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Wikipedia: un saggio per riflettere sul fenomeno e le conflittualità del caso italiano

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Wikipedia. L'enciclopedia libera e l'egemonia dell'informazione
di Emanuele Mastrangelo & Enrico Petrucci
Bietti, 2014

€ 16
pp. 395

“Come scritto su Wikipedia..” citazione che apre sempre più frequentemente conversazioni a diversi livelli della vita sociale e professionale, molto spesso con una certa supponenza e senso di fastidio verso quel mondo con cui tutti comunque abbiamo avuto a che fare almeno una volta (al giorno?) anche solo per controllare un nome o una data di cui non siamo sicuri. 
Negli ultimi decenni poi buona parte dei fenomeni culturali di una certa rilevanza con cui ci siamo confrontati è stata ampiamente discussa su giornali e media tradizionali e ha dato vita a filoni di saggi più o meno autorevoli sull’argomento in questione; basta dare un rapido sguardo in libreria alla sezione saggistica per rendersi conto che accanto alla produzione tradizionale compaiono sempre più spesso testi di divulgazione sul fenomeno ad esempio dei social network, sulla filosofia Apple, sugli nuovi scenari culturali aperti dallo sviluppo tecnologico, solo per restare in quest’ambito. 

Il testo di Emanuele Mastrangelo ed Enrico Petrucci si interroga quindi sul fenomeno Wikipedia, un panorama ben più complesso e conflittuale di come saremmo portati ad immaginare. Necessario quindi fare immediata chiarezza su cosa rappresenti questo libro. Prima di tutto diciamo quello che non è: non è un saggio su come usare Wikipedia e nemmeno un saggio contro di essa; non è (solo) la storia del suo sviluppo dal 2001 ad oggi e nemmeno una previsione di quali saranno le evoluzioni future. Aspira invece ad essere un «saggio per aiutare chi vuole contribuire al progetto Wikipedia» ed agevolare il lettore nel comprenderne l’anima più profonda, dando infine una sorta di manifesto, di suggerimenti e propositi potremmo dire per rendere migliore lo strumento e il nostro approccio ad esso, riconoscendone in primo luogo le potenzialità intrinseche nella società contemporanea. Partendo proprio da quest’ultimo punto, gli autori sottolineano più volte ciò di cui tutti siamo consapevoli, ossia dell’enorme utilizzo di Wikipedia in diversi settori che vanno dai media alla scuola ai semplici privati che trovano le risposte alle proprie ricerche nell’enciclopedia online; un utilizzo che come si accennava ha in generale coinvolto quasi tutti almeno in un paio di occasioni ma che spesso sembra essere buona prassi negare, come vergognandosi di aver consultato uno strumento su cui con una certa frequenza piovono accuse di errori, ambiguità e generale inattendibilità.
E parallelamente non sono mancate occasioni in cui la consultazione è risultata un vero e proprio “copia e incolla” di brani tratti da Wiki tenendone celata la fonte ma che subito dopo immancabilmente viene svelata, con relativa figuraccia (quando va bene) e generale perdita di credibilità non per l’utilizzo di tale strumento ma per la brutta abitudine di fare proprio tutto ciò che troviamo su internet, citandolo liberamente senza rispetto per copyright e fonti. Mastrangelo e Petrucci ci ricordano a tale proposito alcuni episodi che negli anni hanno visto coinvolti personaggi anche di rilievo sulla scena pubblica, politica o intellettuale e che hanno rischiato di essere puniti più severamente dello studente pigro che copia la sua tesina senza alcuno sforzo da Wiki. Come gli autori stessi ricordano, nel mondo dell’istruzione questo mezzo sembra aver sostituito quello che prima del 2001 era l’utilizzo sconsiderato di Bignami che ora, come tanti altri strumenti tra cui l’enciclopedia cartacea, stanno via via scomparendo progressivamente allo sviluppo di Wiki. E nella sua corsa verso la conquista di un’utenza sempre più ampia, Wikipedia ha almeno nelle intenzioni un potenziale davvero notevole: in primo luogo la sua fruizione è gratuita ed agile, chiunque disponga di una connessione internet (su pc ma anche tablet e smartphone) può in qualsiasi momento accedere all’enciclopedia senza nemmeno doversi registrare; dalla sua creazione poi le voci in essa contenute sono cresciute in maniera capillare e oggi è idealmente possibile trovare informazioni pressappoco su qualsiasi cosa; non da ultimo esistono al momento 285 edizioni linguistiche dell’enciclopedia che come sappiamo in generale non sono traduzioni dalla madre anglosassone ma autonome creazioni che ne seguono i principi fondanti e che superano i semplici confini nazionali per arrivare ad ogni lettore che cerchi informazioni nella propria lingua d’origine, in qualunque parte del mondo esso si trovi. 
Un esercito di volontari che vi operano a titolo gratuito e una rete di donazioni per mantenere il progetto in vita sono la realtà dietro questo fenomeno, di cui gli autori del libro ripercorrono brevemente anche le tappe fondamentali del suo sviluppo, tra primi esperimenti, separazioni e la grande macchina di Wikimedia (che si occupa di tutto ciò che riguarda donazioni, marketing, area legale e burocratica legata all’enciclopedia), prendendo comunque come osservatorio privilegiato la realtà italiana di Wikipedia (che entrambi per vie diverse conoscono molto da vicino) e mettendone in luce punti di forza (in generale dello strumento Wiki) e debolezze (del caso nazionale), cercando infine di dare attraverso il manifesto che chiude il libro suggerimenti utili per l’utente ma anche e soprattutto per la gestione stessa dell’enciclopedia in cui, come vedremo, i problemi non mancano e rischiano secondo gli autori di comprometterne nel lungo termine l’anima stessa del mezzo. 

