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Squilibri dissacranti per la giovane Jane Austen

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Signorina attaccabrighe
di Jane Austen
Donzelli, 2016

pp. 53
€ 21,00 

Illustrazioni di Andrea Joseph
Traduzione di Bianca Lazzaro


La pubblicazione da parte di Donzelli di Signorina Attaccabrighe, scritto giovanile di Jane Austen, produce negli ammiratori della scrittrice inglese il primo vero brivido da quando Newton Compton ha messo sul mercato Lady SusanI Watson Sanditon. Tutte queste brevi prove narrative si rivelano inevitabilmente meno curate e soddisfacenti rispetto ai romanzi completi, ma rappresentano un'occasione per sentire un'autrice amata ancora viva, ancora vicina. Rendersi conto che, dopo aver letto tutto quel che si poteva leggere, dopo aver ripreso in mano più e più volte i testi prediletti, resta ancora qualcosa di nuovo da scoprire concede all'austeniano appassionato un momento di puro piacere.

Signorina Attaccabrighe alimenta questo piacere, riproponendo nelle forme incisive del racconto breve lo stile frizzante e ironico che si ritroverà in forma più matura nei grandi volumi successivi. La tecnica retorica prediletta dalla giovanissima Jane, all'epoca della composizione ancora quindicenne, è l'iperbole comica, volta ad enfatizzare le situazioni grottesche che dovevano essere parte integrante e caratterizzante dei rituali sociali della campagna inglese del Settecento. I protagonisti appaiono dunque macchiette caricaturali, irrise in termini espliciti e dissacranti; i vizi sono esacerbati, le virtù pressoché assenti; le conversazioni galleggiano e si involvono intorno al nulla, mentre le pagine scorrono rapide, arricchite dai bei disegni di Andrea Joseph. 

Il vero elemento problematico del testo è, semmai, la destinazione editoriale. Il volume gradevolmente illustrato e il titolo giocoso, che rende la leggerezza dei contenuti meglio del "Jack and Alice" dell'originale (tradotto alla lettera in una precedente edizione Donzelli), fanno pensare che l'opera si rivolga a un pubblico molto giovane. La stessa prefazione sembra offrire altri indizi in tal senso. Eppure, probabilmente, il vero estimatore di un racconto che finisce per apparire vagamente sconclusionato può essere colui che già conosce e apprezza Jane Austen, piuttosto che un piccolo lettore ignaro. È la consapevolezza di ciò che verrà dopo a rendere gradevole questo preludio adolescenziale, è prefigurare in Lady Williams la malizia di Elizabeth Bennet a rendere efficaci e non insensate le esagerazioni narrative. Non consiglierei Signorina Attaccabrighe a chi voglia affrontare per la prima volta l'opera austeniana, lo consiglierei invece a chi abbia già gustato l'opera omnia e desideri trovare un'altra occasione per sentirsi a casa. Perché in Signorina Attaccabrighe manca la completezza brillante che si può trovare in Orgoglio e Pregiudizio o Emma, manca lo spessore psicologico dei protagonisti insuperabili degli scritti maggiori, ma si riconosce, indubbiamente, lo spirito caustico di Jane, l'insofferenza verso qualunque convenzione imposta aprioristicamente dall'esterno. E questo riscatta e dà senso alla lettura.
Carolina Pernigo