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Amicizie rotte in nome della rivoluzione basca: sarà vero?

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Patria 
di Fernando Aramburu
Guanda, 2017

Traduzione di Bruno Arpaia

pp. 632
€ 19 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)


Non è un caso se Patria di Fernando Aramburu ha collezionato una rassegna stampa eccezionale, con lodi non banali da autori come Vargas Llosa e sulle principali testate spagnole, che hanno sicuramente alimentato il successo fino a portare il romanzo ai primi posti delle classifiche di vendita in Spagna. 
Ma a permettere a Patria di restare sulla bocca di tutti e, presto gli auguriamo, di avere lo stesso successo anche in Italia, è la costruzione incredibile di un romanzo familiare complesso e narrativamente impeccabile. Quando si comincia, si resta spiazzati dai tanti nomi che non ci vengono neanche presentati: si entra in medias res, ma presto sono le parole e i pensieri a colmare i vuoti. Ora focalizzandosi su un personaggio, ora su un altro, Aramburu non si fa mai intrusivo: vuole che siano i i loro ricordi, dolorosi e toccanti a sfondare il muro freddo del presente, per poi lottare per un futuro diverso. Ecco che allora trenta, quarant'anni di terrorismo basco, che ha squarciato la serenità delle due famiglie protagoniste, invadono le pagine di lacrime, acredine, orgoglio, disfatta,... 

È stata l'ETA a stroncare Txato, imprenditore onesto, che ha avuto come grande colpa quella di non voler cedere alle minacce e ai ricatti, neanche davanti alle scritte ingiuriose che si diffondevano in paese e che provocavano sempre di più il vuoto attorno alla sua famiglia. In un giorno piovoso, fuori dalla porta di casa, un mandante dell'ETA non ha esitato a sparare a Txato e a lasciarlo, esanime, sul marciapiede, davanti alle urla della moglie Bittori. Da allora, quella pioggia è indimenticabile: l'evento che ha interrotto per sempre la vita della donna, ma ha anche profondamente influito sulla vita dei figli. Infatti, Xabier, medico di talento, si impedisce di essere felice come forma di rispetto nei confronti della madre vedova; anche la più vivace e libertina Nerea, che inizialmente cerca di reagire negandosi il dolore, non fa che passare da una relazione all'altra mettendo alla prova la propria resistenza. 

Ma non è solo la famiglia di Txato a soffrire. I vicini di casa, che hanno voltato loro le spalle, sono consumati da due drammi familiari: il primogenito, Joxe Mari, da sempre militante dell'ETA, è ricercato per motivi fin da subito non chiari; la figlia quarantenne, Arantxa, è stata colpita da un gravissimo ictus, che l'ha lasciata paralizzata a eccezione di una mano e non può più parlare. Non aiuta, poi, che l'ultimo figlio, Gorka, sia tanto chiuso nel suo mondo fatto di libri e di scrittura, apparendo menefreghista davanti ai genitori, Joxian e Miren. Ma perché Joxian e Miren, dopo anni di amicizia, hanno isolato e tolto il saluto alla famiglia di Bittori e Txato? Bittori, d'altra parte, chiusa nel suo dolore di vedova e dedita a lunghe camminate quotidiane fino al cimitero per parlare con il suo Txato, non ha fatto più niente per riallacciare i rapporti. 
Anzi, su suggerimento dei figli, si è trasferita nella casa di San Sebastián dove il Txato aveva rifiutato di nascondersi. Però la tentazione di rientrare in paese è accesa e, a distanza di anni, ecco che Bittori torna, perché ha una verità da scoprire a qualsiasi costo, anche se questo significa trascurare gli oscuri sintomi che sente aggravarsi dentro di sé. 
In paese, lo scandalo e il tentativo - l'ennesimo - di emarginare Bittori. Anche i suoi figli non capiscono fino in fondo perché la madre voglia ritornare in quella casa nonostante i ricordi tristissimi là racchiusi. 
D'altra parte, in queste famiglie, in cui il bene reciproco non viene mai messo in dubbio, non c'è una schietta comunicazione verbale, e non si creda che sia solo Arantxa, con i suoi problemi fisici, a non parlare: anzi, la donna fa di tutto per esprimersi attraverso il suo iPad; c'è invece una generale difficoltà a condividere il proprio sentire. Il terrorismo ha bloccato le interiorità dei personaggi, che si muovono e agiscono congelati in una coazione a ripetere errori e ad aggirare ostacoli emotivi che, prima o poi, tornano. Cosa significa l'ostentazione con cui Nerea cerca di salvare il suo matrimonio, finito da un pezzo? Perché Miren non affronta mai davvero Bittori? 
Dentro, però, le due madri di famiglia hanno un fuoco che divampa, alimentato dal desiderio di vendetta di una e dall'ostinato orgoglio dell'altra; mentre le donne si vedono agire e muoversi sulla scena del paese, in una società che ha molto di matriarcale, ci si aspetta l'incontro. Lo si desidera fortemente, perché si osserva che queste due donne sanno esercitare una forza ora centripeta ora centrifuga sui vari membri della famiglia. E allora ci si chiede se davvero sia "solo" l'opposizione del Txato all'ETA e, al contrario, la viva militanza della famiglia di Miren ad aver fatto interrompere i rapporti bruscamente. 
La verità è celata nei decenni di storia che Aramburu riesce a rendere profondamente agiti dai suoi personaggi, staccandosi dunque dalla freddezza di date ed eventi per avvicinarsi ai valori di due famiglie "interrotte". 

GMGhioni

Immaginate due famiglie che vivono vicine un piccolo paese presso San Sebastián, due famiglie amiche da sempre, con i figli che hanno condiviso l'infanzia. Poi, una separazione brutale, come sa esserlo quella provocata dall'ETA: in una famiglia, il padre viene brutalmente assassinato fuori di casa; nell'altra, il primogenito è ricercato per le sue azioni violente in nome della rivoluzione basca. Parte così, all'insegna di una dolorosa separazione, un romanzo familiare e corale, il bellissimo #Patria di #FernandoAramburu, uscito da poco per #Guanda. @gloriaghioni l'ha appena terminato e ancora le sembra di sentire le frasi pronunciate da questo o dal quel personaggio, tratteggiati tanto a fondo da sembrare vicini di casa. Presto la recensione sul sito! #CriticaLetteraria #Spagna #letteraturaspagnola #basco #Aramburu #bookstagram #bookish #book #instalibri #instabook #inlettura #readinglist #romanzo #daleggere
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