È chiaro come questo saggio sia espressione di un punto di vista particolare sul mondo di Wikipedia, ma nella sua lucida analisi (seppur in qualche caso anche un po’ troppo ricca di esempi, dettagli e in generale di digressioni e informazioni varie) diviene uno strumento utile per interrogarsi sul fenomeno ed approcciarsi consapevolmente ad esso, coscienti delle tante potenzialità ma anche dei limiti interni ed esterni contro cui è necessario battersi per arrivare ad usufruire dello strumento al suo massimo grado possibile. 

Tra i primi nodi che Mastrangelo e Petrucci cercano di sciogliere si colloca il dibattito intorno all’attendibilità delle informazioni presenti su Wikipedia che essi ritengono, almeno in linea di massima, generalmente positiva: nella rete numerosissima di volontari che lavora alla creazione e modifica delle voci dell’enciclopedia esistono un potenziale continuo controllo e una tutto sommato rapida correzione di fronte agli errori, velocità che se paragonata all’equivalente nel mondo dell’enciclopedia tradizionale risulta praticamente immediata. 
Appurata la generale credibilità, è ovviamente importante educare l’utente a quello che si accennava essere un utilizzo consapevole di Wikipedia: citando la fonte delle nostre ricerche senza assurdi snobismi, verificando l’accuratezza delle informazioni mediante il confronto tra fonti diverse, imparando a riconoscerne i limiti. Nel caso specifico poi dello studente che utilizza Wikipedia per le sue ricerche, un suggerimento che gli autori danno ai docenti è quello innanzitutto di non chiudere completamente all’uso di questo strumento il quale, sia che lo vogliamo o no, è ormai parte delle nostre vite e come tutte le cose va semplicemente usato in maniera responsabile, ma soprattutto invitano a prendere come esempio alcuni insegnanti di università statunitensi che anziché combattere Wiki hanno spronato i propri studenti a lavorare allo sviluppo di alcune voci sulla base degli argomenti trattati nel loro corso di studi, insegnando la serietà nella costruzione di una voce enciclopedica accurata e dando come risultato pagine di qualità utili a milioni di altri studenti/lettori in tutto il mondo. E in generale non mancano anche nelle nostre università docenti che, dopo averne verificato l’attendibilità, scelgono di inserire in bibliografia link ad argomenti trattati su Wikipedia probabilmente più agevoli di altri volumi. Ma entrando nell’ambito del mondo accademico, nel saggio viene inevitabilmente notato come alla base della diffidenza tra professori/intellettuali e volontari di Wikipedia ci sia una generale ostilità generale fra professionisti e dilettanti, solo che nel caso dell’enciclopedia online tale conflittualità è alimentata dai non professionisti i quali guardano con antipatia a quegli specialisti che cercano di collaborarvi. Il risultato è una comunità chiusa, dove chiunque può autoproclamarsi persona autorevole su un determinato argomento e allo stesso tempo difficilmente l’intellettuale riesce ad impegnarsi in un progetto che uscirà