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Quante volte, fermandoci ad ascoltare le tracce fantasma del nostro passato, rischiamo di non ascoltare il presente? Il nuovo romanzo di Nicola H. Cosentino

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Le tracce fantasma
di Nicola H. Cosentino
Minimum fax, 2022

pp. 400
€ 18 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)



Un bel romanzo che vive di musica, questo Le tracce fantasma di Nicola H. Cosentino, già autore di Vita e morte delle aragoste (Voland, 2017). A vivere di musica è anche il protagonista, Valerio Scordìa, che si mantiene (anche se forse dovremmo usare le virgolette) a Milano, scrivendo recensioni sugli album e concerti più recenti: i suoi sono pezzi caustici (godibilissimi per noi lettori), soprattutto quando riguardano Giacomo Irrera, nuovo fenomeno musicale, particolarmente amato dai giovani, nonché ex membro del gruppo di cui faceva parte anche Valerio. Ex amico? Forse. 
Giacomo ce l'ha fatta, Valerio no. 
Questa triste verità rimbomba nella cassa armonica della chitarra che Valerio non suona più seriamente da tempo, rimbalza tra i muri freddi del suo appartamentino in affitto, dove la sua vicina di casa, Mirella, entra quasi in punta di piedi. E dire che con Mirella Valerio ha una strana storia ormai da un po', si trova bene con lei, c'è intesa, e allora perché, a trentotto anni, non fa il grande passo della convivenza? 

La risposta ha un nome: Anna. Ed è il primo grande amore, quello finito male, sì, ma idealizzato nella mente di Valerio. Ed è qui che Nicola H. Cosentino dà una svolta fantastica al suo romanzo realistico: durante una sessione di ascolto, con qualche bicchiere di troppo nello stomaco, Valerio si trova catapultato nel passato, in una sorta di fantasia che gli permette di assistere a un episodio dell'adolescenza di Anna. La vede muoversi, ascolta le sue parole, ma non può davvero interagire con lei. Un sogno a occhi aperti? Un'allucinazione bella e buona? Difficile a dirsi, e forse questo episodio, col tempo, sarebbe scomparso dalla mente di Valerio, se non fosse che altre visioni del passato di Anna tornano a fargli visita. Follia incipiente o si tratta di ricordi che, apparentemente rimossi, riaffiorano in questa forma? 
Difficile a dirsi, ma si tratta in ogni caso di fughe dal presente: Valerio vorrebbe in più situazioni sentirsi meno solo, meno abbandonato, meno povero, meno cinico nei confronti di tutto e di tutti. Persino con la sua famiglia manifesta spesso comportamenti di cui si pente, come se fosse bloccato e non riuscisse a smuoversi. Il passato è rassicurante perché è andato, è lì, lo si può maneggiare come si vuole, se ne è padroni. 

Ma le cose cambiano per Valerio: mentre la colonna sonora della sua vita ci risuona nelle orecchie (sì, abbinata al libro c'è una bella, eterogenea e lunga playlist su Spotify), il suo presente ha un'improvvisa impennata, a cominciare dal fatto che suo nipote, aspirante cantante, starà un po' da lui per partecipare alle selezioni di X Factor. Del nipote lui non sa quasi più niente, lo ricorda bambino e, adesso che è un ragazzo, gli pare incomprensibile. E che dire di nuove occasioni lavorative che potranno portare a Valerio un po' di fama? Certo, si tratterebbe di accettare alcuni compromessi, di rischiare, di muoversi, di prendere delle decisioni che allontanerebbero Valerio dal suo stato di acido e squattrinato critico musicale. E lo distoglierebbero dalle sue fantasie su Anna. Anche perché - il protagonista lo constaterà più volte - il resto del mondo va avanti, non lo aspetta, minacciando di voltargli le spalle. 

Commedia decisamente ben scritta (erano anni che non trovavo in un romanzo contemporaneo un incipit da rileggere almeno cinque volte!), Le tracce fantasma ci cala nella vita irrisolta (potrebbe essere altrimenti?) di un ex musicista (si può davvero smettere di esserlo?) che vorrebbe l'amore, ma non sa come tenerselo stretto (ma davvero l'amore del passato è l'ideale?). Lo avrete capito anche dai miei interrogativi: Le tracce fantasma è anche un romanzo di dissidi interiori, raccontati però a suon di musica, proiettando spesso gli stati d'animo e i pensieri di Valerio nei testi di canzone: sono loro a dire ciò che Valerio tace, talvolta anche a sé stesso. Ma non pensiate che i tormenti del protagonista rendano il romanzo troppo pensoso o greve: la satira sul mondo della musica, su Milano, sull'amore, unita a un tocco di autoironia, rende Valerio un personaggio imperfetto ma amabile, di cui ci stancheremo difficilmente. Anche perché - e qui viene il punto forte, a mio parere - Nicola Cosentino di tanto in tanto intervalla i dialoghi brillanti ma quotidiani, le riflessioni di Valerio e i colpi di scena da commedia con dei passaggi decisamente lirici. Frasi perfette, misurate, icastiche, si fanno spazio qui e là, ma non lo fanno con prepotenza; al contrario, suonano armoniose come certe parole di canzone che, ascoltate una prima volta, si fanno già ricordare.

GMGhioni