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"Il contrario dell'amore" di Sabrina Rondinelli

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Il contrario dell'amore
di Sabrina Rondinelli
Indiana Editore srl, 2014

pp. 265


Mancano tre giorni a Natale in una Torino addobbata di tutto punto, che invita i suoi abitanti a trascorrere le festività nel pieno rispetto di una tradizione ormai plurisecolare. Fra questi, s'insinua anche un pizzico di civetteria che induce le signore di ogni età a voler farsi belle o, quanto meno, a prepararsi ad affrontare i lunghi pranzi e le riunioni familiari di rito con la testa in ordine. Le clienti del salone Daniela Acconciature in cui lavora Eva non fanno eccezione, e vi confluiscono in massa ben felici di appagare questa innocente vanità: tutto sommato, una volta l'anno vale la pena pagare dei prezzi salati per essere trendy.
I ritmi sono così sincopati, che a stento Eva riesce a scambiare due chiacchiere al volo con Katia, mentre entrambe sono impegnate al lavateste. Eva non è ancora riuscita a ritagliarsi un po' di tempo per comprare i regali, forse anche perché sotto sotto vorrebbe cancellare con un colpo di spugna le feste comandate che la obbligano a sorbirsi quelle tremende riunioni di famiglia dove tutti, a cominciare dalla sorella perfettina, si sentono autorizzati ad affibbiarle l'etichetta della perdente per antonomasia.

A ventinove anni, Eva ha già maturato un forte disincanto nei confronti della vita, specie per quanto attiene alla sfera affettivo-sentimentale. Da una relazione con un uomo sposato, che tuttavia era riuscito a ingannarla per qualche tempo facendole credere di essere libero come l'aria, è nata Nina che ora ha sei anni e frequenta con scarso profitto la prima elementare. Non è facile essere una ragazza-madre nella realtà metropolitana del nostro tempo, dove i comportamenti finti e artefatti, mutuati dalla realtà virtuale sempre più dilagante, si sovrappongono a quella cinica ipocrisia che scaturisce da un certo provincialismo piccolo-borghese saldamente impresso nell'inconscio collettivo. Anche in una società moderna, ipertecnologica e culturalmente aperta come la nostra, le donne, che hanno la sventura di ritrovarsi senza un compagno, spesso per un concorso di cause poco felici, rischiano seriamente di non riuscire più ad affrancarsi dal giogo della solitudine. Come dice Eva, [...] la solitudine è peggio che avere una malattia. E la gente lo sente che sei malata, te l'annusa addosso che sei una sfigata senza nessuno: ti guardano storto, ti tengono alla larga, perché hanno paura che sei contagiosa e la puoi attaccare anche a loro. Allora ti viene quel maledetto bisogno di innamorarti a tutti i costi: ed è proprio quello che ti frega. Eh sì, perché non c'è nulla di più insidioso che inseguire una relazione a tutti i costi, sperando di cancellare quel marchio di singletudine forzata tacitamente inviso a tutti: familiari, amici, colleghi, conoscenti e sconosciuti. E non c'è nulla di più insidioso che inseguire un riscatto affettivo quando le ferite delle passate delusioni sono ancora aperte, quando si è troppo vulnerabili per poter esercitare l'obiettività a un livello appena appena accettabile, giusto per non cadere a più riprese dalla padella nella brace.

Ma se tutti tendono a prendere le distanze da una giovane donna sola e per di più ragazza-madre, sono ben poche le risorse in cui provare ad attingere una potenziale svolta positiva, soprattutto se si guadagnano solo mille euro al mese, si dispone di pochissimo tempo e si ha una figlia da mantenere. Forse anche per questo, Eva si iscrive ad un sito di incontri e inizia a chattare, passando da una relazione all'altra con crescente insoddisfazione poiché, gira che ti rigira, l'unico obiettivo degli uomini che chattano è quello di avere una storia che non presupponga nessuna forma di impegno. Se poi sapessero di avere a che fare con una ragazza-madre, apriti cielo! Anche per questo, Eva si è imposta di tacere la sua reale condizione ai suoi ex-partner. Con l'ultimo, si è illusa per un attimo che potesse essere tutto diverso, forse perché quel single quarantenne, benestante e premuroso le aveva trasmesso un senso di protezione a cui non era avvezza. Ma per Eva l'idillio si infrange nel volgere di un paio di mesi, e decide di troncare la relazione per telefono, come spiega a Katia in quell'affollato salone di parrucchiere, quando questa le domanda del tizio con la Thema nera.
Per Eva si tratta solo di una storia come un'altra che si chiude senza infamia e senza lode. Non può immaginare che, nel volgere di pochissimo tempo, si scatenerà l'inferno.
Archiviate le festività di fine anno e i consueti stillicidi familiari, la giovane donna riprende la vita di sempre. Ricomincia a chattare, seppur con crescente difficoltà poiché Nina, sempre più vivace ed esigente, reclama a gran voce la sua attenzione.