in forma del tutto anonima. Con questo non si vuole sostenere che Wikipedia sia fatta solo ed esclusivamente da non specialisti, perché l’accuratezza di certe voci dimostra senza dubbio la conoscenza dell’argomento e come sottolineato in principio ogni pagina è modificabile proprio al fine di fornire al lettore un’informazione quanto più possibile esaustiva e attendibile; semplicemente si finisce col riflettere sul rapporto che intercorre tra Wiki e il mondo intellettuale/accademico, ma anche quello dei media che sempre più spesso attingono da essa, tutte realtà che vanno educate all’utilizzo. 
Quello che poi diviene il punto cruciale del saggio e anche la sua anima più originale (condivisibile o meno, ma certamente punto di vista inedito per i semplici fruitori dell’enciclopedia) è la questione dell’egemonia culturale tendenzialmente di sinistra in un sistema che gli autori definiscono oligarchico, in cui la “Cricca” di tale fazione dominante la fa da padrone contro ogni altra voce fuori dal coro, con la relativa inevitabile deriva verso un unico e per questo pericoloso punto di vista. 

La tesi del saggio è infatti quella di una realtà italiana in cui il controllo di Wikipedia è nelle mani di un gruppo ideologicamente schierato che ha come diretta conseguenza in primo luogo l’ostilità tra membri verso ideologie differenti e anche ripercussioni su uno dei principi fondanti dell’enciclopedia ossia il punto di vista neutrale su qualsiasi argomento trattato che non deve cioè essere minimamente influenzato dalla visione soggettiva dell’autore della voce. Il problema, che gli autori discutono ampiamente fornendo a supporto delle loro tesi numerosi esempi quali estratti dagli scambi di messaggi tra membri, indipendentemente dalle ideologiche affinità o meno risulta evidente e potenzialmente pericoloso nel caso soprattutto di voci legate alla storia novecentesca e a quelle contrapposizioni mai del tutto superate. Se quindi è riconosciuto il ruolo fondamentale di Wikipedia nel mondo contemporaneo e la necessità di spingere i professionisti della cultura e gli studenti ad un uso consapevole di esso, il problema italiano di questa egemonia culturale rischia di minare le fondamenta dell’istituzione stessa svilendone i principi. A questo problema si aggiunge secondo gli autori la questione degli amministratori di cui nel saggio –che ironicamente richiama 1984 di Orwell- ne viene fatto un quadro non sempre lusinghiero nell’esercizio della loro autorità, sempre nell’ottica di salvaguardare il monopolio della Cricca. Il manifesto finale con le proposte per la costruzione di una migliore Wikipedia in italiano, in generale i suggerimenti che pervadono il saggio e la fiducia verso le possibilità di questo strumento, lasciano al lettore o al potenziale futuro membro dell’enciclopedia spunti di riflessione interessanti su una realtà con cui tutti entriamo in contatto ma che spesso conosciamo solo in maniera superficiale e sulle cui dinamiche, soprattutto nel caso italiano, forse non ci siamo interrogati ancora a sufficienza.