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Giacche di Lanvin sporche di caffè

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Saul Bellow
Ravelstein
Milano, Mondadori, 2001
1^ edizione: 2000

All’alba del nuovo millennio è uscito Ravelstein del premio nobel 1976 Saul Bellow.
Abe Ravelstein è un docente di filosofia politica, ma più che un professore è un educatore, uno che capisce chi ha capacità e contribuisce a forgiarne la mente. Tutti i suoi studenti validi lo adorano, si confidano con lui (anche per le questioni amorose) e riescono ad ottenere alti incarichi professionali. Abe Ravelstein ama inoltre la cucina e l’alta moda, infarcisce i suoi discorsi di termini francesi, adora i pettegolezzi e le piccole trasgressioni. Preferisce Atene a Gerusalemme. È uno spendaccione, adora Rossini e fuma un mucchio di Marlboro. E ha scritto un libro che gli ha fruttato molti soldi.

Alla seconda parte del romanzo si scopre che Abe Ravelstein è malato d’AIDS (tra l’altro, è omosessuale) e questo ci rimanda a tutta la prima parte che, velocissima, densa di discorsi, citazioni, storie e pensieri, si distingue per la sua ironia e acutezza e ci porta nel mondo del protagonista e della voce narrante Chick, che è incaricato da Ravelstein a scrivergli una biografia.
Ne nasce così l’atto d’amore per una persona e per l’amicizia. È una biografia che non riporta il pensiero dell’uomo ma le sue manie, i suoi usi e costumi, i suoi detti, i suoi vezzi. Ed è per questo che è più che mai viva.

Nella terza parte Ravelstein è morente e l’ambiente narrativo s’incupisce ancor di più quando è lo stesso Chick a star per morire. Ravelstein,
“nei suoi ultimi giorni sceglieva Gerusalemme ad Atene, era degli ebrei che gli importava, non dei greci. Non gli interessava più Platone e Tucidide ma le Scritture”.
Tutti e due si rendono conto di quanto sia difficile accettare che la tomba sia la fine di tutto. Per quanto uno voglia fare il gradasso può essere consapevole che si diventi polvere, ma non può accettare di rinunciare alle immagini.
L’atto d’amore quindi si allarga alla vita stessa, e si inscrive in quella mai esaurita letteratura americana che riesce a parlare dell’universo umano trattando del quotidiano, di quanto più di piccolo, ma non meno interessante, ci sia in una persona (Chick non parla mai dei contenuti del libro di Ravelstein, ma piuttosto delle sue giacche di Lanvin) – letteratura americana che trova con Bellow una delle sue figure di maggior pregio, che riesce ad offrirci un lavoro interessante, denso e gradevole. Ha detto Martin Amis:
“Ravelstein is a full-length novel. It is also, in my view, a masterpiece with no analogues. The world has never heard this prose before: prose of such tremulous and crystallized beauty”.

Fabio Mercanti