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"Il cane a testa in giù", ovvero lo yoga non innalzato a dottrina

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Il cane a testa in giù
Le 23 posizioni di yoga che mi hanno cambiato la vita
di Claire Dederer

Traduzione di Paola Bertante

Sonzogno, 2016

pp. 347
€18 (cartaceo)


Io personalmente non riuscivo a comprendere il significato della pratica. Che cosa significava essere adepti dello yoga? Se anche fossi andata avanti a praticarlo a lungo, sarei mai riuscita a fare una vera esperienza di yoga? Che cosa stavo facendo esattamente?
Claire, giornalista freelance e neo mamma, vive a Seattle e ha la schiena a pezzi. Le tensioni, il sollevare ogni giorno la figlia e le prime avvisaglie dell'età si stanno concentrando tutte il quel punto. Seguendo suggerimenti sparsi e la moda imperante del momento, decide di darsi allo yoga. Prima con scetticismo, poi con entusiasmo e infine con comprensione, Claire ci accompagna attraverso una visione dello yoga che, più che essere una soluzione per tutti i nostri problemi, può essere una diventare un'interpretazione della vita e delle dinamiche sociali. 
Mi ero accorta della differenza fra lo yoga promulgato dai sutra e quello impartito dalla Pradipika, che a sua volta era diverso da quello che mi insegnavano alla scuola che frequentavo. Io, però, ero una furbetta, una bricoleuse, una pragmatica: avrei preso quel che mi serviva, alla faccia della logica.
Il lavoro della Dederer appartiene al genere autobiografico con riflessioni sul contesto socio- culturale, simile, in stile e formulazione, ai romanzi di Elizabeth Gilbert; l'autrice di Mangia, prega, ama ha infatti avuto parole di elogio per questo trattato biografico sullo yoga. Partendo da un elemento extra-ordinario, filo conduttore di tutta la vicenda, l'autrice ci porta nel suo ordinario: un mondo come il nostro, fatto di problemi, bollette da pagare, crisi matrimoniali e tensioni irrisolte con il passato. In forma estremamente dialogica e con molti punti di domanda per il lettore, Claire ci mostra come ogni situazione possa essere associata ad una posizione yoga, ogni fenomeno, anche quelli socio- culturali, letti in questa chiave. 
I capitoli dedicati alla posizione del bambino sono il modo ideale per lunghi flash back che rimandano alla sua infanzia di ragazzina degli anni '70 con tutto il movimento di emancipazione femminile intorno a lei. L'idea di un trasferimento ben si sposa con la sensazione del volo, associata a volte alla paura, che può dare solo la posizione del corvo. 
Posizione del corvo. Illustrazione di Laurent Cilluffo
Senza scadere nel cattedratico, dall'analisi personale e quella sociale, lo yoga si presenta come una costante non invadente. Il rischio con questi volumi che hanno un elemento di fondo, sia essa una pratica sportiva o uno stile alimentare, è quello di arrivare al tentativo di indottrinamento e di fede cieca nella bontà di tale metodo. Claire invece, forte anche del suo carattere estremamente pragmatico ed abituata alla ricerca per lavoro, non prende tutto per oro colato. Studia, si documenta, accetta alcune cose e ne rifiuta altre, si mette in discussione e fa capire di non riuscire mai del tutto a considerarsi veramente yogica.
Volevo che i sutra mi coinvolgessero emotivamente, come un romanzo, e mi spiegassero il mondo con gentilezza, facendomi degli esempi. Volevo rifugiarmi in essi come in una fantasia di un'altra vita.
Questo approccio che lascia spazio al dubbio sulla pratica e su se stessi ci fa capire che questo volume non ci sta vendendo nulla: nessuna soluzione magica o definitiva, nessun miracolo che riporti la vita in equilibrio e serenità. Ma può essere un aiuto, una chiave di lettura e un modo per migliorare anche i più scettici di noi.
E se invece ci fossimo semplicemente goduti le sensazioni fisiche e mentali che provavamo a yoga, smettendo di caricarlo di aspettative? E se il fine dello yoga non fosse stato quello di prepararsi al futuro, bensì di trovare il massimo piacere possibile nel presente?
In un'epoca in cui tanta, troppa gente si erge a guru e maestro, questa lettura è estremamente rassicurante. 

Giulia Pretta