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Una mostra che omaggia il Giappone (e il giapponismo) dall'era Meiji ai nostri giorni: "Disegno e design", a cura di Rossella Menegazzo e Eleonora Lanza

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Giappone. Disegno e design
Dai libri illustrati Meiji ai manifesti d’arte contemporanea

Catalogo della mostra a cura di Rossella Menegazzo e Eleonora Lanza
Varese, Museo Civico d’Arte Moderna e Contemporanea del Castello di Masnago
(26 giugno 2021-11 settembre 2022)
Nomos Edizioni, 2021

pp. 240
€ 29,90 (cartaceo)


Destino? Caso? Coincidenza? Serendipità? Qualunque sia stata la ragione “superiore” che, oltre alle più logiche e consuete necessità di studio, ha presieduto alla sua apertura nelle stanze della Biblioteca Civica di Varese, la teca contenente i libri “giapponesi” già appartenuti a collezionisti e donatori d’eccellenza (il Marchese Ettore Ponti, il Cavaliere Giuseppe Baratelli) non avrebbe certo immaginato di destare così tanto entusiasmo al punto da meritare una grande mostra e un ulteriore libro che rendessero conto della sua affascinante storia. E invece è andata proprio così: perché quando la dott.ssa Eleonora Lanza ha (per così dire) liberato questi libri dalla gabbia dorata in cui erano tanto ben custoditi quanto isolati, si è resa conto di avere tra le mani soprattutto una mirabile e significativa espressione della cultura materiale dell’era Meiji (1868-1912), ovvero una selezione di album di motivi decorativi (zuanchō) e di modelli (hinagatabon) utilizzati per la progettazione e realizzazione di manufatti in tessuto, ceramica, legno e metallo. Una forma peculiarissima di “artigianato per l’artigianato”, questa, capace di riassumere un’intera temperie artistica, economica e sociale, esempio di quel processo di rinnovamento e modernizzazione che coinvolse il Giappone alla fine del lunghissimo periodo Edo (1603-1868) con epicentro nella città di Kyoto, nonché una testimonianza concreta dei rapporti tra le terre del Sol Levante e quegli imprenditori del nord Italia che per ragioni commerciali non disgiunte da curiosità personale si documentavano in tempo reale sulle produzioni nipponiche.

Foto di Cecilia Mariani

A questi esemplari – oltre che a una serie di prestiti provenienti dalla Biblioteca Nazionale Braidense e a sessanta manifesti di importanti graphic designer attivi nel secolo passato e nei primi due decenni di quello attualmente in corso – è stata dunque dedicata la mostra Giappone. Disegno e design. Dai libri illustrati Meiji ai manifesti d’arte contemporanea a cura della già citata dott.ssa Eleonora Lanza e della prof.ssa Rossella Menegazzo, inaugurata a giugno presso il Museo Civico d’Arte Moderna e Contemporanea del Castello di Masnago e visitabile fino a settembre del prossimo anno. Il suo catalogo, pubblicato dalla casa editrice Nomos, è un volume altrettanto raro e prezioso, in cui la ricchezza degli apparati testuali e visivi consola chi non riuscirà a visitarla e a seguire di persona il fitto calendario di iniziative in programma ideate a corollario dell’evento.  

C’è tanto da leggere, difatti, nelle oltre duecento pagine di questo volume che racconta, spiega, contestualizza e descrive un fenomeno pieno di fascino e suggestione a dispetto della sua origine dettata da esigenze concrete, pratiche e commerciali; un volume in cui anche i primi quattro contributi di saluto e ringraziamento testimoniano la soddisfazione per un’occasione espositiva senza precedenti e di importanza internazionale – nell’ordine si succedono Davide Galimberti (Sindaco di Varese), Amamiya Yuji (Console Generale per il Consolato Generale del Giappone a Milano), Yamada Hirotaka (Presidente della casa editrice Unsōdō) e Kitazawa Eishi (Curatore DNO Foundation for Cultural Promotion).

Foto di Cecilia Mariani

Preziosa è l’Introduzione, affidata a Hayamitsu Teruko, attuale curatrice di Unsōdō, che ripercorre l’origine, la vocazione e le vicissitudini di questa specifica realtà editoriale di Kyoto che ha perfezionato e preservato negli anni la tradizionale stampa silografica a colori anche quando l’avvento dei moderni macchinari permetteva di abbattere i costi e i tempi. E preziosi sono i testi critici delle curatrici Rossella Menegazzo ed Eleonora Lanza: il primo dedicato alla spiegazione del processo che ha concretamente portato “dal disegno (zuan) al design”, vale a dire ai tempi e ai modi con cui la tradizionale pittura nipponica si è evoluta fino ad assumere caratteristiche stilistiche e formali sempre più contemporanee, le stesse ancora rintracciabili nei poster, nella cartellonistica, nei loghi e nelle campagne pubblicitarie che sono esito del lavoro degli attuali professionisti; il secondo dedicato al vero e proprio racconto della storia della collezione di volumi giapponesi (anche di quelli non in mostra), ora appartenenti alla Biblioteca Civica di Varese in seguito alle donazioni dei rispettivi proprietari, esempio eccellente del fenomeno del collezionismo lombardo di inizio Novecento, della vivacità economica, commerciale e culturale del settentrione e del clima dinamico creato in Europa dalle Grandi Esposizioni Universali al crocevia tra Ottocento e Novecento, che tanta parte ebbero nel mettere in comunicazione nazioni e continenti (al fondo Baratelli fa capo, tra gli altri libri, anche una bellissima e monumentale carta geografica politica del Giappone realizzata in policromia con stampa da lastra di rame).


