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ScrittorInAscolto - #perdieciminuti - Cronaca di un incontro milanese

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Il 19 novembre a Milano piove. Chiara Gamberale viaggia nel cuore della città sul tram 1. Chissà cosa pensa lei, romana, di questo grigiume milanese.

Per dieci minuti è il diario di un esperimento, e anche Feltrinelli ne propone uno: intervistare l'autrice a bordo di questo tram, su una corsa ordinaria di un ordinario martedì pomeriggio.
Ma, e sì, c'è un ma, qualcuno come la sottoscritta non è abbastanza rapida, e il tram passa e lo perde. Fortunatamente questo non è uno di quei treni che passano una volta sola nella vita, ma tornano indietro, o eventualmente, ti aspettano al capolinea. Treni generosi, insomma. Come è generosa Chiara che risponde alle nostre domande in libreria.

La protagonista di Per dieci minuti si chiama Chiara G, come si chiama Chiara Gamberale anche la protagonista del primo libro, Una vita sottile. Coincidenze? O forse l'autrice parla spesso di sé nei suoi romanzi? In realtà, come mi fa notare, tra il primo e l'ultimo, ci sono altri 7 romanzi, con altri 7 protagonisti che hanno altri nomi, altre personalità, tra cui una Mandorla de Le luci nelle case degli altri che, sostiene, le somiglia davvero molto. Anche con questa ultima Chiara però ci sono dei punti in comune. Siamo vicini all'autofiction, non più quell'autobiografia spudorata di Una vita sottile, romanzo che, essendo il primo, guarda con un misto di tenerezza e spirito critico. Ciò che vuole ricreare in Per dieci minuti è il senso di smarrimento che situazioni come quelle descritte nel romanzo possono provocare in chiunque di noi, ma anche avere da tutto ciò qualcosa di diverso.

Ciò che certamente le due Chiara hanno in comune è il mestiere che fanno: sono scrittrici. E amano il proprio lavoro, che coincide con la loro passione profonda. Il binomio passione/lavoro, che a parer mio è da considerarsi una fortuna, la Gamberale lo sa custodire molto bene. Dice di non scordarsi mai di proteggere la passione, poiché sa che c'è il rischio che lo scrivere diventi meccanico. Ma si rende conto di come la stessa passione vada tenuta sotto controllo con l'impegno, come il fuoco nel camino, che sì brucia da solo, ma ogni tanto va guardato. Un doppio movimento insomma che le riesce piuttosto bene, professionalmente, aggiunge lei. E che è sostenuto sempre da una forte urgenza di raccontare ciò che ha dentro.

Forse proprio per questa urgenza lo stile della Gamberale è diretto, spontaneo, piano. I suoi maestri di scrittura sono ovunque, dice di averli ricercati sempre. Ciò che insegue ora è una scrittura istintiva, che riduca al minimo la distanza intellettuale tra emozione e parola. Una letteratura sensuale, che dice di ritrovare in alcuni scrittori Israeliani, cita Philip Roth. Oppure Clarice Lispector, della quale gentilmente mi suggerisce Vicino al cuore selvaggio, un libro che, dall'espressione del suo volto nel nominarlo. deve averla colpita molto. Mira a una sintesi in cui cultura e intelligenza non siano a discapito della trasmissione di un'emozione.
E a giudicare dall'ultimo lavoro potrebbe ritenersi soddisfatta.
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a cura di Elena Sizana