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#pnlegge2014 - Domenica: quando la lettura non si ferma un attimo (1^ parte)

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Ricordi pordenonesi.
Da sinistra: Noemi Cuffia, io, Michela Zin, Sara Bauducco.

Si sapeva che la domenica ci sarebbe stato un boom di presenze autoriali, e si sperava che anche i lettori crescessero parimenti. Ma i numeri, qui, sono stati molto più alti delle migliori aspettative. Come hanno segnalato ieri sulla pagina Facebook di Pordenonelegge (e vi consigliamo di diventare fan), si sono contate circa 130.000 presenze! E quanto è stato social il festival? Tanto (e noi siamo chiaramente tra i contributori assidui dall'account di @cletteraria, ma anche da @gloriaghioni).

Ma ora veniamo agli incontri, che ho per forza dovuto dividere in due post, o ci avreste messo troppo tempo per scoprirli tutti.

Premessa: ho aperto la mattinata con lo stupore per la mostra "Gli scrittori nel loro habitat" presente fino al 12 ottobre vicino al palazzo della provincia. Roberto Nistri è un fotografo eccezionale, e spero di potervi presto regalare una sua intervista!


SVELARE IL VELATO CON LILIN

Foto ©GMGhioni

Ricordo che Marco Caneschi, una delle firme migliori di CriticaLetteraria, mi aveva raccontato il bello di condividere il palco con Lilin (clicca qui per la cronaca), e a Pordenonelegge ne ho avuto la prova. Nicolai Lilin è un autore di grande ricchezza intellettuale, e non teme di donarsi ai suoi lettori e agli spettatori, che erano tantissimi in sala.
E proprio parlando dello stile, mutato dall'Educazione siberiana a Il serpente di Dio, commenta che «la scrittura è un processo che non si ferma mai, anche per questo è difficile fermare il mio stile in una definizione». E proprio a muovere la pubblicazione dell'ultima uscita è stato il bisogno di riaffermare che 
la guerra è solo dolore e sporcizia.
Esperienze dirette, fortissime e brucianti, che Lilin non dimenticherà mai, e che testimonierà sempre per la responsabilità di condividere. In due anni e tre mesi di guerra cecena, Lilin ha assistito alla più grande devastazione civile della storia contemporanea:
Se vedo qualcosa di marcio, da qualsiasi parte politica, io sento il bisogno di scriverne. Non sono un pro-putinano, non lo nascondo. 
E la critica alla cronaca spicciola di riviste e quotidiani si fa feroce. Anche in merito ai recenti omicidi dell'Isis, Lilin commenta:
Dietro alle notizie che vi fanno vedere, c'è sempre l'interesse di qualcuno a mostrarle.
Il richiamo ad aprire gli occhi è netto, e gli esempi sono cocenti, ma necessari, dal momento che teorizzare senza concretezza è noioso, a detta dello scrittore. Inevitabile, poi, un riferimento alla situazione politica attuale della nostra Italia: Lilin, che da dieci anni è cittadino italiano, commuove per la passione nazionale (non nazionalistica). Lui è uno che quando sente l'inno italiano in macchina, accosta e porta una mano sul cuore, per intenderci (ce lo ha detto lui), e che trova la Costituzione italiana uno dei pochi documenti istituzionali commoventi. Chiaramente, non risparmia la critica alla situazione attuale, che definisce disastrosa... Ma la speranza non viene meno:
Nonostante ci siano rappresentanti politici criminali, ringrazio le istituzioni che, coraggiose, stanno resistendo. Nel mio Paese avrebbero fatto i bagagli, e invece ora in Italia fanno del loro meglio.
Impossibile non fare un commento sulla situazione della Scozia in questi giorni, che proprio nei giorni di Pordenonelegge era sulla bocca di tutti. Secondo Lilin, l'autodeterminazione dei popoli è assolutamente legittima e
L'indipendentismo è come la febbre: l'organismo cerca di curarsi in modo naturale, anche se non razionale.

Quanto ai libri, si parla di possibili progetti cinematografici, che tuttavia sono ancora abbozzati e protetti da embarghi vari. Insomma, la trasposizione di Educazione siberiana non gli ha fatto perdere le speranze per i libri successivi:
All'inizio non volevo trarre un film dal mio libro: avevo paura che ci potessero essere fraintendimenti. Ma con Salvatores mi sono trovato bene: lui ha dato una sua legittima interpretazione del mio libro; non si è limitato a trasporlo. E per di più sono contento che ci siano trasposizioni con produzioni italiane... 
La frase più giocosa, quando Lilin racconta la sua facilità a innamorarsi:
Sono sempre stato fedele alle donne. Non le ho mai tradite... con gli uomini!