Foto di Cecilia Mariani

Il catalogo si articola poi in quattro sezioni, corrispondenti alla scansione del percorso espositivo:  La tradizione pittorica si fa design, Immagini di “fiori e uccelli”: realismo o naturalismo?, Libri di modelli e motivi decorativi, Manifesti d’artista: guardando al passato, parlando al futuro. Nelle prime tre vengono proposte singole schede (comprensive dei dati di catalogazione e di ampi commenti) dedicate ai libri di motivi e modelli, sempre accompagnate da una selezione di immagini a colori e a tutta/mezza pagina dei frontespizi e degli interni dei volumi; nell’ultima, invece, figurano le riproduzioni di cinquantatre lavori di graphic designer contemporanei tra i sessanta presenti in mostra, corredati da didascalie essenziali. Redatti con rigore scientifico e abilità narrativa, questi approfondimenti valorizzano i singoli esemplari senza ripetitività, descrivendone stili, soggetti e destinazioni d’uso, e soprattutto evidenziando la loro natura “ibrida”, ovvero il loro essere espressione di una maniera certamente e orgogliosamente nipponica ma anche consapevolmente sensibile alle influenze occidentali e europee, in particolare alle stilizzazioni di successo dell’Art Nouveau. Che si tratti di disegni pensati per abbellire kimono, cinture, fazzoletti, paraventi, ventagli, scatole, vasi o ciotole, questi album rilegati testimoniano l’evoluzione della pittura tradizionale verso esiti che di volta in volta esaltano il valore della linea di contorno oppure la annullano a vantaggio di ampie campiture cromatiche bastevoli a circoscrivere la figura, che sperimentano la novità di colori lucidi e brillanti oppure ripropongono ancora le tinte tenui del passato, che indugiano nella resa del dettaglio naturalistico o si avventurano in esperimenti tendenti all’astrazione.


Foto di Cecilia Mariani

Se è quasi ovvio includere nel novero degli acquirenti del catalogo tutti coloro che avranno la possibilità e il piacere di visitare la mostra, c’è da aggiungere che Giappone. Disegno e design è un volume che vale la pena avere nella propria libreria non solo come ulteriore attestato di presenza e non esclusivamente in caso di passione per l’Estremo Oriente e le sue manifestazioni artistiche. L’eccezionalità dell’evento in sé, la rarità e la bellezza dei materiali esposti, la presenza di testi e apparati critici che offrono sia una disamina generale di questa tipologia di libri illustrati di epoca Meiji sia una descrizione mirata di ogni esemplare in oggetto, conferiscono alla pubblicazione le stesse caratteristiche di eccellenza che caratterizzano la resa grafica del volume, dall’impaginazione alle riproduzioni a colori. In più è proprio (e solo) il catalogo a dare conto – con ulteriori immagini e con appositi commenti – di vari altri volumi delle donazioni Ponti e Baratelli facenti parte della collezione della Biblioteca Civica di Varese, come accade quando Eleonora Lanza si sofferma sugli esemplari che testimoniano il cosiddetto stile tobae, e dunque sul suo successo e sulla sua influenza sull’opera di importanti illustratori (da Utagawa Hiroshige a Katsushika Hokusai, che da esso prese ispirazione per i suoi manuali e i fortunatissimi Hokusai Manga, pubblicati tra il 1814 e il 1878 in quindici volumi).


Piacevole da leggere e apprezzabile nella sua totalità anche senza avere esperienza di specifici studi di settore, il catalogo Nomos riesce addirittura – come per effetto di un’eco secolare che non ha evidentemente intenzione di disperdersi – a replicare di per sé proprio la funzione esemplificativa dei libri di epoca Meiji: chiunque, difatti, può sfogliarlo e trarre liberamente ispirazione da suggestioni visive divenute ormai dei grandi classici, e ciò a prescindere da eventuali finalità creative professionali. A fine lettura, ad ogni modo, il più bel fiore che si coglie è quello che accomuna sia il senso dell’esposizione in sé sia il motivo della presenza di questa collezione di volumi in una biblioteca (prima privata, poi pubblica) italiana: una lode della curiosità per culture materiali, figurative e decorative che non siano la propria, un elogio della virtuosità degli scambi e delle influenze, il tutto nella consapevolezza di come questa visione plurale sia sempre foriera di forme di arricchimento molteplici e durature nel tempo.


Cecilia Mariani