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#SensoRidicolo: alla seconda edizione del festival più simpatico d'Italia

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Poco prima di iniziare, alle prese con il pass stampa e i gadget del festival.

Quest'oggi è cominciato il secondo anno di "Il senso del ridicolo", il festival diretto da Stefano Bartezzaghi, che vede il trionfo dell'ironia e dell'umorismo non solo nella parola scritta, ma anche nel cinema, nell'arte, nella musica e nel teatro. Livorno s'è riempita di bucce di banane, simbolo del festival, e le aspettative sono molto alte, come accade per qualsiasi seconda edizione. Le impressioni della parima giornata? Assolutamente positive, leggete un po' che cosa è successo in poche ore...

FOCUS ON... LA LECTIO MAGISTRALIS DI MAURIZIO FERRARIS

Foto di ©GMGhioni
Dopo i saluti istituzionali e un po' di palese agitazione, è arrivata la lectio magistralis di Maurizio Ferraris, dedicata alla "fenomenologia dello spirito" in senso lato: avete mai notato che in italiano usiamo "spirito" sia ad indicare il divertimento per una battuta ironica, sia il profondo dell'anima? Al contrario, il tedesco ha due termini specifici, rispettivamente "Witz" e "Geist". E se la fenomenologia dello "spirito" non riguardasse più il Geist ma il Witz?
Ferraris parte da una spassosa carrellata di esempi per riflettere sull'imbecillità, divisa tra "imbecillità della massa" (tutto sommato ingenua) e "imbecillità dell'élite", ben più pericolosa perché riguarda le menti dei grandi pensatori. 

Vi sconvolge tutto ciò? Vi pare troppo inafferrabile per un pubblico di non addetti ai lavori? Niente di più pregiudizievole: Ferraris, appoggiandosi a simpatiche slide, ha seguito un percorso rocambolesco che ha abbattuto i luoghi comuni: anche i grandi hanno avuto colpi di imbecillità. Gli esempi hanno certamente scioccato e, come spesso accade in questi casi, per reazione sono scoppiate parecchie risate in sala: ad esempio, sapevate che Heidegger aveva un modo (estremamente filosofico e verboso) di dichiararsi a tutte le amanti? Già lo spezzone letto e proiettato avrebbe suscitato risa; immaginate quante, appena si è scoperto che era stata la moglie stessa ad aver annotato questa costante dietro a una lettera del marito!
La questione peggiora o, perlomeno, si complica, quando il "fumo dell'imbecillità" (espressione che ricorre già in un testo teologico di Diego de Estella) colpisce i politici: gli esempi sono stati rovinosi e paradossali, come nel tristemente famoso interrogativo «Wolt ihr den totalen Krieg?".



Impossibile, poi, non citare Eco, che aveva fatto tanto scalpore un anno fa, affermando che internet è  un produttore di imbecillità. Ma è veramente così? Secondo Ferraris,
l'imbecillità c'è sempre stata, e anzi i nostri antenati erano anche più imbecilli di noi. La differenza? Noi semmai la documentiamo di più: nonostante vi sia stato un progresso, la visibilità dell'imbecillità è amplificata dalla rete.
Foto di ©GMGhioni
E d'altro canto, questo è un paradigma dell'uomo, che è pur sempre un «animale non stabilizzato» e ha continuamente bisogno di un sostegno, per muoversi in età avanzata, o di una pelliccia per ripararsi dal freddo. Quali altri animali sono così sprovvisti e poco indipendenti? Solo l'uomo ride, e non è un caso: ride perché ha sviluppato sensibilità per l'imbecillità.
Le conclusioni di Ferraris, sempre all'insegna dell'ironia, portano a questa sorta di stravagante fenomenologia dello spirito (chissà che ne pensarebbe Hegel?).
L'unica certezza sensibile è il senso del ridicolo.
Coscienza: "imbecilli sono gli altri".
Autocoscienza: "imbecille sarai tu" (detto con grande veemenza nel monologo solitario dell'anima con sé stessa).
Ma se basta davvero poco per passare dal sublime al ridicolo, è vero anche il contrario... Molto spesso c'è un passo tra il ridicolo e il senso del sublime!

CON IL NOSTRADAMUS DEL FESTIVAL... 

Foto di ©GMGhioni
Quanti e quali modi conoscete per raccontare un festival? Marco Ardemagni, poeta e speaker radiofonico, ha avuto un'idea davvero divertente: presentare il programma in anteprima poetando. Sette versi per ogni incontro e naturalmente le ottave per gli appuntamenti ariosteschi. Infatti è da ricordare che nella seconda giornata il programma si concentra sull'anniversario ariostesco, con letture, intepretazioni, aneddoti: avrete già capito quanto stia aspettando questa serie di incontri?!
Ma intanto c'è grande ironia e buonumore nell'assaporare l'atmosfera del festival: Ardemagni non si risparmia e ogni poesia è un gioco di spirito più o meno letterario. Ora non resta che vedere se si realizzeranno le previsioni in rima...!


"GEPPI DENTRO" IL TEATRO GOLDONI, CON STEFANO BARTEZZAGHI

Foto di ©GMGhioni
Tutto esaurito al Teatro Goldoni, ieri sera, per assistere all'incontro con Geppi Cucciari, in dialogo con Stefano Bartezzaghi. La famosa attrice e presentatrice italiana si è raccontata attraverso le parole di ieri e di oggi che più l'hanno segnata. L'effetto? Assolutamente esilarante, con battute improvvisate, ma anche riflessioni su temi caldi di questo periodo. 
Se da un lato non c'erano dubbi su Geppi-mattatrice, che non teme di certo un palco su cui improvvisare, Stefano Bartezzaghi si è rivelato un improvvisatore altrettanto efficace, ospite discreto e generoso, in grado di mettere al centro del dialogo Geppi, senza mai rubare la scena, né tirarsi indietro. E dire che l'abbondante migliaio di spettatori avrebbe inibito chiunque! Non si sono avvertiti strappi o incrinature: solo una piacevolissima alternanza di domande e risposte, alcune suggestioni, altre interrogative estemporanee. E d'altra parte, lo scroscio di applausi non ha fatto che confermare ciò di cui siamo sempre stati certi in questo sito: il potere delle parole, quello di far ridere e sorridere senza bisogno di particolari sovrastrutture.

 

E mentre qui si chiudono le ultime righe, è già cominciata la seconda giornata!
A presto con le nuove cronache; nel frattempo, se siete curiosi, seguite @cletteraria su Twitter per essere in diretta col festival!

GMGhioni