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Il Salotto: intervista a Sara Bellodi

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Ciao Sara,
grazie per questa possibilità di chiacchierare insieme e soffermarci ancora sul tuo romanzo, Sospeso nel vuoto. Abbiamo lasciato passare le vacanze estive, ma ricordiamo ai nostri lettori che possono ritrovare la recensione qui.

Ciao Gloria! Grazie a te per avermi offerto questa possibilità…ne sono lusingata!

E ora, veniamo a noi. Per i nostri lettori che non ti conoscono (e che possono trarre ben poche informazioni dietro al volume), vuoi sussurrare chi è Sara Bellodi?
Chi è Sara?

Bella domanda…a volte me lo chiedo anche io. Comunque direi che Sara è una ragazza che ama sognare, ma che ha anche i piedi per terra (o almeno, ci provo). Adoro scrivere, è il mio modo per sfogarmi e rilassarmi. Purtroppo con gli impegni universitari, sono ferma da parecchio, ma dopo la laurea (meno due esami) chissà! E forse, grazie alla mia laurea in psicologia, riuscirò a ritrarre meglio i miei personaggi. L’aspetto psicologico è quello a cui tengo maggiormente.

Mi hai raccontato durante il nostro primo incontro che la storia ha visto gli albori molto tempo fa, quando eri un'adolescente: possiamo pensare che i personaggi sono cresciuti con te, o da subito sono rimasti come monoliti nella tua immaginazione?
Sicuramente sono cresciuti con me. Anzi, direi anche se sono stati loro a farmi crescere e maturare. Non è stato semplice immedesimarmi in loro e oserei dire che ad un certo punto sono stati loro a far andare le vicende in un certo modo. So che può sembrare strano e anche io, quando l’avevo sentito dire da parecchi autori non riuscivo a crederci, tuttavia, c’è un momento in cui i tuoi personaggi prendono il sopravvento e ti costringono a far andare la vicenda in un certo modo.

Se mi permetti un aut-aut, direi che i tuoi personaggi si amano o si odiano, senza mezze misure. Era questo uno dei tuoi obiettivi?
Ni. Come dicevo prima è stato voluto fino ad un certo punto. Ammetto comunque che provano sentimenti molto forti e decisamente contrastanti, però direi che non l’avevo programmato, o almeno, non a livello conscio.

Innanzitutto, c'è questa violenza endemica che trasuda quasi da ogni pagina. Vogliamo ribadire, una volta per tutte, che non è solo frutto di una fervida fantasia?
Molto volentieri. È vero, c’è molto violenza in questo libro e so che può sembrare qualcosa di totalmente assurdo e irreale, tuttavia, per scrivere Sospeso nel vuoto ho letto parecchi articoli di cronaca e purtroppo, la realtà supera l’immaginazione. Ero rimasta scioccata da alcuni pezzi, non riuscivo a credere che potessero esistere delle situazioni del genere, eppure, ci sono. Ci tengo anche a dire che io ho una famiglia normalissima e non ho mai vissuto vicende del genere, tuttavia, quando ho scritto questo romanzo, stavo vivendo un periodo piuttosto negativo, quindi diciamo che Aleksander e Yuki hanno svolto la funzione di capro espiatorio.

L'amore, al contrario, è tenero, non è mai violenza tra i due protagonisti. Resta invece ancora il demone della seduzione, la tentazione di tante donne che affascinano il protagonista, uomini che cercano di possedere con la forza la giovanissima Yuki: come spieghi questa contrapposizione così netta, nei dialoghi come nelle situazioni?
Bella domanda. Sai, probabilmente ciò è avvenuto perché volevo mettere in risalto il loro rapporto. L’amore tre Sasha e Yuki è qualcosa di incontrollabile, ossessivo, quasi morboso, ma soprattutto è eterno. Volevo mostrare, che nonostante tutte le difficoltà e gli ostacoli, questo amore sarebbe comunque rimasto intatto e si sarebbe solidificato poco a poco.

È singolare anche la scelta di raccontare la storia attraverso gli occhi di Aleksander: fin da subito hai voluto vestire i suoi panni, o la decisione è maturata in un secondo momento?
Inizialmente volevo narrare la storia dagli occhi di entrambi i protagonisti, tuttavia, mentre scrivevo mi sono resa conto che sarebbe stato un lavoro immane. Rileggendo poi le parti che avevo già scritto, mi sono accorta che la storia era più incisiva nei momenti in cui era Aleksander a raccontare e quindi… Comunque è stato davvero molto difficile immedesimarmi in un ragazzo e infatti sono stati vitali alcuni amici, da cui ho attinto comportamenti, idee e atteggiamenti. Alek racchiude in sé molte persone.

Dimmi: cosa vuol dire scrivere e poi dover correggere le bozze di un romanzo di 500 pagine? Hai sacrificato molto per la stampa?
Argh! È la prima parola che mi è venuta in mente! È stato un lavoro molto lungo e piuttosto noioso, anche perché è parecchio difficile riuscire a trovare gli errori quando hai in testa la frase giusta. Purtroppo infatti ci sono un po’ di sviste qua e là, nonostante il lavoro mio e della casa editrice. Come si dice, errare è umano, soprattutto con 500 pagine di libro!
No, fortunatamente non ho dovuto sacrificare assolutamente nulla e infatti il costo elevato è dovuto alla mole del libro.

E scrivere 500 pagine, al giorno d'oggi, come pensi che possa essere visto dai lettori? Vuoi dire qualcosa in merito?
Ti dirò, ho incontrato pareri contrastanti. Alcuni si sono lasciati intimidire, altri hanno apprezzato molto questo dato. Io come accanita lettrice, oltre che come scrittrice, amo i “tomi”. Penso che un libro permetta di tuffarci per qualche ora in un altro mondo, è un modo per evadere e per sognare, quindi sono dell’idea che più lungo è, più permette di volare con la fantasia.

Come mi piace spesso chiedere, che ne è adesso di Sara Bellodi? Stai continuando a scrivere? Mi avevi accennato che molti tuoi lettori speravano in un seguito di Sospeso nel vuoto: pensi sia possibile?
Come dicevo prima, al momento la priorità è la laurea, poi vedremo. Comunque no, non credo sia possibile un seguito, o meglio, sarebbe possibile ma non ho intenzione di scriverlo. Nella mia testa esiste, tuttavia sono convinta che se una storia nasce come una saga, allora sì, è giusto che ci sia un continuo, altrimenti è qualcosa di “attaccato”, magari sfruttando il possibile successo del primo

E altre proposte editoriali?
Qualche idea c’è, comunque è ancora tutto avvolto nella nebbia!

Se vuoi, fatti una domanda e datti una risposta!
Una domanda e risposta? Un piccolo consiglio per chi vuole iniziare a scrivere: avere sempre il coraggio di osare, senza aver paura di sbagliare, perché quando si scrive non esiste questo rischio. È una sensazione meravigliosa riuscire a mettere su carta le proprie emozioni.

Un grande in bocca al lupo per tutti i tuoi impegni universitari e per il mondo editoriale. Grazie ancora per aver seduto al nostro Salotto. A presto!
Crepi il lupo e grazie ancora per la splendida recensione e questa piacevole chiacchierata!

Gloria M. Ghioni