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Storia di due stiliste: Jeanne Mackin racconta la rivalità tra Chanel e Schiaparelli in un romanzo storico all'insegna del colore

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L’ultima rivale di Coco Chanel
di Jeanne Mackin
Rizzoli, 2019

Traduzione di Luisa Piussi e Isabella Zani

pp. 398
€ 20,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

Com’era Parigi nella seconda metà degli anni Trenta? Aria di guerra o meno, una cosa è certa: la Ville Lumière non era solo la capitale della Francia ma anche la rosa dei venti della moda europea, teatro di ininterrotte sfilate su e giù per i boulevard, i locali e gli hotel di lusso, nonché palcoscenico perfetto per l’esibizione di acerrime rivalità tra le menti creative più importanti del primo Novecento. Due di queste in particolare, Elsa Schiaparelli e Coco Chanel, passarono alla storia per il reciproco disprezzo del rispettivo operato, talmente agli antipodi da non consentire nessun incontro e nessuna pacificazione: stravagante, provocatoria e colorata la prima; lineare, essenziale e monocroma la seconda. Due idee delle moda che, come si capisce, corrispondevano ad altrettante idee di donna e filosofie di vita, e che di conseguenza dividevano la critica e la clientela, schierate categoricamente da una parte o dall’altra. Con un’eccezione: quella di Lily – giovanissima vedova americana, insegnante d’arte e pittrice in proprio – che nel 1938 va a trovare il fratello Charlie nella patria di croissant e baguette, e che quasi senza rendersene conto si ritrova a frequentare l’alta società e le sue stiliste d’elezione. In fuga da un passato traumatico e da un presente mediocre, sradicata e trapiantata in quello che le appare come un eterno circo di lustrini e paillettes, a poco a poco l’outsider si ritroverà a vivere entrambi gli atelier come tappe spontanee della propria quotidianità, stringendo con entrambe le “signore” legami di lavoro, fiducia, confidenza, bisogno. Il tutto in un clima dolce e frizzante come lo sono sempre quelli precedenti gli eventi rivoluzionari e bellici; un idillio destinato a interrompersi solo con la rottura degli equilibri diplomatici internazionali e l’avvento del nazismo.

C’è tutto questo al centro di L’ultima rivale di Coco Chanel, l’ultimo romanzo di Jeanne Mackin appena pubblicato da Rizzoli. A leggere un titolo così perifrastico e tuttavia esplicito, ci si sarebbe potuti aspettare una storia tutta incentrata sull’incredibile Schiap, l’italiana trasferitasi oltralpe per diventare promotrice di una maniera eccentrica, la stessa che tanta parte ebbe nell’interpretare le inquietudini di un’epoca prossima alla tragedia e che già in tempo di ritrovata pace sarebbe stata percepita come troppo poco sobria (meglio: seria) perché la si potesse adottare con disinvoltura al netto di lager, genocidi e bombe atomiche. Ma non erano queste le intenzioni dell’autrice: più che raccontare in forma di fiction la storia dell’artista e del suo marchio, ha scelto di mettere l’accento sulla sua contrapposizione stilistica con l’altrettanto iconica Mademoiselle, per rilevare come i caratteri e i comportamenti di queste due donne di genio e d’affari abbiano avuto un raggio d’azione e d’incidenza più lungo di quello interno ai rispettivi laboratori. Pur nel dichiarato rispetto degli eventi effettivamente accaduti – e dunque sulla base di una bibliografia di riferimento più che altro biografica citata anche in coda al volume – la scrittrice ha così intrecciato alla trama principale quella finzionale della statunitense Lily, una quasi trentenne più che mai sperduta nella vecchia e viziosa Europa che per lei, fino al momento degli incontri che le cambieranno la vita, era sempre stata sinonimo di grandi musei, grandi pittori e grandi scultori.