SU E GIÙ DA UN PALCO: SCOPRIRE GIANNINI

G. Giannini e G. De Antoni
Foto ©GMGhioni

Quando Giancarlo Giannini arriva sul palco del Teatro Verdi, scroscia uno di quegli applausi a cui forse lui è abituato, ma noi fotografi al momento, lì in prima fila, restiamo invasi dal calore che riceviamo di rimando, quasi osmoticamente. Ma attenzione: Giannini non sale sul palco del Verdi per recitarci qualcosa (anche se non mancheranno citazioni da film e grandi successi teatrali): vuole raccontarci la sua nuova avventura, quella di Sono ancora un bambino (ma nessuno può sgridarmi) (Longanesi, 2014). Si tratta di una autobiografia scritta con la giornalista Gabriella Greison, che ha saputo cogliere al meglio i tanti racconti di una vita travagliata, piena, ricca di esperienze, successi, ma anche di prove e di aspettative. 

Il libro è pieno di curiosità: avreste mai detto che Giannini è chiamato il "Re del pesto"? Ci sono decine di pagine bellissime sul legame tra pesto, origini e attitudini. La cucina resta un vero habitat naturale per Giancarlo, che cerca sempre, anche in tour, di ritagliarsi il tempo per due spaghettini, come glieli faceva sua madre alle 7... del mattino! 

Oppure: sapete che questo grande attore è arrivato all'accademia d'arte drammatica quasi per caso? Infatti lui voleva fare il costruttore di aerei, e la sua prima carriera era tutta votata all'elettronica. Una passione che, in ogni caso, non è passata: Giannini ha un suo laboratorio dove ancora progetta curiosità, e cita tra le altre la giacca "elettronica" che aveva creato per Robin Williams

Prima ancora di recitare, per Giannini è meglio porsi delle domande: perché vuoi farlo? Poi, bisogna mettersi alla prova con la lettura delle poesie, per vedere se si riesce a superare il mero esercizio di lettura, e a scavare nelle intenzioni interpretative. 
Quando insegna ai ragazzi della sua scuola di recitazione, ricorda sempre che non è il pubblico a essere lì per l'attore, ma viceversa; ed è sempre il pubblico a interpretare la parte più importante. Sembra strano? In realtà, lo spettatore quando decide di mettersi alla prova immergendosi in un altro mondo, accetta il rischio di commuoversi o ridere per quanto avviene in scena. «C'è più grande recitazione di questo?», sorride Giannini. 
La sfida più grande, poi, è affrontare il palco. Secondo Giannini, infatti, la paura più grande dell'uomo non è la morte, ma trovarsi davanti a una folla e dover parlare: anche i professori e gli attori praticati hanno sempre un momento di incertezza. Così, se un timido è chiamato a recitare, una volta che avrà superato lo scoglio iniziale, sarà un vero e proprio leone. E dopo un po' l'effetto è conturbante, muta anche la propria vita:
Recitare diventa aprire il palco su un tuo nuovo modo di essere. Hai una felicità in più, di vivere e raccontarti... 
Segue, dunque, un consiglio al giovane attore: mai concentrarsi subito sul proprio ruolo, quando si riceve il copione. Pur avendo la smania di scoprire cosa si farà, molto meglio partire dall'esterno, imparare a conoscere gli altri personaggi, perché disegnano il mondo in cui si andrà ad agire:
Allontana il tuo personaggio. L'anima, poi, emergerà ugualmente!
Tra gag, ricordi di altri grandi attori (che hanno contribuito a rendere Giannini quel che è ora),  risate sonore ma anche introspezione, l'incontro ha arricchito tutti di un valore aggiunto: scoprire i desideri semplici e veri di chi si cela con grande abilità dietro le maschere di tanti personaggi.

La frase più bella dell'incontro:
Insegnate ai vostri bambini a stare da soli a pensare, inventare, creare... Magari con un bel libro! 

A domani per l'ultima parte della cronaca di domenica a #pnlegge2014!

 GMGhioni