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Un viaggio alla ricerca dell'uomo e del senso della vita tra le onde di "Mediterraneo", l'ultimo libro di Gianluca Barbera

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Mediterraneo
di Gianluca Barbera
Solferino, giugno 2021

pp. 232
€ 17,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


In ogni cháos c'è un kósmos, un ordine, si disse. E lui l'avrebbe trovato. (p. 108).
Questo è quanto si ripromette Giovanni Belisario, il protagonista di Mediterraneo, l'ultima fatica di Gianluca Barbera, scrittore, critico letterario ed editore (Sironi Editore, Barbera Editore, Melville Edizioni). Non è semplice, invece, per il lettore, trovare l'ordine che sovrintende a questo romanzo. Se poi di romanzo si tratta... Mediterraneo è un libro che sfugge infatti a ogni rigida definizione e codificazione. Si tratta, a ben vedere, di un pastiche narrativo, ricco di codici e sottocodici, da quello meramente letterario (che può ascriversi al giallo, al mistero) a quello storico, dal filosofico al dottrinale-speculativo.
Per il lettore diventa necessario prendere le misure dell'abbondanza di stimoli che sta sottotraccia alla linea dell'intreccio, pena essere sballottato, tra analessi e prolessi, come dentro a un Mediterraneo in tempesta. Una volta che si è preso il giusto ritmo di lettura e si allentano le resistenze logiche e  cronologiche, allora si determina la giusta predisposizione per apprezzare questo "romanzo" (rigorosamente tra virgolette).
La trama qual è? Giovanni Belisario, drammaturgo, lettore e pensatore, riceve una mail angosciante dal figlio Christian, che si trova a Creta, il quale gli confessa di sentirsi in pericolo perché qualcuno gli sta addosso, si sente inseguito. Null'altro. Il padre, cogliendo l'occasione della rappresentazione di una sua commedia proprio a Creta, prende il primo aereo e si fionda sulle tracce del figlio. Ma non sarà facile ritrovarlo: inizia una sorta di caccia all'uomo che porterà Belisario dalla Grecia a Istanbul per poi finire a Gerusalemme. Toccando varie sponde del Mare Nostrum. Compagni di questo viaggio saranno tutti i grandi della mitologia, della storia, della filosofia, della poesia, della letteratura che, su quelle stesse coste del Mediterraneo, hanno vissuto, pensato, predicato, combattuto. Le numerosissime digressioni, rispetto alla nuda trama principale, portano il lettore a conoscere e riconoscere personaggi e vicende che sono alla base della nostra civiltà, nomi che costituiscono il fondamento del nostro sentire e sapere. Dal mito, rivisitato, di Teseo e il Minotauro alla vicenda di Persefone; dalla disputa tra chi fosse la più bella delle dee, che provocò la guerra di Troia (ispirazione omerica alla base della nostra conoscenza) agli ultimi momenti della vita di Socrate; dalla biblioteca di Alessandria ad Alessandro Magno; dalla vita di Gesù a quella di Maometto. Ciò che rende unitario il testo e fa sì che queste digressioni non siano semplici incisi ma vere e proprie parti della narrazione, è il fatto che non vengano narrate dalla voce d'autore, ma realmente vissute e raccontate dal protagonista, diventando così un tutt'uno con la trama principale. 

Quello di Belisario diventa così non soltanto un viaggio nel Mediterraneo alla ricerca del figlio (che sconfinerà con il ritrovamento del Figlio), ma un viaggio nel tempo e nello spazio, storico e metafisico. A complicare gli avvenimenti c'è la scoperta di un aggeggio, una sfera tonda e liscia, l'ipercubo, che ha il potere di far riaccadere eventi del passato o di mettere in scena momenti del futuro, non ancora avvenuti. In entrambi i casi il personaggio che vive nel presente (ma esiste poi davvero un presente?) si ritrova a vivere questi avvenimenti come se fossero a lui contemporanei. D'altro canto l'ipercubo stesso non può essere costruito nel nostro mondo, con le nostre tecnologie e con le nostre conoscenze. È uno strumento che viene dal futuro e, non si sa come, è finito nel mare, nel Mediterraneo, da dove viene ripescato da Pedro, l'amico sub di Christian. entrambi poi misteriosamente spariscono.

