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"Il vero amore non finisce". Ossessioni inquiete nel nuovo giallo di Ninni Schulman

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Sei tu la mia ossessione
di Ninni Schulman
Marsilio, 2021

Traduzione di Stefania Forlani

pp. 336 
€ 17,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Quello tra Pål e Iris potrebbe sembrare l’incontro perfetto, il colpo di fulmine innescato da un destino favorevole. Entrambi reduci da trascorsi traumatici, in diverso modo segnati dalla perdita e dalla sofferenza, i due sembrano trovare l’uno nell’altro una risposta, la possibilità di un nuovo inizio (“Qualcosa si mosse nel petto, una sensazione che non provavo da anni. Passò del tempo prima che mi rendessi conto che era gioia”, p. 28). Iris infatti, dopo una lunga serie di relazioni sbagliate con uomini inaccessibili, trova in Pål una figura accudente, affettuosa, che pare leggerle nella mente e incarnare ogni suo desiderio; Pål vede invece nella giovane grafica colei su cui riversare i suoi istinti protettivi, tutto quell’amore troppo a lungo tenuto represso dopo la tragica perdita della prima moglie, la bellissima e perfetta Sara-Kajsa.
Solo la strategia narrativa adottata da Ninni Schulman ci permette, fin dalle prime pagine, di dubitare dell’idillio romantico che si sviluppa tra le pagine: perché al punto di vista esterno che presenta la storia nel suo evolversi, dal primo fortunato incontro allo scoppio della passione, fino a ai primi segnali di crisi, si alterna quello del protagonista maschile, che narra in prima persona a vicende ormai concluse, da un letto d’ospedale dove si trova relegato dopo un terribile, ma inizialmente non ben precisato, incidente. 
“Sei un tesoro, Pål” ha detto la mamma. “Lo sei sempre stato. Non capisco perché sia andata a finire così.”
Mi piacerebbe avere una risposta. Naturalmente ci sono cose che avrei potuto fare in un altro modo, e ci sono stati segnali di avvertimento che avrei dovuto cogliere, ma ero come incantato. Non esiste una parola migliore per descrivere la situazione in cui mi trovavo. Non vedevo con chiarezza e ho agito di conseguenza. (p. 14)
Il succedersi di capitoli brevi e fitti di dialoghi garantisce alla vicenda un ritmo molto serrato, che avvince alla pagina e obbliga il lettore a porsi continue domande in merito alla corretta interpretazione di quanto avviene. Infatti, quasi subito, qualcosa nella coppia comincia a incrinarsi: il corpo e la mente di Iris iniziano a vacillare, forse nel ritorno inquietante di un passato rimosso, di una tara nascosta al fondo della sua famiglia e di cui la giovane non ama parlare. E Pål, dal canto suo, non pare in grado di fronteggiare adeguatamente i bisogni sempre crescenti della compagna, a sua volta accecato da una insicurezza che lo porta a diventare oppressivo e manipolatorio. Elemento di forza del testo è proprio la capacità della scrittrice di mantenere in sospeso il suo pubblico, che non riesce per gran parte del romanzo a determinare dove sia il limite tra la realtà e la follia, tra l’amore e l’ossessione, anche semplicemente tra i buoni e i cattivi. Quello che viene messo in scena, è infatti un rapporto profondamente disfunzionale, nato dall’incontro di due diverse fragilità che, almeno in un caso (ma non è così scontato capire quale), sfociano nella vera e propria malattia mentale. Quale delle due versioni, sempre più divergenti, può essere considerata più attendibile? Chi è davvero la vittima? Ma, soprattutto, fino a dove può spingersi l’interdipendenza all’interno della coppia, prima di potersi considerare insana, squilibrata? Il crescere della tensione, insieme all’impennarsi dell’azione nella seconda parte dell’opera, dove tutti i tasselli trovano una loro collocazione nell’intarsio complessivo, giustificano l’inserimento di Sei tu la mia ossessione nella collana GialloSvezia di Marsilio. La trama risulta infatti un gomitolo da sbrogliare e l’elemento crime, inizialmente dissimulato, emerge sempre più evidente man mano che i fili vengono dipanati. Al contempo, l’autrice conduce una interessante riflessione sull’esposizione delle nostre vite nell’epoca dei social media, sulla permeabilità dei confini che crediamo sicuri, mettendoci in guardia non solo da ciò che appare in superficie troppo perfetto, ma anche da chi, nel nome di un presunto amore, ci porti progressivamente a dubitare di noi stessi o metta in crisi i nostri progetti.

Carolina Pernigo