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Tre generazioni e settantasette anni in Kerala: una maledizione che si trasmette come un morbo nella grande epopea di Verghese, "Il patto dell'acqua"

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Il patto dell'acqua
di Abraham Verghese
Neri Pozza Editore, giugno 2023

Traduzione di Luigi Maria Sponzilli

pp. 736
€ 22 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook) 


Questa di Abraham Verghese, autore, professore e vicepresidente del Dipartimento di Medicina della Stanford University School, molto amato negli Stati Uniti, è davvero un'epopea. Ambientata nell'India del Sud, nel distretto del Kerala, racconta la storia di ben tre generazioni (in una forbice temporale di circa ottant'anni) di una famiglia cristiana indiana che combatte contro una maledizione: quella della morte per annegamento.
Prima però forse sarebbe interessante riportare un'informazione di cronaca che si lega a questo particolare: in un articolo de «Il Post», si legge che nel Kerala più di mille persone l'anno muoiono annegate, chi perché non sa nuotare, chi per omicidio, altri ancora a causa delle alluvioni molto frequenti portate dai monsoni.
Probabilmente questi eventi reali hanno ispirato il nodo centrale di questo romanzo.
Le ha appena dato un nome. Di sicuro è il primo passo. Ha dato un nome a questa cosa che ha iniziato a percepire da quanto è stato proposto il matrimonio: le voci sugli annegamenti avvenuti nella sua famiglia, la casa costruita lontano dall'acqua, la sua avversione per la pioggia, il suo strano modo di lavarsi - tutto ciò che angustiava loro figlio. Il Morbo. Non puoi pensare di cacciare un serpente se non gli dai un nome. (p. 78)
Brevemente, la trama: il romanzo ci propone vari punti di vista, il primo, quello di una sposa che più tardi verrà conosciuta come Grande Ammachi (grande mamma) la cui storia inizia nel 1900 a Travancore. Questa ragazzina va in sposa a un uomo molto più grande, lasciandosi assorbire dalla famiglia di Parambil, dalle tradizioni e dalle maledizioni che si porta dietro. Proprio nella sua nuova casa, imparerà ad avere a che fare con il "morbo" (in ogni generazione c'è qualcuno che muore per annegamento). Conoscerà però anche l'amore, la devozione, spinta non solo da un carattere particolarmente affabile, ma anche da una fede quasi incrollabile

Successivamente la narrazione passa nelle mani di un altro personaggio (e sarà così per tutto il romanzo, che alterna tanti punti di vista): il dottore scozzese Digby Kilgour narra i particolari del suo lavoro di chirurgo in India, il suo amore impossibile per  Celeste, la moglie del suo responsabile Claude, la sua tragica vita; un altro medico di nome Rune Orquist, che diagnosticherà a Baby Mol, la figlia femmina di Grande Ammachi, una grave malattia; più tardi avremo a disposizione anche il racconto di sua nipote, sua omonima, che si iscrive a medicina per cercare di capire qualcosa in più su questa maledizione; e molti altri personaggi.

La seconda parte del libro risulta essere più page-turner rispetto alla prima (ci sono più personaggi "attivi" come Philipose, figlio maschio di Grande Ammachi, ed Elsie, sua nuora) ma ciò che accomuna ogni pagina è l'analisi e la ricerca dell'autore circa il rapporto che ogni persona ha col proprio corpo e con i propri limiti biologici - cicatrici, malattie, incidenti mortali - e con la propria fede, dunque non solo un'esplorazione nel mondo del tangibile - i corpi fisici - ma anche nell'invisibile, sia legato alla religione cristiana che alle maledizioni e alle superstizioni. La stessa Grande Ammachi, ad esempio, credo fermamente in Dio ma vede anche gli spiriti delle persone morte.

Sostanzialmente, la parte più interessante del romanzo è quella dedicata alla storia della famiglia di Parambil, incarnata nella figura magnetica proprio di Grande Ammachi: gli intermezzi molto lunghi dedicati ai vari medici un po' distraggono e, inevitabilmente, rendono prolisso il testo. Il ritmo è un po' disarticolato, spesso si perde il filo, e mi sembra che il punto di vista generale sia più diretto verso l'esterno che verso l'interno.
Quindi abbiamo lunghi passaggi colmi di splendide descrizioni, di dettagli anche minuscoli - e questo è indispensabile in un romanzo che ci parla di un luogo così peculiare e contraddittorio come il Kerala del secolo precedente - ma manca l'introspezione che cerco in personaggi che si muovono in questo stesso ambiente.
O meglio, ne ho, ma non a sufficienza, perché i personaggi all'infuori di Grande Ammachi non sono altrettanto forti. Si sarebbe potuto fare un romanzo molto più efficace tagliando tutte le parti in eccesso, ovvero quelle che non contribuiscono ad arricchire il percorso della famiglia di Parambil, che invece riassumono perfettamente tutti i temi più luminosi del libro: il dovere, l'amore, l'identità, lo scontro tra tradizione e modernità, la compassione, la fede.

Il patto dell'acqua del titolo quindi a cosa si riferisce? Il libro ci dice che è un legame che unisce tutte le persone attraverso il loro atti commessi e omessi (matrice cristiana) e che grazie a questi nessuno è solo. Riscontriamo la veridicità di queste parole se pensiamo a Grande Ammachi e ai suoi cari: nonostante la maledizione che lascia crescere i suoi affetti e poi glieli sottrae, il suo personaggio rimarrà sempre fedele a se stesso, caritatevole, comprensivo, umano.
La natura epica del romanzo riverbera anche nei suoi temi "alti": colonialismo, politica, lotta di caste e classe, privilegi, progresso, sia sociale che personale.
Per riassumere potrei dire che mi sono molto appassionata solo ad alcune parti del libro, mentre altre (come quelle di mezzo che interrompevano la lettura della storia della famiglia protagonista o quelle dedicate alle "questioni mediche") molto meno: le ho avvertite come un superfluo scoglio da superare per poter poi tornare in fretta a ciò che mi interessava maggiormente.
Cercando notizie sull'autore e sui suoi scritti, ho capito che il suo precedente romanzo La porta delle lacrime (in inglese, Cutting for Stones) ha riscontrato pareri positivi quasi all'unanimità. Il mio consiglio allora è cominciare da quello e poi decidere se proseguire anche con Il patto dell'acqua.

Deborah D'Addetta