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Riflessioni immortali

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Intervista col Vampiro
di Anne Rice

Edizioni Teadue
361 pagine
€ 8,60

Intervista col Vampiro è un romanzo dalla difficile catalogazione, racchiude in sé almeno tre generi diversi. Si potrebbe dire che è un romanzo horror; gli ingredienti ci sono tutti, c’è il mostro, ci sono le sue vittime, c’è il sangue, la paura, una maledizione che è impossibile sconfiggere.
Contemporaneamente è un romanzo gotico; l’atmosfera è cupa, accadono avvenimenti inspiegabili, c’è sempre il forte sospetto che qualcosa di innaturale e sovrumano stia per accadere, c’è l’amore proibito, ci sono i vampiri del teatro, c’è la follia di Lestat e il dolore di Louis, l’amore tragico di Claudia e l’attrazione crudele di Armand.
E’ possibile affermare che è anche un romanzo storico-filosofico; l’azione si svolge in un contesto storico-culturale ben definito e che rispecchia perfettamente i fatti della vita reale, la precisione con cui Louis racconta la sua storia è realistica fin dalle prime parole che la introducono: “Avevo venticinque anni quando diventai un vampiro, era il 1791…”. Romanzo filosofico perché Louis è un esteta, ama l’arte, la musica e la letteratura, riflette tantissimo sul senso della sua vita e sulla sua immortalità, si pone problemi di morale e religione.
Chiariti questi tre punti principali mi sembra doverosa un’analisi dei personaggi principali del libro, perché attraverso essi possiamo risalire alle problematiche essenziali del XX secolo.
Il personaggio che più le incarna è senza dubbio il protagonista Louis ce ne rendiamo definitivamente conto dalle parole del vampiro Armand:
“No. Io devo entrare in contatto con quest’epoca” insistette con tono calmo, “E posso farlo grazie a te… non per imparare da te delle cose che posso vedere in una galleria d’arte o leggere nei libri più densi… tu sei lo spirito, tu sei il cuore”. “No, no”. Levai di scatto le mani. Ero sul punto di scoppiare in una risata amara, isterica. “Non capisci? Io non sono lo spirito di nessuna epoca. Sono in lotta contro tutto e lo sono sempre stato. Non ho mai avuto legami con nessun posto, con nessuno, in nessun momento!” Era troppo penoso, troppo vero.

Ma per tutta reazione il suo viso s’illuminò d’un sorriso irresistibile. Sembrava che stesse per ridermi in faccia, poi le sue spalle si scossero di questa risata. “Ma Louis” disse piano. E’ proprio questo lo spirito del tuo tempo. Non capisci? Tutti provano quello che provi tu. La tua caduta dalla grazia e dalla fede è la caduta di un secolo.
Credo che questo sia il nucleo del romanzo, il passaggio chiave per capire la costernazione di Louis, lui è diverso dagli altri vampiri del teatro che, come afferma sempre Armand, “Riflettono l’epoca in un cinismo che non può comprendere la morte delle possibilità; un fatuo, sofisticato indulgere alla parodia del miracolosa; una decadenza il cui estremo rifugio è la presa in giro di se stessi; una manierata disperazione.”
Louis riflette invece il cuore spezzato del XX secolo, l’infelicità dell’uomo che si vede impotente di fronte al mondo, la solitudine del singolo di fronte alla massa. La tragedia di chi ha ancora dei valori e non vuole rassegnarsi a perderli anche se nessuno li condivide.
Il vampirismo è solo una metafora, Louis avrebbe potuto benissimo essere anche un soldato che in guerra si rifiuta di uccidere il suo nemico, un artista che vede la sua arte incompresa dalla massa ignorante. L’essere vampiro di Louis è il pretesto narrativo per il quale lui analizzi a fondo se stesso, analizzi il valore della vita, lui che ormai è escluso dalla vita stessa, che dovrebbe guardarla con occhi distaccati, e invece è un vampiro con l’animo di un uomo. E’ questo che lo rende particolare e diverso dagli altri.
Claudia, la vampira bambina, la bambola di porcellana, la bambina eterna, incarna invece il senso di immobilità e di trappola che trasmette il nostro secolo. Claudia, vampirizzata all’età di cinque anni, cresce normalmente a livello intellettuale, ma le sue sembianze rimangono sempre quelle in cui la morte le ha fissate, generando in lei le più profonde crisi. Innamoratasi di Louis, si rende conto che il suo corpo non cambierà mai, che mai avrà le forme che suscitano attrazione e interesse in un uomo, che mai potrà appagare i desideri sessuali di Louis. Si sente in trappola in un corpo che non dovrebbe essere così piccolo, una mente adulta in un corpo da bambola di porcellana. Fuor di metafora, una mente intellettuale in un secolo di negligenza.
Lestat, ovvero lo stereotipo del tiranno, colui che vampirizza Louis e Claudia. E’ totalmente dominato dal desiderio stesso di dominare gli altri, di vivere nel lusso e nella ricchezza. Ricorda un po’ la classe borghese di inizio ‘900, e i politici dei giorni nostri… che sia un caso che alla fine del romanzo Lestat venga sconfitto da tutti i punti di vista da Louis? Si potrebbe leggere il tutto come un ideale trionfo dell’arte sul denaro.
Senza dubbio “Intervista col Vampiro” è un capolavoro della letteratura contemporanea, un romanzo che ha segnato l’esordio di Anne Rice nel 1976, un romanzo diventato best seller e trasformato in seguito in cult dall’omonimo film di Neil Jordan. La trama è avvincente, ricca di introspezione psicologica e analisi filosofica, etica e religiosa. La prosa per la maggior parte della narrazione è scorrevole, si ha davvero l’impressione di ascoltare Louis mentre ci racconta la sua vita, a volte però cade in periodi troppo complessi dovuti ad un abuso di subordinate che costringono il lettore a fermarsi più a lungo sulla pagina per comprenderne il significato.
Un libro che va letto e capito, che contrariamente alle apparenze racchiude molto di più di una semplice storia di vampiri, racchiude in sé l’essenza di un secolo.