Una sera, mentre chatta nel solito sito di incontri, il tizio con la Thema nera si riaffaccia improvvisamente sul monitor e tenta subito di riagganciarla. Eva lo ignora ma lui insiste per ripristinare un dialogo, adducendo come pretesto un loro recentissimo incontro avvenuto al mercato, in modo del tutto casuale (ma sarà stato davvero così?). Nina riuscirà a trarla involontariamente di impaccio, staccando la spina elettrica del PC in segno di ribellione.
Eva non dà un gran peso a questo nuovo approccio del suo ex. Dopotutto è una storia come tante:
 conosci un tipo in chat [...] e poi ci esci una volta o due, non lo puoi sapere chi è veramente: se ti sta dicendo la verità, o se sta solo fingendo di essere un altro migliore di lui. [...] Ti fai una storia, come te ne sei fatte altre, e almeno ci provi a illuderti che potrebbe funzionare.
In fondo dovrebbe essere chiaro a tutti e due che è poco probabile che una storia di letto possa reggere all'usura del tempo, a meno che non sia cementata da altri fattori che esulano dalla fisicità allo stato puro.
All'improvviso, però, Eva avverte una stonatura che assume una connotazione via via più inquietante. Le mail e le telefonate del suo ex stanno progressivamente aumentando, ma non solo: inizia a ritrovarselo ovunque: al mercato, per la strada, addirittura nella discoteca (in compagnia di un'altra donna) in cui ha accompagnato l'amica-collega Katia. Più tardi, sarà lui stesso a confessarle candidamente che sapeva con certezza di trovarla lì, semplicemente perché lo aveva letto sulla sua bacheca di Facebook.
Dopo qualche bicchiere di troppo, Eva non si regge in piedi e non ha neppure la forza di chiamare un taxi. Katia si è eclissata, ma in compenso al suo fianco si materializza come per incanto l'ex non più scortato dalla sua accompagnatrice. Si offre prontamente di riaccompagnarla a casa in macchina ed Eva accetta, del tutto ignara di aver imboccato un sentiero che la condurrà dritto all'inferno.
Il giorno dopo viene sommersa da una pioggia di SMS subdoli e insistenti ai quali decide di non rispondere, tranne quando l'uomo minaccia concretamente di piombare a casa sua con la scusa di verificare che il suo silenzio non sia imputabile a un malore (Eri troppo ubriaca ieri sera).
Eva spera che prima o poi si rassegni all'evidenza che per lei è una storia finita, e che si stanchi di scrivere messaggi destinati immancabilmente a rimanere senza risposta.
E invece, tempo due giorni, rieccolo tornare alla carica per chiederle un incontro chiarificatore, finalizzato a dissipare eventuali dubbi e fraintendimenti, con la promessa di lasciarla libera, qualora lei decida di troncare definitivamente la loro storia. Eva accetta di buon grado, ma il suo ex è un osso duro che tenta di impietosirla piangendo e strepitando. A quel punto, facendo leva sulla speranza di riuscire a toglierselo definitivamente di torno una volta per tutte, gli confessa di avere una figlia ma, a sorpresa, si sente ribattere che per lui ciò non rappresenta affatto un problema, che è disposto a prendersi cura anche della bambina e ed aiutarla economicamente. La giovane donna ha un moto di commozione per quel quarantenne così generoso e disponibile nei suoi confronti. Forse con il tempo potrebbe imparare ad amarlo. E poi quale altro uomo sarebbe disposto ad accollarsi una ragazza-madre assediata da mille problemi? Nondimeno, questi dubbi hanno vita breve poiché lui riprende a bombardarla di SMS, e a materializzarsi davanti al suo portone nei momenti meno opportuni. All'esasperazione di Eva per tutte queste attenzioni non richieste si aggiungono le intemperanze scolastiche di Nina che, oltre a essere una scolara svogliata e disattenta, ostacola il regolare svolgimento delle lezioni con la sua irrequietezza.

