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L'isola di Lampedusa al centro delle mire del Califfato nel romanzo di Fava e Gambino

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l'isola

L’isola
di Claudio Fava e Michele Gambino
Fandango libri, Novembre 2020

pp. 368
€ 19 (cartaceo)
€ 4,99 (ebook)


Il giornalista Luca Banti arriva a Lampedusa un anno dopo la strage che è costata la vita a 366 migranti. Nelle stesse ore i terroristi del Jihad si preparano a sbarcare e invadere l'isola nel nome di Allah. Da qui si parte per un viaggio dentro l’isola di Lampedusa, a metà tra una narrazione fantapolitica e un romanzo distopico, con alcune sfumature di non fiction e reportage. Il racconto di Fava e Gambino, per chi ha visitato l’isola, è un susseguirsi di momenti familiari, di persone, idee e personaggi che rendono incredibilmente vero e tangibile un contesto che non ha bisogno di essere romanzato per risultare mitico, nello stesso tempo la vicenda assume dei connotati che spaziano dal verosimile al possibile, con un ritmo narrativo coinvolgente e una molteplicità di punti di vista, che lasciano anche spazio all’indagine psicologica. 

L’inchiesta del protagonista parte dall’ipotesi che la strage dei migranti sia imputabile ad un errore del comandante della Capitaneria, Camarda. E non è difficile intravedere in questa scelta molti dei dubbi e delle ricerche che un giornalista del calibro di Michele Gambino ha effettivamente condotto durante la sua carriera. Egli stesso ha raccontato di recente che proprio alcuni anni or sono si era trovato sull’isola di Lampedusa per circa un mese e mezzo per condurre un’inchiesta simile a quella che trova spazio, inizialmente, nel libro. Inizialmente perché poi la vicenda prende una piega inaspettata, forse la più temuta, con l’attacco dei jihadisti.

Un nuovo nero con il solito sottofondo musicale introduceva la seconda parte: la telecamera si aggirava tra decine di cadaveri in tuta mimetica; due braccia robuste afferravano un corpo bocconi e lo giravano in favore di obiettivo. Poi il primo piano di un uomo orrendamente sfregiato. Risate di scherno e urla ripetute: "Allah Akbar". p. 188

Questo è il confine entro cui si intrecciano vicende politiche, personali e sentimentali, che rendono particolarmente avvincente l’intreccio. La dimestichezza dei due autori con le questioni trattate e coi luoghi del potere e della politica, è sapientemente indirizzata dentro una narrazione che non è mai banale, proprio in virtù dei continui balzi introspettivi, che rendono reali i vari protagonisti, ognuno a suo modo convinto della genuinità delle proprie intenzioni. Si sentono echi sciasciani nella vicenda, e anche una profonda conoscenza della materia geopolitica.


Il microcosmo dell’isola è metafora del mondo intero, con i propri rancori quotidiani, le paure, i pregiudizi e la vera indole di ognuno dei protagonisti che viene fuori di fronte all’inaspettato che diventa realtà, Lampedusa roccaforte dello Stato islamico. Le giornate si susseguono con un alternarsi di colpi di scena, vissuti dai vari punti di vista: i sopravvissuti, i fondamentalisti, i politici, i militari, gli ostaggi, i bambini, i pochi che organizzano una resistenza. Di fronte al grande dramma si confrontano i piccoli drammi personali di ogni uomo o donna che per scelta o per coincidenza si trova sull’isola. 


C’è posto anche per il crimine spicciolo o per la malavita, perché dove girano interessi e soldi non può mancare la viltà di casa nostra o le trame oscure, le stesse che regalano anche inaspettati riconoscimenti d’onore a uomini che non meriterebbero nemmeno menzione e l’oblio per gli occasionali eroi che perdono la vita, senza troppi complimenti. È una lotta del più forte contro il più debole e non sembra esserci un finale scontato e nemmeno comodo. 


Cosa può salvarci quando ogni morale è perduta e sono in discussione anche i pilastri della nostra civiltà? Il merito personale, il guizzo e la capacità di scegliere e di ragionare; la voglia di farcela che è propria degli uomini, che riescono a coalizzarsi per sopravvivere. Chi sopravvive non è solo, chi soccombe è un solitario. Una sorta di selezione naturale delle motivazioni più valide per non cadere sopraffatti e un bell’esempio di narrazione poco scontata e con un pizzico di satira e comicità, al momento giusto, che ci fa sorridere di ciò che siamo, passionali, geniali, ottimisti, ma anche di ciò che non saremo mai, impavidi, integerrimi e incorruttibili. 


Samantha Viva