa) questo non è un romanzo melenso o scontato. O forse un po' sì, ma con stile. Sembra avere un ritmo lento, ma poi dopo aver preso confidenza col ritmo della sua scrittura e col suo humor sottile (che fa comunque scoppiare in potenti "ahahah"), si prende ad amare più di un personaggio. Un bravo scrittore sa sfaccettare i suoi protagonisti: il bianco ed il nero si lasciano ad altri, i caratteri di un buon libro devono saper sorprendere il lettore con angoli e sfumature che non avremmo sospettato. E così, ogni mattina, accanto al latte e alla caffettiera, c'è stato anche La lettera d'amore; se lo leggevo in metro, arrivavo in un soffio; la notte, scivolava via ancora meglio.
Cathleen Schine, come narratore onniscente, descrive i pensieri dei suoi protagonisti, di cui sappiamo tutto, come da un racconto di prima mano. Helen, la libraia, è una mamma divorziata molto affascinante. Senza di lei la libreria non andrebbe avanti, perché è una maliarda, con la sua capacità di ascoltare il desiderio dei clienti e soddisfarlo col volume giusto, o con lo sguardo giusto. E a me le protagoniste un po' streghe sono sempre piaciute, come La maga delle spezie della Divakaruni, che sa sempre di quali spezie tu possa aver bisogno.
Helen sapeva d'istinto che cosa sarebbe piaciuto a chi, ma spesso la sua abilità era di indurre a comprare per pura forza di seduzione. Riusciva a convincere i clienti a comprare (e a leggere, e a amare) i libri più inverosimili. Sotto la tutela di Helen, le ragazzine leggevano dispacci diplomatici. Uomini di mezza età leggevano racconti femministi tedeschi d'avanguardia. Promuoveva solo ciò che le piaceva, ma le piacevano le cose più diverse, e non vedeva nessun motivo perché non dovessero piacere anche agli altri, anzi.
La vita sessuale di Helen è vivace e non lei non si fa troppo domande, sta bene così, con la figlia undicenne che adora e che è appena partita per il campo estivo. Una mattina trova in libreria una lettera d'amore un po' strana, è indirizzata a Capra, da parte di Montone.
Cara Capra,
Come ci si innamora? Si casca? Si inciampa?
Efficace come sempre, il gioco di parole di cadere e innamorarsi, che in inglese si traducono come to fall. Si tratta di una lettera dalle parole semplici, ma sono frasi che echeggeranno per tutto il libro, perché Helen non sa chi l'abbia scritta e per chi, non sa nemmeno se è indirizzata a lei, ma la porta con sé, la legge e la rilegge, la sa a memoria; poi prende a divorare ogni tipo di epistolario, suo personale modo per cercare di capire chi possa averla scritta e perché.
O è come rimanere sospesi oltre l'orlo di un precipizio, per sempre?
Johnny, giovane studente, passa l'estate nella casa vuota dei suoi e lavora come commesso in libreria. Subisce il fascino di Helen, se ne innamora. Legge la lettera per caso, senza poterla dimenticare. Anche Helen subisce il fascino di quel ragazzo dal bellissimo corpo, che cerca di imparare ad ascoltare i clienti come fa lei, e che dopo il lavoro va volentieri in biblioteca a leggere ancora e ancora. O ad ubriacarsi con la bibliotecaria sessantenne, Miss Skattergoods, (altro personaggio divertente, imprevedibile). Ma Johnny è innamorato di Helen, nonostante continui a pensare che sia irraggiungibile; gli sembra che quella misteriosa lettera parli anche di lui, di alcuni aspetti della sua infanzia.
La lettera d'amore è un libro che parla di altri libri, come La libreria del buon romanzo di Laurence Cossé, ad esempio. Come si diceva poco sopra, Helen sceglie di indagare sul "giallo" della lettera leggendone mille altre: quelle di Keats, di Joyce, Violet Trefusis, le Lettere ad un giovane poeta di Rilke, o il carteggio tra Edmund Wilson e Nabokov. Ne nasce così una vera e propria riflessione sulla lettera, a molti livelli, il che, per chi ama ragionare di generi letterari, rimane tra le parti più interessanti del romanzo.
"Come ben sai", disse George, "Freudo abbozzò la tesoria dell'Edipo in una lettera. La lettera a Fliess. Immagina, di questi tempi, uno che abbozzi una teoria per lettera".

E ancora
Le lettere si fraintendono così facilmente, però puoi correggerle e ricorreggerle finché non vengono proprio come vuoi. Non è come quando si parla. Certo una lettera la puoi progettare, migliorare; puoi renderla più gradevole, più aspra, puoi cambiare idea. Ma una volta spedite, le lettere non possono cambiare, né crescere, né farsi influenzare, né ritrarsi timidamente. Niente intonazioni, niente variazioni di volume, niente alterazioni dei lineamenti che possano ammorbidire le parole o chiarire un pensiero. Le lettere sono concrete, sono storia.
Sì, pensò Johnny, ma una lettera è anche effimera. Nel momento in cui la infili in una busta cambia completamente. Finisce di essere mia, diventa tua. Quello che volevo dire io è sparito. Resta solo quello che capisci tu. Aprila: c'è dentro solo quello che ci vedi tu, nient'altro. Le lettere sono uno schifo.

L'ironia permea tutte le parti del libro: i dialoghi proseguono per trovate sarcastiche, le riflessioni sono sempre percorse da un velo d'ironia, i rapporti tra i personaggi risentono di questo humor, gli eventi si fanno imprevedibili. Ed è con lo stesso sentimento che Helen indaga i motivi per cui prova certe sensazioni, o anche il rapporto tra lei, sua madre e sua nonna: c'è molta cura nella descrizione delle dinamiche familiari tra donne. E molto umorismo:
Sfido che sono così stronza, pensò Helen. Una stronza di terza generazione, nata e cresciuta in una cricca, una confederazione di stronze.

Altro tema è quello dell'amore, ma non nell'accezione di sentimento etereo ma in quella di desiderio puro, fisico e mentale. Ma questo aspetto del romanzo va scoperto leggendolo.
Helen provò a immaginare la loro storia che continuava dopo l'estate. Non ci riuscì. Provò ad immaginare che finiva dopo l'estate. Non ci riuscì.