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#FFF2015 Un thriller da epidermide: "Estate assassina" di Gilda Piersanti

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Estate assassina

di Gilda Piersanti

Bompiani, 2014
pp. 238
€ 17

I primi riferimenti che sorgono alla mente, spontanei ed immediati come solo sono le idee veramente futili o davvero geniali, sono La Donna della Domenica di Fruttero e Lucentini e Rimini di Pier Vittorio Tondelli. Due tra le tipologie di romanzo più opposte che vi possano essere: da un lato l’elegante racconto sabaudo con protagonista il Commissario Santamaria e dall’altra parte l’avventura di Tondelli, sospesa tra gli schiamazzi degli avventori della Riviera romagnola e le fughe notturne in collina.  Ma cosa lega e contemporaneamente slega questi due romanzi a Estate Assassina, edito per Bompiani, di Gilda Piersanti? L’epidermide accumuna e discosta i tre libri, un’epidermide che, soggetta a differenti calure estive, sempre e comunque profondamente “italiane”, si traduce in comportamenti opposti. in Fruttero e Lucentini si raggela, cercando la frescura di un giardino recondito, in Tondelli esplode, sprofondando nell’empireo baratro della tentazione e in Gilda Piersanti “rimane” epidermide estiva. Attraente e dorata fin che si vuole, ma, forse, un po’ fugace per valere “la nostalgia di un ricordo duraturo”.

La vicenda si snoda attraverso una Roma ferragostana soffocato dal caldo torrido dell’estate del 2003. In una città in cui tutto sembra immobile (a parte i ventilatori che senza posa ma vanamente vanno da destra verso sinistra) gli unici a muoversi sono i fili della trama: una serie di omicidi macabri, orrendamente rituali e ricolmi di, ancora di più nella Capitale, un valore simbolico. Teste che rotolano come ai tempi della Rivoluzione Francese dice qualcuno, una serie di decapitazioni che sconvolgono la vita di Roma e quella di Mariella De Luca. Questa storia è, occorre dirlo subito, una storia prettamente femminile in cui i maschi, come nella vicenda di Giuditta e Oloferne che fa da leitmotiv a tutto l’intreccio, sono solo o personaggi comprimari o vittime consapevoli. E quindi anche le donne, magari donne anche molto attraenti e femminili, vengono descritte colti in atteggiamenti maschili, soprese in passioni segrete o coltivate alla luce del sole. In Estate Assassina il sesso e il corpo è costantemente in bilico tra la consapevolezza piena di sé e la voglia di lasciarlo celato.

Questo doppio binario si combacia bene con la vicenda, oscura e spaventosa, di decapitazioni di uomini e di donne tutti quanti, chi più chi meno, legati da un rapporto personale che affonda le radici in una “violenza che viene dal passato”. Nel libro di Piersanti vengono mescolate notevoli tematiche, come ad esempio la storia dell’arte, sia antica, come nella vicenda iconografia del “personaggio” Giuditta, sia moderna con il performer Massimiliano Fegiz. Ma c’è spazio anche per sentimenti forti, come la gelosia, l’odio e la passione, spesso più fisica che mentale.

Ma nella trama di Piersanti, quasi come l’autrice francese non riuscisse a distaccarsi da una prospettiva “da turista”, non si entra mai nella carne viva né di Roma né della società romana. È vero che siamo a Ferragosto e quindi l’umanità è meno numerosa e brulicante che in un altro periodo dell’anno (e per di più non siamo né al mare né in montagna), però laddove in Fruttero&Lucentini e in Tondelli si assisteva ad una “parata antropologica ricolma di mistero” qui le figure, sia quelle marginali che quelle principali, appaiono sempre un po’ prive di profondità e retroterra psicologico.

Ma in fondo, in una storia thriller come questa, siamo noi i colpevoli, noi che ci vorremmo leggere, a tutti i costi, qualcosa di molto di più di quello che è: ovvero una storia che fa rimanere di sasso mentre le vicende ribollono dell’afa romana. Una storia da consumarsi veloce e fresca come un bicchiere di the ghiacciato.

Mattia Nesto