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Indipendenza economica e legami femminili: "Come petali nel vento" di Hika Harada per Garzanti

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Come petali nel vento
di Hika Harada
Garzanti, gennaio 2023

Traduzione di Daniela Guarino

pp. 224
€ 16 (cartaceo)
€ 9,99 (e-book)


Dopo il grandissimo successo dei libri di Toshikazu Kawaguchi (per intenderci, l'autore de "Il primo caffè della giornata", "Basta un caffè per essere felici" e "Finché il caffè è caldo", tutti editi da Garzanti) la casa editrice continua a pubblicare autori giapponesi, seguendo questa linea d'onda.
Il romanzo di Hika Harada "Come petali nel vento" non vede la storia ambientarsi in una caffetteria, ma all'interno di dinamiche familiari praticamente tutte al femminile, in rapporti madre-figlia, nonna-nipote, sorella-sorella.
Fulcro della trama è l'indipendenza economica: Miho e Maho, sorelle, hanno caratteri molto diversi, pur essendo legate tra loro, e soprattutto nella gestione del denaro non potrebbero essere più lontane. La prima è una spendacciona inconsapevole, la seconda una severa risparmiatrice, molto più attenta agli insegnamenti della nonna Kotoko, che pare detenere il segreto di una buona riuscita: un taccuino per la contabilità domestica su cui segnare rigorosamente entrate e uscite. Maho, fin da bambina, adotterà il sistema di nonna Kotoko, Miho ignorerà il consiglio, ma da grande comincerà a ripensarci.
Con quell'accortezza aveva risparmiato centocinquanta yen. Be', anche se i dieci milioni di yen erano lontanissimi, con un tintinnio Miho lasciò cadere i centocinquanta yen nella latta che le aveva dato sua sorella. Da quel momento in poi aveva intenzione di appoggiarla sulla scrivania dell'ufficio e di mettere da parte i soldi un po' alla volta. (p. 37)
Le protagoniste della storia però non sono solo le due sorelle, ma anche la madre, Tomoko, e la stessa nonna. Nonostante la saggezza, i soldi messi da parte e l'attenzione quotidiana al risparmio, anche nonna Kotoko dovrà ripensare alla propria vita da vedova e da ultrasettantenne, cercando ogni modo per preservare quel piccolo patrimonio accumulato (e in questa sua caparbietà, mi ha ricordato molto la signora Tokue del libro di Durien Sukegawa "Le ricette della signora Tokue" edito da Einaudi nel 2018). Sua nuora Tomoko, la mamma di Miho e Maho, invece, interrogherà se stessa circa il suo matrimonio, il modo in cui ha vissuto, scegliendo di fare la casalinga - e dunque costretta a dipendere finanziariamente dal marito - circa il futuro imminente.
Un storia, allora, di desiderio femminile di libertà e indipendenza, incentrata in modo molto pratico e specifico sui modi per risparmiare, su come investire:
"No, nonna, non devi! Anche se qui c'è scritto che ti restituiranno il capitale accresciuto del cinque per cento, non è indicato da nessuna parte quando. Io dico che, ad aspettare che aumenti del cinque per cento, finirà che muori prima di averlo. Praticamente è un a truffa!" (p. 43)
La trama dunque seguirà le peripezie di Miho, la vita da mamma e moglie di Maho, le preoccupazioni di salute e i dubbi sul proprio matrimonio di Tomoko e la paura del futuro di Kotoko. Ognuna di loro, spesso aiutata dalle altre, cercherà di superare le difficoltà sia ascoltando la voce del proprio istinto, sia accogliendo i consigli della famiglia. 
Ho apprezzato particolarmente le atmosfere descritte, i luoghi, le stradine, le attività commerciali, i negozi, la struttura delle case, in uno stile delicato ma trascinante. La scrittura è scorrevole, a parte alcuni passaggi tecnici che sono più lenti. 
In via generale, ho trovato alcuni spunti del libro molto interessanti, tuttavia mi è sembrata una storia un po' inconcludente, nel senso che mi è sfuggito il punto della situazione. Probabilmente in Giappone il libro ha avuto un successo clamoroso perché la mentalità "predisposta" all'ordine trova terreno fertile in libri di questo tipo, invece a me avrebbe fatto piacere uno scopo più definito, oppure il focus sulle due sorelle, come la quarta di copertina lascia intuire.
Difatti, come spesso succede nei romanzi giapponesi contemporanei, il focus non è sullo sviluppo di una trama ai fini del raggiungimento di un obiettivo ben preciso, ma piuttosto sulla riflessione, sulla descrizione di vicende quotidiane che fanno esattamente questo, cioè raccontare ciò che succede nella vita di tutti giorni a persone comuni, senza alcuna pretesa aulica o di morale: nel caso di questo libro, l'autrice ci parla della vita di donne alle prese con problematiche legate al denaro.
Lo consiglio a chi ha letto i libri di Kawaguchi, di cui sopra, e di Yagisawa (ad esempio, "I miei giorni alla libreria Morisaki") e a chi ama i libri che raccontano dinamiche di rapporti familiari prettamente femminili.

Deborah D'Addetta