Forse è proprio questo l'oggetto che cercano i malintenzionati che li pedinano... o forse è il Quinto Vangelo, quel rotolo di pergamena che dice tante cose sugli anni della vita di Gesù, dall'adolescenza fino alla matura giovinezza, di cui così poco conosciamo. Riuscirà Belisario a ritrovare il figlio? Questo che, all'inizio del libro, è il vero scopo del libro, alla fine passa in secondo piano rispetto alla vera ricerca, che è quella filosofica, esistenziale: chi è l'uomo? Da dove viene? Dove sta andando? E l'universo da dove inizia e dove finisce? E lo scopo di tutto qual è?
Le prime parole  portano già in nuce l'intero assunto del romanzo: "Io qui celebro il mistero" (p. 9). Che è innanzitutto il mistero sull'uomo e sulle coordinate che permettono di cogliere il senso della sua vita, un'attraversata, pur breve e infinitesimale, nell'arco del Tempo. Ma se spazio e tempo fossero soltanto costruzioni della mente? E se noi fossimo parte di un unicum? E se la nostra vita fosse soltanto il sogno di un gigante? È vero che come diceva Cartesio, cogito ergo sum, ma appunto quella è la sola e unica certezza: e quando si finisce di cogitare?

A cosa ci possiamo affidare per conoscere il significato della nostra vita? Alla scienza o alla religione? Alla ragione o al sentimento? Con un occhio al passato e alla cultura classica, vero fondamento del nostro essere mediterranei, e un occhio al futuro, alla scienza e alla tecnologia che spiegano e rendono possibili molti eventi (quasi a rappresentare quel leggero strabismo che Giovanni Belisario notava immediatamente nelle persone che incontrava), l'autore ci porta direttamente verso le stesse domande che determinano la sua ricerca personale, intorno alle questioni che stanno spingendo la sua conoscenza e il suo solidissimo bagaglio culturale. Che alla fin fine si svela come l'Umanesimo globale, costituito dalla storia, dal mito, dalla cultura classica, ma anche dalla scienza, dalla matematica, dalla tecnologia.
Quanto a Dio, dal momento che ciò che ha un inizio ha una fine, se fosse da qualche parte sarebbe mortale. Quando la scienza tenta di capire come tutto abbia avuto inizio e come e perché tutto finirà cessa di essere scienza e si riduce a parlare il linguaggio delle religioni. Eppure la scienza oggi è proprio quello che fa. Parlare dell'inizio equivale a parlare della fine. E viceversa. ecco perché non importa da dove si comincia: se dall'inizio o dalla fine. È solo da attribuirsi al caso se abbiamo cominciato dal principio, piuttosto che dalla fine. anche perché inizio e fine, a ben guardare non esistono affatto. Sono solo una parentesi in mezzo al succedersi degli infiniti mondi. (...) Questi furono gli ultimi pensieri formulati e messi per iscritto da Belisario poco prima di ... (p. 220).
E termino volutamente qua la lunga citazione per non svelare che cosa andrà a fare il nostro Belisario con questi pensieri che gli ruotano nella testa.
Sorretto da una sorta di sperimentazione narrativa, il "Mediterraneo" di Barbera è un libro-mondo, un testo che in ogni riga contiene rimandi e fili che si intrecciano o si sciolgono, un gioco a incastro di codici e saperi, un domino che fa crollare le pedine che dettano le regole di spazio e tempo. In definitiva, è una narrazione con la quale l'autore ci induce ad accompagnarlo nelle sue riflessioni, lungo il suo personale cammino esistenziale. Che forse coincide con la spiegazione di Dio e del cosmo che Einstein dà nell'ultimo capitolo del romanzo. O forse no. Non lo possiamo sapere. Possiamo però attendere la prossima fatica letteraria di Gianluca Barbera per saperne di più. Forse...

Sabrina Miglio