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#CriticaLibera - "Ossola bella e buona", di Alberto Paleari e Livia Olivelli

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Ossola bella e buona
Sentieri e sapori dal Monte Rosa alla Val Formazza
di Alberto Paleari e Livia Olivelli
Monterosa Edizioni, 2015

pagine 264


La terra rischiarata dal sole pareva d'oro, rendendo più belle le piccole piante il cui coraggio spingeva a sfidare queste rocce selvagge e questi precipizi paurosi.
(Sebastiano Locatelli, Voyage en France: moeurs et coutumes françaises, 1664-1665)

Era una mattina davvero splendida nella Val d'Ossola e fra le rupi di Ponte Creola, dove abbiamo lasciato la strada del Sempione; incantevole oltre ogni dire l'imboccatura della Val Formazza: una fuga quasi all'infinito di chiese e viti, con un torrente cristallino che scorre fra le rocce.
(John Rifkin, Viaggio in Italia, 1845)

Le testimonianze degli innumerevoli, illustri viaggiatori che lungo i secoli, valicato il Sempione, sono transitati in Val d'Ossola, sono caratterizzate da un generale e condiviso senso di meraviglia per quella che fu definita "giardino delle Alpi": una valle incuneata fra i Cantoni svizzeri di Vallese e Ticino, che seguendo la piana del fiume Toce conduce al Lago Maggiore. Stendhal, Dickens, Flaubert, Henry James, Théophile Gautier e tanti altri ne hanno descritto l'aspetto selvaggio eppure piacevole; le stampe dei Lory père et fils e del Brockedon ci restituiscono le immagini di un paesaggio che dall'asprezza delle gole di Gondo muta repentinamente in vallate rigogliose, morbidi prati e deliziosi paesini.

Della Val d'Ossola si parla anche ai giorni nostri, beninteso: sono numerose le pubblicazioni che ne descrivono le bellezze e anche le guide per chi voglia avventurarsi nelle centinaia di sentieri che si ramificano lungo le valli che circondano Domodossola, il capoluogo.

Questa Ossola bella e buona, tuttavia, è qualcosa di più di una tradizionale guida turistica: è il resoconto delle escursioni fatte da due esperti di trekking e alpinismo: Paleari e Olivelli, Ossolani d'adozione ma grandi conoscitori di ogni angolo di questa splendida valle, oltre a fornire indicazioni pratiche e puntualissime su vie e sentieri, illustrano in modo particolareggiato gli aspetti legati al paesaggio, alla storia, all'arte, alla cultura e - dulcis in fundo - alla gastronomia.


La particolarità di questo libro sta infatti nell'offrire una panoramica completa su quello che il visitatore può trovare in Ossola. Ecco quindi che ognuna delle valli Ossolane - Antrona, Antigorio, Anzasca, Bognanco, Divedro, Formazza e Vigezzo - viene presentata in capitoli dedicati, in cui il territorio è narrato secondo diverse prospettive.

Cenni storici, descrizione delle tante meraviglie artistiche disseminate nelle chiese e nella case museo, riferimenti alla produzione letteraria locale, spettacolari fotografie a colori: il libro è tutto questo e anche una guida alla scoperta dei piatti tipici Ossolani. Questo però non ne fa una banale raccolta di ricette di cucina, Ossola bella e buona è piuttosto uno sguardo attento sulle dinamiche legate all'economia agricola montana, impreziosito dalle testimonianze dirette di chi con il proprio lavoro permette la sopravvivenza - tutt'altro che scontata - di questo settore.

Un libro vivo e partecipato, ispirato alla letteratura di viaggio dell'Ottocento più che alle guide Baedeker, che segue gli itinerari degli autori lungo sentieri più o meno conosciuti, attraverso valli meravigliose e alpeggi dove il tempo è cristallizzato, importanti luoghi della memoria, scenario di avvenimenti importanti nella storia antica e recente, dal passaggio delle truppe napoleoniche sino a quello straordinario laboratorio di democrazia che fu la Repubblica Partigiana dell'Ossola nel 1944, momento fondante della Costituzione repubblicana.

Una guida imperdibile, quindi, per arricchire l'estate in arrivo con escursioni in un ambiente spettacolare e accogliente, a un tempo antico e moderno ma non ancora banalizzato dal turismo di massa. Speriamo rimanga così.

Stefano Crivelli