Gli SMS si susseguono a un ritmo impressionante, alternando un primo approccio gentile e disponibile a toni palesemente aggressivi e irrispettosi ogni volta che Eva si rifiuta di rispondere. Ormai si sente spiata, braccata e cinta d'assedio da un uomo che non si rassegna a perderla. Non c'è amore negli atteggiamenti ossessivi, nei ricatti morali, nei rinfacci stizzosi, nella finta gentilezza che si tramuta in crudeltà mentale ogniqualvolta lei tenti di porre fine a questo perverso gioco al massacro opponendo una seppur debole resistenza.
Quando meno se lo aspetta, se lo ritrova davanti oppure lo intravede appostato a una certa distanza, pronto a pedinarla e a braccarla come una preda da torturare a fuoco lento.
Una sera, mentre tenta di seminarlo, si infila in un bar e conosce Sergio. Fra i due scaturisce una simpatia immediata che ben presto diventerà qualcosa di più: con lui Eva sta bene, ma non gli dice nulla né di Nina né del suo ex, perché ha paura di perderlo. La situazione precipita quando l'altro viene a conoscenza della sua nuova relazione, e viene assalito da una folle gelosia.
Gli SMS vengono spesso sostituiti da valanghe di mail. I toni sono quasi sempre beffardi, volgari e velenosi, per sminuirla e umiliarla in modo più o meno subdolo, ora sottolineando l'avvenenza delle altre donne con cui l'ha tradita o potrebbe tradirla se solo lui lo volesse (leggi: tu sei meno bella e vali meno delle altre che farebbero carte false pur di stare con me), ora rimarcando velenosamente la sua presunta disinvoltura nel concedersi prima a lui, adesso al fidanzato in carica e magari chissà a quanti altri, ora rammentandole con greve perfidia i dettagli più intimi della loro relazione, con frasi del tipo:
 Fai l'altezzosa, adesso, fai quella che se la tira [...], non facevi la schizzinosa quando ti facevi fare tutto quello che volevo io!
La giovane non ha il coraggio di parlarne né con Sergio né con la sua famiglia, e forse spera di riuscire a risolvere da sola questa situazione ormai fuori controllo. Il suo ex, sempre più roso dal risentimento e da una gelosia ossessiva, continua a bombardarla di SMS e mail dai contenuti che trasudano violenza, oscenità e propositi minacciosi. Riesce anche ad architettare un piano diabolico, facendo in modo che Sergio venga a sapere della relazione che Eva ha avuto con lui, e insinuandogli il sospetto che non sia del tutto finita. Questi, incapace di accettare che la donna gli abbia taciuto la verità, decide di lasciarla. Gongolando per l'obiettivo raggiunto, l'ex decide poi di sferrare l'affondo finale e riesce nell'intento di farle perdere il lavoro. Sentendosi ormai sull'orlo del baratro, la donna si barrica in casa temendo anche per l'incolumità di Nina: Mi sentivo al sicuro soltanto chiusa in casa con la porta sprangata e le tapparelle abbassate. Soltanto così ero sicura che lui non mi stava guardando. [...] Avevo paura di accendere il computer, di tutte quelle mail che mi ossessionavano, tutte quelle parole di follia. Il telefono lo tenevo acceso solo per poco: poi lo spegnevo per disperazione. Volevo solo non sentire, non sapere, non pensare. [...] Mi pesava tutto: alzarmi dal letto, alzare un bicchiere o i vestiti sporchi di Nina sparsi per casa, mi pesava aprire la bocca per parlare, giocare con mia figlia, preparare da mangiare e lavare i piatti e togliermi il pigiama per fare la doccia. Tanto che me la facevo a fare la doccia, se non uscivo di casa?
Il lento percorso che la condurrà verso l'uscita dal baratro ha inizio il giorno in cui decide di rivolgersi alla Casa delle Donne su insistenza di un'ex-collega con cui è rimasta in contatto. Eva può stare tranquilla; nessuno le avrebbe portato via la bambina se si fosse saputo del calvario che stava vivendo. Quel giorno, per la prima volta, scopre che il suo dramma ha un nome ben preciso: stalking. Un dramma risolvibile a condizione che ne parli con la sua famiglia e che denunci il suo persecutore alle Forze dell'Ordine. Le viene consigliato di cambiare numero di telefono, indirizzo mail oltre che di cancellarsi da Facebook e dalle chat almeno per un po' di tempo, ma soprattutto di allontanarsi per un periodo dalla città in cui vive.
Eva non è più sola: dopo aver ritrovato l'affetto dei suoi cari, ha imboccato il sentiero che la conduce verso una progressiva rinascita. E' un sentiero impervio, che le imporrà di rivivere, durante il processo intentato contro il suo ex, le tappe del calvario che l'hanno dilaniata, ma ora si sente abbastanza forte per affrontare anche questa ennesima prova. Soprattutto perché ha imparato che  
l'amore finisce dove comincia la paura. Non è amore disperato, è violenza. E se non la riconosci, non puoi salvarti.
Ispirato a un'esperienza vissuta dall'autrice, questo romanzo, caratterizzato da uno stile asciutto, immediato e avvincente, a tratti inframmezzato da sapienti guizzi di autoironia, ci aiuta a riflettere sulle insidie di un fenomeno come lo stalking spesso difficile da smascherare nelle fasi iniziali e intermedie, a causa delle sue connotazioni subdole e fuorvianti volte a creare confusione e sbandamento nella vittima, anche attraverso alcuni schemi comportamentali di double-bind posti in essere dal suo persecutore con il chiaro intento di indebolirla e manipolarla più agevolmente fino a destabilizzarla del tutto. Come però ci ricorda la protagonista di questa storia a lieto fine, questo non è amore ma una violenza senza ritorno dalla quale occorre tassativamente prendere le distanze prima che sia troppo tardi.

Cristina Luisa Coronelli