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«Il fatto di cercare qualcuno meno diverso... Funzionava solo, si accorse, se eri convinto che essere quello che eri non era poi così male»

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Un ragazzo
di Nick Hornby
traduzione di F. Pedrotti
Guanda, 1998

pp. 265
€ 11.50




Così, ecco cos'erano diventati allora: un'enorme, felice famiglia allargata. È vero, questa famiglia felice comprendeva un bambino invisibile di due anni, un dodicenne balordo e una madre con manie suicide; ma la legge degli sfigati imponeva che questo fosse proprio il genere di famiglia alla quale finivi con l'appartenere se non ti piacevano le famiglie in linea di principio. (p. 77)

Avete mai letto Alta fedeltà? Se ricordate Rob, allora non farete fatica a riconoscere punti in comune con il più cresciuto (almeno all'anagrafe) Will, protagonista di Un ragazzo. Se anche non conoscete Hornby, non ci metterete molto a lasciarvi andare, divertirvi a seguire la trama contorta, immatura, giocosa ed egoista di questo ragazzo cresciuto a suon di canzoni natalizie... E non è un'espressione retorica: Will vive di rendita, grazie ai diritti di una canzoncina natalizia composta dal padre. Difficile dire cosa faccia, poi:
Riempire le giornate non era mai stato un vero problema per Will. Magari non era orgoglioso del fatto di non essersi realizzato lungo tutta una vita, ma era orgoglioso della sua capacità di stare a galla nel vasto oceano di tempo che aveva a disposizione; un uomo con meno risorse, pensava, sarebbe potuto andare a fondo e annegare. (p. 74)
Will non ha un lavoro, una compagna fissa, né cerca legami particolari: anzi, gli amici sposati e con figli gli ripugnano, almeno fino alla scoperta che un figlio è spesso un ottimo argomento di discussione con le donne. E che le donne con figli sono decisamente meglio a letto. Sì, perché questa è la logica con cui Will si muove all'inizio del romanzo: il tentativo di accontentare alla bell'e meglio il suo desiderio, piuttosto seriale.
Poi c'è un incontro. Una donna? No, un ragazzino con la testa da adulto, Marcus, costretto a crescere molto più dei suoi dodici anni perché la madre Fiona è depressa e scontenta del suo vuoto affettivo, fino a tentare il suicidio. In quell'occasione, le vite di Will e Marcus si incrociano, e non senza conseguenze. Parte così un'amicizia assurda, a tratti sbilanciata, dove Marcus è ben più raziocinante di Will, e Will molto più aggiornato sulla musica e sulla moda anni '90 di Marcus. E, a un certo punto, Will si stupisce di quanto la vita possa essere vissuta con ben altra problematicità, rispetto al suo indifferente trascinarsi nei giorni:
Perché questa gente voleva rendersi le cose tanto difficili? Era facile, la vita, facile-facile, una semplice questione di aritmetica: amare le persone e lasciarsi amare, ma correre il rischio aveva senso solo se avevi sufficienti probabilità di successo, e in questo caso era piuttosto chiaro che Fiona non le aveva. C'erano fantasticoni di persone al mondo, e se eri molto fortunato potevi essere amato da una quindicina o da una ventina di persone al massimo. Quindi quanto dovevi essere intelligente per capire che non valeva affatto la pena rischiare? (p. 132)
Eppure a volte i rischi bisogna correrli, ed è un messaggio che capiscono entrambi i protagonisti. Marcus, emarginato dai coetanei perché poco conformista e quindi ritenuto "sfigato", va in cerca dell'amicizia (o qualcosa di più?) di Ellie, bella ma sopra le righe e provocatoria fan dei Nirvana. E lo capisce anche Will, che a un certo punto sarà costretto ad ammettere questa verità:
La vita, dopotutto, era come l'aria. Will, ormai, non aveva più dubbi al riguardo. Sembrava che non ci fosse alcun modo di lasciarla fuori, o tenerla a distanza, e tutto quel che poteva fare al momento era viverla e respirarla. Come la gente riuscisse a tirarla dentro i polmoni senza soffocare, per lui era un mistero: era piena di pezzettini. Questa era aria che riuscivi quasi a masticare. (p. 245)
Il risultato è proprio una doppia formazione, dolce-amara, con pieno sottofondo grunge anni '90: se leggerete questo libro ascoltando Smell like teen spirit, vi sembrerà di respirare l'esatta "aria" in cui Hornby ha composto questa scheggia di vita e, come ha imparato Will, non si può far altro che «viverla e respirarla».

GMGhioni