in

«Non avrò cura di te»: è già abbastanza complicato essere "bagai" per i personaggi di Samuele Cornalba

- -



Bagai
di Samuele Cornalba
Einaudi, 2024

pp. 184
€ 16,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Che Bagai sia un romanzo generazionale? Difficile a dirsi, ma è certo che il suo protagonista, Elia, è un ragazzo che resta in mente: a volte esaspera, altrove viene voglia di abbracciarlo perché ha un dolore che non lo lascia mai e si trasforma facilmente in rabbia, più spesso in indifferenza. Il suo incubo di non sentire niente, esplicitato a un certo punto del romanzo, è già ben chiaro a noi lettori, ma viene da chiedersi se davvero non senta o se, a furia di tenere a bada i sentimenti e le emozioni, non si stia creando un enorme guscio protettivo che lo isoli dal rischio di affezionarsi agli altri, fidarsi e stare male ancora. 

Di certo c'è che Elia non fa niente per farsi amare; anzi, cerca proprio di allontanare chi gli sta vicino, a cominciare dal padre, Carlo, che lo ha cresciuto da solo, dopo la morte in un incidente della madre, eppure non riceve nessun gesto di affetto. Così cerca di ridimensionare la sua amicizia con Andrea, suo compagno di scuola da una vita: «Ho pensato che non è davvero mio amico, che abbiamo solo imparato a subirci, lui è quello che balbetta e io quello senza mamma» (p. 87). E quando la bella Camilla prova ad avvicinarsi a lui e insiste, con una perseveranza a dir poco straordinaria, Elia si sente minacciato e più volte compie passi falsi con l'obiettivo masochistico di perderla. 

Attorno, c'è Pandino, una cittadina di provincia pallida e poco stimolante, dove le strade in certi orari del giorno sono completamente vuote, e attorno non si offrono chissà quali svaghi ai bagai (ovvero ai ragazzi). A poca distanza, Crema, altra realtà modesta, dove Elia e Camilla si trovano a passeggiare quando per il PCTO scolastico lavoreranno in una libreria che resiste a fatica e che, tuttavia, porta avanti una missione che ha molto di etico e ben poco di redditizio per il suo proprietario. Certo, in alcune pagine le vicende sono ambientate anche nel liceo dei ragazzi, ma non è la scuola il centro di questo romanzo d'esordio: il ventiquattrenne Samuele Cornalba, anche lui di Pandino, preferisce mostrare i suoi protagonisti fuori dalle aule, quando su un pullman gestiscono a fatica le loro emozioni e allora preferiscono non parlare tra loro, chiudendosi dietro i loro auricolari, o tra le pagine di un libro. La letteratura, se non è la risposta, è però una delle tante possibili valvole di sfogo che permettono di provare a specchiarsi in un altrove, a fuggire da Pandino e dalla propria vita. 

Eppure è impossibile sottrarsi al richiamo del presente, per quanto inospitale sia. Questi ragazzi devono provare a trovare una strada, magari non quella sognata da sempre (non c'è tanto spazio per i sogni, in questo romanzo), ma che faccia intraprendere almeno una direzione qualsiasi. Per Andrea si tratta di misurarsi nell'immediato con le elezioni scolastiche e di decidere poi a quale facoltà iscriversi; per Camilla, l'imperativo è andare via da Pandino e da sua madre, con la scusa dell'università. E per Elia? Più difficile dirlo: di sicuro il protagonista deve fare i conti con i ricordi di sua madre, magari a partire da quella copia del Grande Gatsby su cui la donna ha sottolineato frasi di cui il figlio non coglie la bellezza né il legame con la sua vita. Poi ci si mette una grande sfida, forse la più grande: riuscirà mai Elia a fare i conti con la propria tristezza e a sorridere, finalmente sereno? 

Samuele Cornalba non sceglie per esordio un romanzo di formazione risolutivo, quanto una storia che fotografa le tante domande di una generazione di diciottenni alle prese con un presente che non sembra volerli accogliere, né rassicurare. Per raccontare si affida ai dialoghi e alla forte portata narrativa di una quotidianità di eventi minuti, come un bacio rubato, una festa dove partecipare proprio malgrado, un palazzo abbandonato dove amarsi,... Insomma, Bagai non è una storia con svolte clamorose, semplicemente perché le svolte clamorose appartengono a personaggi che vogliono staccarsi dall'abitudine, non certo a un protagonista che teme qualsiasi cambiamento della sua routine. Routine grigia, certo, ma rassicurante perché prevedibile e senza sballottamenti emotivi. Però ci sono incontri che bussano con forza e ripetutamente; decidere se aprire sarà quanto di più coraggioso potrà fare un bagai tanto bloccato nella sua fissa convinzione di non sentire nulla. 

GMGhioni