Suddiviso in tre parti che mutuano il titolo dai colori primari e dai loro significati simbolici – Blu, Rosso, Giallo – il racconto è così condotto in prima persona dalla fanciulla venuta dagli U.S.A., vera e propria protagonista di un romanzo di formazione affiancata da quelle che somigliano a due facoltose “fate madrine”. Sullo sfondo di una Storia il cui corso è impossibile da influenzare e che finisce con il precipitare su se stessa, si susseguono vicende d’odio – artistico, commerciale, politico, razziale – e d’amore: quello materno di Schiap per la figlia Gogo, quello appassionato di Charlie per la meravigliosa e tormentata Ania, sposata a un marito ostile e già amante del capo della propaganda nazista di sede in Francia (che peraltro se la intende proprio con la  futura “collaborazionista orizzontale” Coco), quello scandaloso della stessa Lily per il soldato tedesco Otto, suo uomo in divisa di riferimento che a poco a poco prende il posto del defunto Allen. Jeanne Mackin racconta tutto questo con una prosa priva di particolari orpelli – “alla Coco”, per così dire – ma che sempre tradisce il punto di vista artistico della voce narrante per i continui rimandi cromatici della pittrice – e dunque, di contrappunto, “alla Schiapparelli”: oltre la già citata struttura del romanzo, le riflessioni sulle tinte e sulla loro carica di significato ricorrono in più punti lungo il corso della narrazione, offrendo ulteriori filtri interpretativi e aiutando il lettore a conoscere meglio un personaggio che non a caso conserva i suoi risparmi tra le pagine della Teoria dei colori di Goethe.   

Se L’ultima rivale di Coco Chanel piacerà sia agli appassionati dell’argomento “moda” sia ai lettori di romanzi storici è perché l’autrice è riuscita a far convivere nella sua prosa il resoconto fedele di una temperie creativa – esemplificata dalla contrapposizione Chanel v/s Schiaparelli – con il ritratto puntuale degli anni Trenta e Quaranta, decenni tra i più drammatici del Novecento. Particolarmente indovinata risulta soprattutto l’adozione di un punto di vista non europeo e inizialmente del tutto estraneo al contesto quale quello dell’americana Lily, che nella sua natura fittizia e nel suo ruolo di amica comune delle eterne litiganti permette di delineare con efficacia, ma senza definitive partigianerie, i profili delle due primedonne della scena parigina, mettendone in evidenza i punti di forza e gli elementi di debolezza sia al livello professionale che a livello umano. Quella raccontata da Jeanne Mackin, insomma, è una storia non frivola e non superficiale, che nel prediligere gli aspetti legati all’abbigliamento rivela in realtà moltissimo delle questioni più profonde legate agli equilibri sociali, economici e politici dell’intero scacchiere mondiale nella prima metà del Ventesimo secolo. Non si fa nessuna fatica, peraltro, a immaginarla riproposta sul grande o sul piccolo schermo, nella certezza che la trasposizione cinematografica o televisiva rappresenterebbe un esaltante banco di prova per sarti e costumisti coinvolti nella lavorazione.

Cecilia Mariani





Così geniali e così rivali, Elsa Schiaparelli e Coco Chanel si contesero lo scettro della moda parigina in uno dei periodi più bui della storia del Novecento, quegli anni Trenta prossimi alle tragedie del secondo conflitto mondiale in cui si cercava di ritardare l'inizio di una nuova fine anche attraverso la corsa alle boutique e alla mondanità esasperata. Jeanne Mackin racconta questo rapporto di amore/odio dal punto di vista privilegiato di Lily, una giovane vedova americana (nonché insegnante d'arte e pittrice) che ben presto si ritrova al centro di un intreccio di relazioni piuttosto pericolose, e sempre a tu per tu con le regine dello stile europeo. La recensione di Cecilia Mariani al romanzo appena pubblicato da Rizzoli @rizzolilibri presto sul sito! 👒👡👜💓 #libro #book #instalibro #instabook #leggere #reading #igreads #bookstagram #bookworm #booklover #bookaddict #bookaholic #libridaleggere #librichepassione #libricheamo #criticaletteraria #recensione #review #recensire #recensireèmegliochecurare #jeannemackin #lultimarivaledicocochanel #rizzoli #cocochanel #elsaschiaparelli
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