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Non ricordiamo o non vogliamo ricordare? La memoria selettiva dei personaggi di "Hai presente Liam Neeson?" di Roberta Lepri

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Liam Neeson Roberta Lepri

Hai presente Liam Neeson?
di Roberta Lepri
Voland, settembre 2021

pp. 192
€ 16,00 (cartaceo)
€ 7,49 (ebook)

 
Mi chiamo Rita Colonna. Il mio cane è un Jack Russel a pelo ruvido di nome Haruki. Lavoro come impiegata all'Enel. Mia sorella si chiama Teresa. Nostra madre è morta venticinque anni fa.
In questi pensieri c'è più o meno tutta la mia vita. (p. 7)
Sembrano davvero pochi questi dettagli per ricostruire tutta un'esistenza. Rita ha però avuto un incidente quasi fatale: l'hanno estratta dalla macchina accartocciata contro un guardrail. Ora ha cicatrici da coprire, capelli da far ricrescere e una zoppia da curare. Ma la cosa più grave è la memoria. Rita sa chi è, ricorda molto bene eventi vicini e lontani, ma alcune persone e figure che dovrebbero essere importanti per lei sono svanite. Il padre, per esempio, è solo una figura astratta, quello che dovrebbe aiutarti a fare i compiti o portarti al mare, ma Rita non ha alcuna memoria del suo specifico papà. Un'altra vittima della sua amnesia è la persona con cui, a quanto pare, ha avuto una relazione per dieci anni. Una relazione così clandestina da non essere nemmeno giunta alle orecchie delle amiche e della sorella e che di lui sanno solo che ha una vaga somiglianza con Liam Neeson. Di lui resta un segno più chiaro sull'anulare, dove presumibilmente c'era un anello, e grosse voragini nella libreria e una domanda che tutti si pongono: quella notte, contro il guardrail, è stato solo un incidente o qualcosa di voluto?
"Ecco, non ricordi l'incidente e nemmeno nostro padre."
Chi altro manca al conto? (p. 9)
Il tema della memoria e della sua mancanza è stato declinato in molti modi, dalla commedia romantica, al thriller, alla tragedia. Tutte le storie sull'argomento sono, come ovvio, finalizzate al recupero dei tasselli che mancano alla vittima di amnesia, totale o selettiva, come avviene nel caso di Rita. 
A casa sua mancano diversi libri e lei, lettrice vorace e precisa, non li presta mai a nessuno, soprattutto i suoi preferiti come Shantaram. Di contro ce ne sono alcuni che non ha mai letto come Le nostre anime di notte di Haruf. Le risuonano in testa frasi che non rispondono alla verità dei fatti, come quella in cui lei dichiara di essere di origini umbre. È consapevole di aver perso un anello per lei importante e che rigirava spesso intorno al dito. Ma a differenza di un thriller dove il recupero degli eventi prima dell'amnesia costituisce il momento di climax della storia con tutte le tessere che vanno al loro posto, il lettore viene presto messo a conoscenza delle circostanze che hanno portato Rita contro il guardrail di Muro Torto in una replica meno chic di quanto successo a Lady D, come ironizza la sorella. Tutti gli elementi si collegano in un'unica figura, quella di Mario, l'amante misterioso che da dieci anni condivide ogni venerdì con Rita e che l'ha improvvisamente abbandonata. Libero così dallo stato tensivo e dalla curiosità del sapere cosa sia successo, il lettore può concentrarsi sui meccanismi della memoria e di quanto siano salvifici anche se apparentemente strani.
"Quello che non ho avuto, mi manca! E mi sembra di spiarlo attraverso la finestra degli altri, ogni sera. Ogni volta che il sole sparisce e arriva il buio io sprofondo, capisci? Allora sogno di andarmi a schiantare al Muro Torto, visto che mi manca chiunque" (p. 100)
Nella visione prospettata al lettore in Hai presente Liam Neeson?, ci troviamo nel mezzo della classica storia adulterina. Rita e Mario si frequentano da un decennio, anime gemelle separate da un crudele destino che ha voluto che lui si sposasse con una donna che non ama. Lui troppo legato alla famiglia per lasciarla e pronto a immolarsi e ad andare a vivere alla Canarie pur di salvare il salvabile. Lui che non riesce a vivere nel pensiero della perfetta unione che aveva con Rita e che sbircia con invidia i grandi amori adulterini degli altri. Lei lasciata sola dopo anni di segreto, di passione e di rinunce. L'amnesia selettiva è quindi una protezione, una barriera per evitare che il dolore dell'abbandono sia più straziante dello stesso incidente? In un certo senso è così, ma questa amnesia non colpisce solo Rita e non è una protezione solo per lei, perché tutti i personaggi intorno sembrano operare lo stesso meccanismo di difesa.
In una continua alternanza di punti di vista narrativi, seguiamo Irene, la moglie di Mario, che sceglie di eliminare gli aspetti negativi del rapporto con il marito, dove anche un abito attillato o una posizione sul lettino della spiaggia genera critiche e gelosia. Sofia e Vittorio, la coppia di amanti che Mario incontra a Lanzarote, eliminano tutti gli amici e familiari che non approvano il loro amore e Vittorio si rifugia solo nella sua pittura aiutato – ammesso che sia il verbo giusto per la sua situazione – da quella che si può interpretare come una forma di demenza senile o di Alzheimer. Mario stesso si reinterpreta, con rari sprazzi di onestà, e teso a recitare la parte del tragico amante. Rita è l'unica che non fa quest'operazione scientemente, ma è aiutata – e in questo caso sì che è il verbo è adatto – dall'incidente e, nonostante sembri tutto molto chiaro sin dall'inizio della storia, dovrà arrivare a una rivelazione finale, catartica e improvvisa e che forse avrebbe meritato un po' di più di spazio e di sipario lento, che metterà in discussione tutto quello che pensava di aver capito.
La memoria gioca un ruolo principe in questa storia, ma a guardarla nel suo complesso e con tutti gli elementi in mano, senza fermarsi alle apparenti rivelazioni delle prime pagine, ci si accorge che racconta delle riscritture di vita che tutti noi facciamo ogni giorno. Quante volte eliminiamo dettagli, ci raccontiamo ancora e ancora un episodio per uscirne migliori, darci giustificazioni? Con o senza amnesia, facciamo in modo che il nostro racconto si conformi a quanto crediamo di noi: il climax, il momento in cui il mosaico si compone è però sempre straziante e del tutto diverso da come ce l'eravamo immaginato.
Giulia Pretta