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L'egoismo e la crudeltà di una storia clandestina qualunque: "Una relazione" di Carlo Cassola

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Una relazione
di Carlo Cassola
Oscar Mondadori, 2017

a cura di Alba Andreini
Introduzione di Laura Pariani

1^ edizione: 1969

pp. 172
€ 12 (cartaceo)
€ 6,99 (ebook)


Composto tra il 1962 e il 1963 e pubblicato per la prima volta nei "Supercoralli" Einaudi nel 1969, Una relazione è un romanzo breve di Carlo Cassola incentrato su un legame sentimentale, che l'autore coglie nei suoi aspetti più problematici. 

In particolare, al centro di Una relazione c'è una storia clandestina tra Mario Mansani e una sua ex frequentazione, Giovanna, una ragazza che in passato veniva considerata da tutti a Cecina una "ragazza facile". Sono stati in molti, infatti, a "condurla in pineta", come si usava all'epoca, e anche Mansani (perlopiù chiamato per cognome nel libro) è stato tra questi. Con tutto l'egoismo della giovinezza, non si è mai chiesto quali sarebbero state le conseguenze per la reputazione di Giovanna: ha posseduto la ragazza e ha smesso di frequentarla con una scrollata di spalle. Poi, si è fatto una vita, ha iniziato a lavorare in banca e si è sposato con un'altra da cui ha avuto un figlio, ma dopo tre anni la sua vita coniugale si è fatta terribilmente piatta. Così, quando per caso viene a sapere che Giovanna lavora come manicure a Livorno, pensa di vedere com'è diventata. 

In effetti, negli ultimi anni la vita l'ha cambiata, ma qualche chilo in più e una bellezza sciupata non hanno diminuito l'attrazione che Mario sente per lei. Se all'inizio le si riavvicina per sfizio e consuma un paio di rapporti rudi e poco accorti in luoghi a dir poco squallidi, quando circa tre mesi dopo l'ultimo incontro viene richiamato a un corso per ufficiali in vista della guerra d'Abissinia, pensa che potrebbe trascorrere quei quaranta giorni lontano da casa, a Livorno, proprio con Giovanna. 

E lei? Perché, come avete visto, fino ad ora è sempre stato Mansani a decidere quando avvicinarsi e quando abbandonare la ragazza. Stavolta, Giovanna è dubbiosa, perché non vuole diventare l'amante di un uomo sposato: 

"Vedi, Mario, finché mi portavi in pineta ero solo una ragazzaccia con cui volevi levarti un capriccio..."
"Mi pare che i capricci li fai tu, stasera. Andiamo, Giovanna, smettila. Stasera ti lascio andare, ma domani sera mi devi promettere che rimani. Si mangia in una trattoria, e si va a nanna... Il letto è a una pizza e mezzo, ci si sta benissimo anche in due. Non mi dire che è un programma che non ti piace". Cercava di volgere la cosa in scherzo, perché lei fosse meno restia ad accettare.
"È il programma di domani sera... o di tutte le sere?"
"Di tutte purtroppo no; il sabato, mi toccherà andare a casa". 
"Ma questo significa convivere; lo capisci, Mario? La sera sempre a cena insieme; e a dormire insieme... Ti prego, lasciami dire. Non credere che parli così, tanto per parlare. È tutto il giorno che ci penso... Perché l'ho capito subito che intenzioni avevi" e gli sorrise. (p. 49)

E Giovanna cede. Ogni sera, dopo il lavoro (che in realtà non è in un salone da parrucchiere, ma al bancone di un Albergo Diurno), raggiunge Mario nella pensioncina dove lui ha una stanza. I due spesso vanno a mangiare molto presto in una latteria lì vicino per ritirarsi di nascosto e il prima possibile nella camera, dove fanno l'amore e dormono insieme. In questi luoghi chiusi e in penombra fin troppo velocemente i protagonisti trasformano le loro azioni in abitudine. 

Eppure Giovanna non si fa mai illusioni: benché ami Mario, ricorda bene che lui ha già una famiglia da cui tornare; lei invece deve pensare al suo futuro, perché sogna anche lei un marito, un giorno («"Non voglio più stare con uno... che si vergogna di me"», commenta Giovanna a p. 59). Viceversa è Mansani a cambiare sguardo su Giovanna: talvolta prova per lei una cieca gelosia, specialmente verso chi l'ha amata per primo, e dunque reagisce con capricci da narcisista; talaltra si illude che la loro relazione, per quanto adultera, possa proseguire anche una volta finito il periodo a Livorno. Soprattutto, Mansani è convinto di avere il controllo completo su Giovanna e di poter prendere lui decisioni sul suo futuro («Nessuna donna l'aveva mai lasciato: era sempre stato lui a lasciarle. E così sarebbe accaduto anche con Giovanna», p. 72). 

Su e giù da un treno che porta i protagonisti lungo la litoranea fino ai loro paesi o li riconduce a Livorno, città che nasconde la loro relazione, Mario e Giovanna si confrontano, si scontrano, si rappacificano e si amano, con la consapevolezza che conoscersi meglio può essere pericoloso per l'equilibrio delle loro vite. E, poi, i due si lasciano. 

Cassola, allora, attraversa velocemente gli accadimenti della Seconda guerra mondiale che distruggono tutto, e ancora una volta su un treno fa sì che i due protagonisti si incontrino, nel 1945, a pochi giorni dalla fine del conflitto. Se Mansani è rimasto sostanzialmente il solito, Giovanna è cambiata molto, e qui è bene che ogni lettore scopra la sua trasformazione - interiore prima ancora che esteriore. Colpisce quanto Mansani, convinto che Giovanna avesse sempre lui in mente in tutti quegli anni di separazione, in realtà si stupisca nello scoprire che la donna si è rifatta una vita e che non ha più pensato a lui. Le fantasie da maschio egocentrico e narcisista si infrangono contro una realtà molto diversa, con cui è necessario fare i conti. 

Se per alcuni versi Una relazione genera non poco sdegno se gli eventi e i rapporti di potere entro la coppia vengono giudicati con la mentalità odierna, possiamo considerare questo romanzo breve una testimonianza bruciante dell'epoca. I ruoli sociali sono piuttosto fissi e riscattarsi è difficile: gli uomini si fingono scapoli impenitenti anche con moglie e figli, mentre per le donne è diverso ed è quasi impossibile sfilarsi lo stigma legato a un'adolescenza vivace. Eppure qualcosa accade in Una relazione, ed è ciò che meno saremmo portati a pensare: Giovanna non è un'eroina disperata, pronta a fare follie per amore; è una ragazza con i piedi per terra, forse fin troppo, e tende a contenere i suoi sogni di riscatto sociale ed economico. Persino l'idea di aprire un negozio da parrucchiera le sembra un'utopia e, anzi, si adatta piuttosto rassegnatamente alla visione che gli altri hanno di lei, ma questo non le vieta di riflettere con buonsenso su ciò che deve fare per migliorare la propria vita. Sempre nei limiti che le sono concessi. 

E così è in effetti la protagonista femminile a rappresentare l'elemento narrativo più stimolante di Una relazione, perché, pur con i suoi cedimenti e la sua modesta umiltà, Giovanna sa cavarsela, sa amare ed essere profondamente sincera con sé stessa. 

GMGhioni