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#UnLibroPerLAvvento - Un ritorno in Sicilia con Elio Vittorini

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Avevo viaggiato dalla mia quiete nella non speranza, ed ero in viaggio ancora, e il viaggio era anche conversazione, era presente, passato, memoria e fantasia.

Dicembre in Sicilia
. Dicembre con la lana addosso per tenersi al caldo, ma il sole sulla pelle a fare il resto. La Sicilia a dicembre è varia di colori, come sempre, più di sempre.

L'azzurro del cielo senza nuvole, il nero lavico delle coste e delle rocce più alte che guardano il mare da lontano, il verde delle campagne mischiato al giallo delle foglie più secche che sembrano d'oro.
Il mare visibile quasi da ogni parte, di blu luccicante nella luce, calmo quasi senza onde.


Tornavo da Milano, pochi giorni che in genere bastano a respirare di nuovo l'aria di casa. Con me avevo Conversazione in Sicilia, libro letto e studiato molti anni prima e ripreso nell'urgenza di rileggerlo. Vittorini ha scritto il libro che per me rappresenta meglio l'idea del viaggio in Sicilia, il ritorno della memoria che si fa colori, odori, sapori così familiari eppure quasi dimenticati. Il ritorno al se stesso bambino, in una valle remota dove si guardavano passare i treni. L'infanzia in Sicilia tra "fichidindia, zolfo, Machebth, nelle montagne."
Anche se non stavo attraversando la costa orientale su un treno degli anni Trenta, rileggendo le tappe del viaggio di Vittorini, riscoprivo anche quelle del mio e ritrovavo tutti i paesaggi centrali della mia vita.
E poi arrivammo a Catania, c'era sole nelle strade di pietra nera che passavano, strade e case, pietra nera, a picco sotto il treno.

Viaggiai e viaggiai, al sole per la pianura vuota, finché la pianura si coprì di verde malaria, e si giunse a Lentini.

E intanto era passata Augusta col suo monte di morte case in mezzo al mare, tra velivoli e navi, e tra saline, sotto il sole, si avvicinava Siracusa, si viaggiava, per la campagna vuota, lungo il mare di Siracusa.

Alle tre, nel sole di dicembre, dietro il mare che scoppiettava nascosto, il trenino entrava, piccoli vagoni verdi, in una gola di roccia e poi nella selva dei fichidindia. Era la ferrovia secondaria, in Sicilia, da Siracusa per le montagne: Sortino, Palazzolo, Monte Lauro, Vizzini, Grammichele.
La circolarità dell'esperienza di Silvestro è la chiave per comprendere cosa succede quando si abbandona la Sicilia e vi si ritorna negli anni; ci si sente cambiati, è vero, ma anche un po' colpevoli di un abbandono che razionalmente sappiamo spiegare, istintivamente è difficile accettare.
Passato e presente si legano in una conversazione che prende le varie forme della memoria attraverso persone e luoghi.
Vittorini mi ha fornito la chiave per interpretare quello che provo con i sensi e con il cuore quando faccio ritorno a casa, quando sei il te stesso presente e nel contempo il te stesso remoto.
Questa è la ragione per cui ho scelto questo libro: perché è la mia espressione più alta della nostalgia. E, caspita, quanto abbiamo bisogno della nostalgia.

Buon Natale.

Claudia Consoli


[Nota di redattore: Conversazione in Sicilia è, non a caso, anche il primo libro che nell'agosto del 2009 ho recensito su CriticaLetteraria.]