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#BCM13: un tè con Frederick Forsyth

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Sono le cinque in punto del 23 novembre quando Frederick Forsyth fa il suo ingresso nella hall dell'Hotel Principe di Savoia di Milano per concederci un'intervista. Ci accomodiamo sui divanetti e diamo il via alla nostra piacevole chiacchierata.

Innegabile l'emozione di trovarsi di fronte a uno dei più noti scrittori inglesi di spy stories, la firma di romanzi diventati bestseller assoluti come Il giorno dello sciacallo (1971), Dossier Odessa (1972), I mastini della guerra (1974), Il quarto protocollo (1984), Il pugno di Dio (1994), L'Afghano (2006).
E' stato premiato dalla critica - nel 1971 si è aggiudicato l'Edgar Allan Poe Award e nel 2012 il Cartier Diamond Dagger Award per la carriera - e acclamato dal grande pubblico, anche grazie alle riuscite trasposizioni cinematografiche dei suoi romanzi (si pensi alla versione di The Day of the Jackal diretta da Fred Zinnemann nel 1973). 
Forsyth è stato pilota di guerra nella RAF, giornalista, corrispondente diplomatico. Il lavoro di reporter l'ha in larga misura influenzato nella sua produzione letteraria successiva, dando alla sua scrittura quell'impronta unica, lo stile semplice, asciutto, "clear" (per dirla all'inglese).


Da poco pubblicato in Italia da Mondadori, il suo ultimo romanzo si intitola La lista nera (The Kill List in originale). Il titolo prende il nome da una lista contenente i nomi dei più pericolosi terroristi che minacciano la sicurezza internazionale. L'esistenza della lista è nota solo a pochissime persone del governo e delle istituzioni americane, tra cui naturalmente il Presidente. Il primo nome è quello di un uomo noto come il Predicatore, un fondamentalista islamico  che instilla l'odio nei suoi seguaci attraverso video pubblicati sul web e in cui compare con il volto sempre coperto. Dopo una serie di omicidi a politici e uomini delle istituzioni negli Stati Uniti e in Inghilterra, la caccia all'uomo è ufficialmente aperta. A guidarla sarà Kit Carson, ex marine, aiutato da Ariel, giovane hacker e genio del computer che vive rintanato in una soffitta a Centreville, Virginia. 
Tra intrighi internazionali, assalti di pirati somali e manovre di accerchiamento del nemico, Forsyth ci ha regalato un nuovo romanzo in cui la fiction è sapientemente mescolata all'attualità.

Generosissimo, ha risposto alle nostre domande senza risparmiarsi, raccontandoci i segreti della propria scrittura e anche curiosi aneddoti sulla sua lunga carriera. 
Per prima cosa ha voluto ribadire che, nonostante in quest'ultimo libro - come ne L'Afghano - il nemico sia il terrorismo, i suoi non sono affatto dei romanzi anti-islamici: 

"Ho scritto un romanzo anti-jihadista, non anti-islamico. Al contrario, dell'Islam intendo mostrare i diversi volti. Nel libro affido a un personaggio, uno studioso della religione e della storia islamica, il compito di rappresentarne il lato moderato, positivo".

Il legame con l'attualità è il punto di partenza per la stesura di tutti i suoi testi e quindi Forsyth, partendo dalla discussione sull'ultimo romanzo, ha parlato della sua visione dei recenti avvenimenti politici internazionali:



"Il nemico attuale contro cui lottiamo - l'Islam fondamentalista - non l'abbiamo scelto. Lui ha scelto noi e non è possibile capire quale sia la logica dei jihadisti. Viviamo una sorta di guerra fredda non dichiarata contro un nemico che non è sempre facile identificare perché non coincide con uno Stato. Ci attacca perché non siamo musulmani e - fatto ancora più assurdo per noi - è ostile anche a tutti i musulmani che, per quanto condividano la stessa fede, non abbracciano l'idea della guerra santa."

Dall'attualità alla scrittura: la relazione tra fiction e realtà è la costante della sua produzione, sebbene declinata secondo diversi modelli di costruzione romanzesca:
"Parto sempre dalle domande: 'Sarebbe possibile che...?' o 'Che cosa succederebbe se...?'. Se a queste domande si possono dare risposte reali, io ho la mia storia".

I suoi libri attingono alla realtà politica e sociale, nascono per darle significato e rispecchiarla. 

Ricchissima di dettagli che spaziano dalla politica alla diplomazia, dalle tecniche militari all'indagine poliziesca, la scrittura di Forsyth si nutre anche della consulenza dei massimi esperti di settore:
"Prima di scrivere ho sempre bisogno di consultare degli esperti. Stilo una lista di tutto ciò che ho bisogno di sapere per le mie storie."

Ma non si limita a informarsi: quando può si reca direttamente nei luoghi dei suoi libri per viverli da vicino e poter trasferire le stesse emozioni ai lettori. Per La lista nera ha trascorso molto tempo a Washington, nella Virginia del nord e nei luoghi delle principali istituzioni statunitensi. 
Anni prima, mentre si dedicava alla stesura di Il cobra, un romanzo sul traffico mondiale di cocaina, è andato anche in Guinea-Bissau, il paese dell'Africa occidentale da cui la droga viene divisa in carichi prima di raggiungere il Mediterraneo. 

Tante le curiosità a cui Forsyth ha dato risposta durante l'incontro. Per esempio ci ha rivelato che quello che preferisce tra i suoi romanzi è Il pugno di Dio, il romanzo sulla guerra in Iraq.
E quando si è parlato di protagonisti, invece, non ha saputo nascondere la sua predilezione per Mike Martin, tra i pochi personaggi che ha deciso di far comparire in più libri (Il pugno di Dio e L'Afghano).

Per finire, come non parlare anche di cinema considerando che dai suoi libri sono stati tratti tanti film di successo e di spessore (quattro per il grande schermo e uno per la tv, ndr)?
"La chiave di un buon film è il regista: lui ha il potere di creare e distruggere le storie e ogni film porta la sua impronta. Ho avuto la fortuna di incontrare registi come Fred Zinnemann. Ma nei progetti non ho mai voluto interferire; è stato lui un giorno, mentre lavoravo al mio terzo libro, a farmi chiamare. Mi mise davanti sei foto di attori biondi e mi chiese: 'Chi vuoi che interpreti lo Sciacallo?'. Io indicai uno dei volti, ed era proprio quello dell'attore che aveva scelto anche lui."

Ironico, gentile e disponibile, Forsyth si è rivelato proprio lo scrittore e l'uomo d'altri tempi che ci aspettavamo. Con la sua capacità di raccontare le storie, la chiarezza e l'onestà dimostrata durante l'intervista, ci ha permesso di rivivere delicati eventi del passato e ci ha regalato parte dei suoi bei ricordi.
Uno scrittore che usa ancora la macchina da scrivere "perché funziona benissimo" e che è intimidito dal cyberspazio e da internet.
E noi ci siamo sentiti fortunati a trascorrere insieme a lui un pomeriggio di novembre per chiacchierare davanti a un buon tè. 


Claudia Consoli