L'apprendista
di Gian Mario Villalta
SEM, 27 febbraio 2020
pp. 228
€ 17 (cartaceo)
€ 4,99 (ebook)
Fredi ha finito di mettere le vesti al loro posto, adesso vuole stare seduto con Tilio, non occorre parlare. Gli piace trattarlo come un ragazzo, ha capito che piace anche a Tilio. L'amicizia è così, tra uomini, ci si comporta come ragazzi pure da vecchi.
Che strana ambientazione!, viene da pensare fin dall'inizio del romanzo di Gian Mario Villalta: la chiesa, con la sua sagrestia, le navate che risuonano tanto spesso vuote, i dipinti tra cui c'è un Tiziano, unico interesse turistico,... Una chiesa sempre più vuota, in cui però il parroco si sforza di tenere cadenzati gli appuntamenti, anche se a volte, alla prima messa del mattino, non arriva nessuno. Nessuno a parte il sagrestano, l'ottantenne Fredi, e il suo apprendista, Tilio, di pochi anni più giovane. Una fiera resilienza muove i due protagonisti ad arrivare puntuali, addirittura in anticipo, e a concedersi chiacchiere, caffè corretti con la vodka tra una messa e l'altra, pranzi in cui non si dà un pane per commensale, ma si spezzano entrambi i panini in due. Sì, perché se all'inizio Fredi e Tilio si stavano cordialmente antipatici, poi qualcosa è scattato, e ora la loro amicizia è fatta di condivisione, tra i ricordi della vita che è stata, delle occasioni perse, e un presente fatto di panche da sistemare, riso da raccogliere dopo gli sposalizi, orme fangose dei turisti da far sparire prima del prossimo officio.