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Dove sta Belzebù nel paradiso artificiale di Claudia Piñeiro?

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Le vedove del giovedì
di Claudia Piñeiro
Feltrinelli, 2015

Traduzione di Michela Finassi Parolo
 
pp. 256
€ 15,00 cartaceo



Una rete perimetrale e alberi, guardiani ai cancelli, una tessera per gli abitanti e permessi scritti per gli ospiti. Ad Altos de la Cascada tutto deve essere sotto controllo e impeccabile, persino i bidoni della spazzatura resi inattaccabili dai randagi. La vita viene consumata al "giusto" prezzo, con le "giuste" dosi di snobismo, razzismo, pettegolezzo, sport, affari. Persino i profumi nell'aria sono regolati da quanti gelsomini piantare nelle stagioni calde, e i colori devono essere omogenei, non stonare con le ville dei vicini, prima o poi comparse su una rivista d'architettura.
Una cosa sola stona, invece, in questo quadro da paradiso artificiale a poca distanza da Buenos Aires: quel che avviene oltre le porte di casa, e in piscina, dove nessuno (o quasi) può vedere. Il romanzo si apre con tre corpi, trovati dalla padrona di casa, dopo uno dei classici incontri tra mariti, il giovedì sera. Le "vedove del giovedì", chiamate così ironicamente ma con un tocco di inquietante premonizione, non hanno idea di cosa accada in quella serata: semplicemente, vedono rientrare i mariti sbronzi, felici, pronti a un nuovo giovedì. 

Poi la narratrice, l'immobiliarista Virginia, abbandona il presente per condurre il lettore in una lunga passeggiata per Altos de la Cascada, di casa in casa. E non fa nulla - nulla - per vendere una di quelle case, tutte quante infestate da qualcosa: tradimenti, droga, falsità, violenza domestica, problemi lavorativi, insoddisfazione. Ma soprattutto preoccupazioni economiche, da dissimulare con la stessa leggerezza e rapidità di un diretto al campo di tennis: bisogna rassicurare la moglie della situazione (spesso ancora senza lavoro, bloccata nella sua reggia dorata e in qualche frivolo corso d'arte e iniziativa di beneficienza), mantenere uno stile di vita "dignitoso", pari o superiore a quello dei vicini. In questo mondo, persino l'11 settembre è semplicemente una scocciatura, che rallenta i viaggi all'estero; e gli abitanti dei quartieri poveri lì vicino sono quotidianamente scacciati dai guardiani armati. 
Eppure è impossibile chiudere il mondo fuori, pare suggerire Claudia Piñeiro: gli aspetti deteriori dell'uomo sono già incistati ad Altos de la Cascada, e attendono il momento più propizio per scoppiare e sconvolgere gli equilibri azimati del quartiere. 

Ricordate Desperate Housewives? Bene, un Desperate Housewives in chiave thriller, per un'indagine cinica e ben scritta nei recessi della mente. Declinate la trama in un'atmosfera decisamente più cruda, dove non esiste ironia, se non il distacco risentito del lettore, che si trova a scuotere la testa per certi sprechi quotidiani. Aggiungete il ruolo completamente subalterno delle donne, più testimoni che compagne di vita. Coprite il quartiere di perfezione eccessiva, al punto che persino Bree Van de Camp sfigurerebbe. In questo quartiere dall'ordine maniacale, in cui la libertà è considerata una rovina, l'unica via per essere accettati è adeguarsi, mantenere alto il decoro, a qualunque costo. Il mondo fuori può anche morire di fame, tanto ad Altos de la Cascada i gelsomini stanno per fiorire.


GMGhioni