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"A sud del confine, a ovest del sole" di Murakami Haruki

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A sud del confine, a ovest del sole
di Murakami Haruki
Einaudi, 2013

pp. 204
€ 20 cartaceo - € 9,99 ebook



A dodici anni Hajime viene preso per mano da Shimamoto e percepisce già che “in quelle cinque dita e in quel palmo era racchiuso, come in una minuscola vetrinetta, tutto quello che c’era da sapere sulla vita”.
Parte da qui la sua educazione sentimentale.
Le strade di Hajime e Shimamoto si dividono presto ma dopo anni la donna, silenziosamente, riapparirà stravolgendo la vita e gli equilibri dell’uomo, generando nel romanzo una potentissima tensione emotiva che cattura il lettore e lo coinvolge andando a toccare corde nascoste del suo animo.

È sempre complesso ricostruire e rendere il senso delle trame dei romanzi di Murakami; il concetto rimane valido anche per un romanzo come A sud del confine a ovest del sole che non fa parte del cosiddetto filone del “realismo magico”. Qui le vicende si susseguono in maniera lineare ma è necessario che sia il lettore a percorrerle per rendersi conto con quanta profondità e naturalezza Murakami riesca a rivelare e narrare la vita di un uomo qualunque, e con quanta bellezza riesca a legare la superficie degli eventi che si susseguono con gli intricati meccanismi della mente e dei sentimenti.

La vita di Hajime gira attorno alle figure di tre donne, ciascuna rappresenta per lui un’età, una fase, ed è legata a un intero mondo interiore.
Shimamoto è colei che, per prima, lo fa sentire vivo, è l’amore magnetico, è l’attrazione che sconvolge la mente e il desiderio inappagato che domina il suo corpo. È una donna misteriosa e malinconica che lascerà dietro di sé solo interrogativi.
Izumi rappresenta l’esperienza adolescenziale che però segna un solco profondo nelle vite di entrambi lasciando al protagonista una consapevolezza nuova e dolorosa: è capace di generare sofferenza e ferire irreparabilmente qualcuno a cui vuol bene, è capace di creare vuoti nell’anima dell’altro ma anche, di riflesso, alla propria. Hajime continuerà negli anni a fare i conti con questa scomoda verità.
Conservavo ancora il ricordo vivido di ciò che vidi in fondo alle sue pupille in quel momento: uno spazio buio, duro come il ghiaccio sotterraneo. E c’era nei suoi occhi un silenzio così profondo da assorbire qualsiasi suono e impedirgli di riemergere. Solo silenzio. Gelido silenzio.
Infine c’è Yukiko, la donna con la quale costruisce serenamente la sua maturità, che riesce a dar forma alla sua vita. Yukiko rimarrà quasi in ombra ma la sua è una figura profonda e fragile, è una vera àncora di salvezza.

Nei libri di Murakami si ha spesso la sensazione di trovarsi in un mondo pieno di possibili intrecci, di infinite combinazioni ma dentro questa storia si percepisce qualcosa di estremamente diverso. Gli altri mondi e le molteplici possibilità sono solo quelle delle azioni non compiute, creano un enorme rimpianto per le vite non vissute, fanno parte di un mondo interiore che genera vite immaginarie mai realizzate che sopravvivono in penombra. Hajime combatterà continuamente con i desideri assopiti e con i rimpianti delle strade non percorse. Attraverso una lunga introspezione verranno indagati a fondo il passato, la forma che esso assume nel presente e la memoria.
Ci sono cose che svaniscono all’improvviso come se fossero state recise da un colpo secco mentre altre si dissolvono lentamente, fino a sparire del tutto. Ciò che rimane è solo il deserto.
Sempre presente la musica, legata indissolubilmente a ogni pagina e personaggio del romanzo, una colonna sonora ininterrotta che va da Rossini e Liszt a Nat king Cole, da Schubert a Duke Ellington.

Murakami scrive un libro che non dà risposte ma semina domande attraverso una penna che ormai conosciamo bene, dal tocco delicato e coinvolgente.