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Tefteri,gli appunti di viaggio Vinicio Capossela

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Tefteri. Il libro dei conti in sospeso
di Vinicio Capossela
Il Saggiatore

pp. 154
€ 13


Un libro dei conti in sospeso è una storia la cui fine non è ancora stata raccontata, è una promessa, è un atto di fiducia. Nella lingua greca tefteri è il taccuino su cui vengono segnati i conti non ancora pagati, ed è questo il titolo che Vinicio Capossela ha dato al suo ultimo lavoro letterario. Una raccolta di appunti del suo viaggio in Grecia con tappe nelle taverne di Atene, Salonicco, Creta, dove si suona il rebetiko, si beve ouzo e si respira la vera essenza del Paese. Il rebetiko è una musica dell’assenza, della perdita, dell’attesa, della pena, un po’ come il fado portoghese. Ma è soprattutto una questione identitaria, è la voce del popolo, della ribellione, e ascoltarlo e suonarlo in questo momento storico è un atto politico. La grande crisi che ha colpito lo stato ellenico non è solo economica, ma anche culturale. Tutto quello che ha portato la “vicinanza” all’Europa si è tradotto in corruzione, in suv, in discoteche, stili di vita che un Paese che non produce praticamente nulla, se non lo yogurt, non è stato in grado di gestire e sostenere. «Praticare rebetiko oggi è un modo per uscire dalle discoteche, dai club, dal meccanismo che c’è dietro». Questa è «una musica che parla di te, non di qualcuno che non conosci nemmeno». 

Den-se-thelo!Den-se-thelo! Me l'hanno detto quello che hai fatto, me lo hanno detto anche quelli che leggono i fondi del caffè. Non ti voglio. Densethelo. Non ti voglio. Pare Dromo. Prendi la tua strada. Vattene...

«È un lamento che si canta in coro, ma si balla da soli». L’aspetto corale di questa musica e al contempo la sua individualità si riflette nel libro, nel quale è l’intero popolo greco ad essere descritto attraverso le singole storie dei rebetes e dei mangas. Del resto «tutto quello che viene dalla Grecia, fin dall’antichità, ha un carattere universale. Ci parla dell’uomo, dell’anthropos. Ci dice dell’uomo, del destino, di cosa sta succedendo all’uomo occidentale in questo momento di “crisi”, di scelta». E parla anche dell’Italia, in fondo, la nostra penisola e quella egea hanno molto in comune: un opulento passato e un misero presente, una preziosa cultura e politiche non in grado di valorizzarla. Ma quello greco è un popolo ribelle, che protesta e scende in piazza o giù nelle taverne, perché anche con la musica delle radici si può fare la rivoluzione. Capossela con il suo libro crea un ponte tra i due Stati e lo fa attraverso le intense note del rebetiko, la musica degli sradicati e degli apolidi, un po’ come l’autore. Leggendo le pagine di Tefteri ci sembra di sentire la voce melodiosa di Vinicio; la sua scrittura ha il ritmo delle onde del mare che circondano la penisola greca e pare di sentire anche l’odore di legno vecchio intriso di alcool e di storia.