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La cultura del diverso

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Scusatemi se fino ad ora pubblico recensioni di libri pugliesi...Come avrete capito sono un po' di parte abitando in provincia di Bari, ma queste sono quelle che ho pronte da qualche mese e ne sto approfittando ;)


Leonardo Palmisano,
Arrivare per restare? La presenza straniera in Puglia, Palomar, pp. 150

Se avete mai passeggiato per Bari, magari proprio sotto l’Ateneo o su Corso Cavour difficilmente non vi sarete imbattuti nel ricco e variegato mosaico di pelli, lingue e fisionomie barese. Magari non ci avrete fatto troppo caso, passando distrattamente e non soffermandovi sulla carnagione scura dei venditori ambulanti o prestando poca attenzione all’accento strano di un passante che vi chiede informazioni. Peggio ancora potreste appartenere a quel nutrito gruppo di persone che si fa forte dell’equazione immigrato uguale delinquente e rinchiude lo straniero in un ruolo non suo, che recita di malavoglia arrivando al paradosso di essere ciò che si appare sotto gli occhi miopi della società.
In questo ambito si dipana l’agile volumetto di Leonardo Palmisano schivando la fredda e muta scientificità dei dati statistici (che spesso non hanno nemmeno motivo di essere citati, visto che si possono riferire solo ad immigrati regolarizzati e riconosciuti dallo Stato e non ai clandestini che sono in numero nettamente superiore) ancor prima di iniziare con l’eclettica introduzione di Enzo Persichella (la sua è un’apprezzabile e piacevole digressione sul tema, abbracciato in tutta la sua ampiezza) e successivamente con varie interviste ai protagonisti dell’immigrazione, mirate all’approfondimento e alla comprensione: il sogno italiano dei clandestini non è molto diverso dal sogno americano degli italiani di tanti anni fa’.
Ma andiamo per ordine. Come già annunciato il testo si apre con un saggio introduttivo di Enzo Persichella, pregevole nelle considerazioni e nelle tesi proposte, argomentate con la bravura di un consumato oratore. Prende poi la parola l’autore del libro ridimensionando la trattazione a scala regionale nel primo capitolo e a livello della città di Bari nel secondo. Un capitolo intero occupa il ruolo dell’istituzione scolastica all’interno della questione, molto più proficuo e attivo rispetto a una decina di anni fa’, come confermano delle sintetiche interviste. A partire dal quarto capitolo prende corpo l’esplorazione qualitativa operata da Palmisano e che è il nucleo costitutivo dell’intero volume: l’autore passa in rassegna i motivi dell’emigrazione e fermandosi sulla scelta italiana e barese di molti, le situazioni di lavoro regolari e non che hanno avuto origine in seguito all’emigrazione, le spesso difficili condizioni di vita in piccole abitazioni, e l’integrazione degli immigrati nella società ospite. Segue la storia, preceduta da innumerevoli altre più sintetiche e meno emblematiche, di Rachid Neqrouz, noto calciatore marocchino del Bari di qualche anno fa’, che sfruttando la propria stabilità economica regalava il sorriso a numerosi suoi compatrioti.
Un caso di organizzazione sociale unico è rappresentato dall’etnia cinese che col passare degli anni ha costruito una piccola China Town nel cuore di Bari tendendo a una netta chiusura rispetto al paese ospite e creando piccoli grumi non ben amalgamati con il resto della popolazione. I vantaggi di una tale organizzazione si riscontrano nella pressoché sicura occupazione di ogni cinese all’insegna di un devoto rispetto delle gerarchie, accostando però, nel mosaico etnico barese, troppi tasselli di colore simile. Girando pagina si esaminino gli immigrati “privilegiati” poiché lavorano anche da mediatori linguistici. -Peccato però che in una regione come la nostra non basti perché ti assegnano al massimo 20 ore da passare nelle scuole all’anno e sei costretto a vendere dvd per strada- testimonia un’intervista.
A questo punto l’autore trae le sue conclusioni facendosi promotore di una campagna di sensibilizzazione per la città di Bari affinché presti maggiore attenzione al problema dell’immigrazione e agisca con interventi sul fenomeno che prescindano dall’essere precari o parziali.
A corredo del testo segue l’appendice scissa tra i numeri e statistiche e le testimonianze integrali riguardanti la scuola che rendono meglio apprezzabile il lavoro dell’autore e che proiettano il lettore nel clima di pacifica globalità e di convivenza multietnica preannunciato dalla citazione iniziale di Salman Rushdie: “Nell’era delle migrazioni di massa e di Internet il pluralismo culturale è un dato di fatto irreversibile al pari della globalizzazione”.