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#CriticArte. Steve McCurry e la centralità della parola

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Leggere – Steve McCurry


7 marzo 2017 – 1 ottobre 2017


Museo di Santa Giulia (Brescia)
Orario: martedì-domenica, 10.30-19.00; giovedì fino alle 22.00. 
Biglietto unico 4,50 €.


Solo pochi giorni ancora per visitare, al Museo di Santa Giulia a Brescia, la mostra delle fotografie di Steve McCurry dedicata al tema della lettura, esplorato in tutte le sue declinazioni. Destinata a chiudersi il 3 settembre, in considerazione del grande successo riscontrato l'esposizione è stata prolungata fino all’1 ottobre. Di domenica pomeriggio le sale erano affollate di un pubblico variegato: c'erano studenti, famiglie, coppie giovani o di mezz'età, qualche persona anziana, diversi esploratori solitari, tutti accomunati dal trasporto per un linguaggio artistico di grande intensità, valorizzato da un allestimento particolarmente riuscito.
Ph. Carolina Pernigo
Il curatore, Biba Giacchetti, ha affermato il suo desiderio di ricreare nello spazio espositivo l'intimità di un atto sempre in qualche modo privato com'è quello del leggere. Ecco allora che dalle pareti si dipartono ali sollevate e curvilinee che isolano le foto e richiamano al contempo delle pagine sfogliate, consentendo allo spettatore una relazione quasi immersiva con l'immagine. In sale in cui la penombra è interrotta solo da faretti ben disposti, dal soffitto pendono lembi bianchi su cui, libere di roteare nello spazio, si leggono frasi più o meno celebri sulla lettura e sulla sua importanza per l'esistenza umana, selezionate da un attento Roberto Cotroneo. 
La parola diventa così protagonista a tutti i livelli: domina lo spazio e al contempo sfugge nel suo continuo movimento; attornia il visitatore, ma lo obbliga ad un inseguimento senza fine; si fa guida e potenziale diversivo; diventa soprattutto complemento all'immagine, che a sua volta la integra e completa, in un rapporto necessario e indissolubile. Il bianco e nero, dominante grazie al gioco di luci e ombre come al predominio della parola stampata, fa risaltare con una forza quasi abbacinante l'intenso cromatismo delle fotografie di McCurry
Ph. Carolina Pernigo
Il colore colpisce l'immaginazione dello spettatore ancor prima che la profondità concettuale della figurazione possa farvisi strada: solo in un secondo momento, superata la fascinazione puramente estetica, si torna al soggetto, si risale al messaggio, si dimentica la bellezza per pensare alla morale. Cos'è leggere nel mondo?, si chiede e ci chiede l'artista. Talvolta un atto religioso, talvolta puro diversivo, in altri casi un'opportunità di evasione o di salvezza. La si vede negli occhi dei bambini, sempre grandi protagonisti dei ritratti di McCurry, colti in scuole dai banchi rovesciati, chini sui loro quaderni in città devastate, concentrati sulla pagina agli angoli di edifici diroccati, o distesi su marciapiedi che puzzano di miseria, con i piedi sporchi e lo sguardo attento. La lettura irrompe nelle quotidianità degradate e porta una luce che prima non c'era: la si ritrova in mezzo alla guerra, alla povertà, dove la cultura sembra non poter trovare spazio e invece fa inaspettatamente capolino
A volte è solo immersione in un quotidiano, un fumetto, un opuscolo pubblicitario, ma sempre rimane un viaggio temporaneo in una realtà differente: così capita di non accorgersi dei tuoi commilitoni che, da lontano, ti additano e ridono di te e della tua disattenzione; o che sotto la tua sedia il fiume che sta inondando la strada salga inesorabilmente trovandoti disattento (qualcos’altro, di più pressante, trattiene la tua attenzione). 
Ph. Carolina Pernigo
C'è, in ognuna di queste immagini, la pace data dall'isolamento momentaneo, che non è essere soli, ma essere in compagnia di altri, in un altrove. C'è una trepidazione che vibra negli sguardi concentrati, un dimenticarsi dell'occasione inappropriata o della situazione sfavorevole. C'è il mistero di un segreto condiviso solo con il libro che tieni tra le mani. È un osservatore intelligente e discreto, Steve McCurry, che riesce ad indagare senza invadere, a sfiorare senza incrinare la perfezione del momento. C'è poca sovrastruttura, nelle fotografie, poco artificio. Questa del resto era la sua filosofia: una dedizione assoluta alla storia da raccontare, un bisogno impellente di andare subito al cuore delle cose, senza perdere troppo tempo in ricerche o riflessioni che possono avere il solo esito di farti perdere di vista ciò che realmente conta. 
Leggere in fondo è anche questo: saper interpretare il reale, saperne cogliere ciò che è bello e importante, diffondere il messaggio senza tradirne il senso

“I libri sono stati i miei uccelli e i miei nidi, i miei animali domestici, la mia stalla e la mia campagna; la libreria era il mondo chiuso in uno specchio; di uno specchio aveva la profondità infinita, la varietà, l’imprevedibilità” 
Ph. Carolina Pernigo
scrive Jean-Paul Sartre, in una delle citazioni scelte. Così potrebbe essere descritta anche l’esibizione, metaletteraria in ogni suo aspetto: profonda, varia, imprevedibile. Anche qui la fotografia diventa specchio: specchio di luoghi e culture lontane, che costringono il visitatore a riflettere sulla propria vita, sulle modalità del proprio conoscere. A sentirsi un po’ così, come quella ragazzina sulla scala di una biblioteca di Rio, che sfoglia un volume incurante del vuoto, che si lascia trasportare via senza frapporre neanche un istante tra il proprio desiderio e la sua realizzazione, che per qualche istante riesce ad essere un po’ se stessa e un po’ quello che sta leggendo.

Carolina Pernigo