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#EditoriInAscolto. Matisklo Edizioni: in direzione ostinata e contraria.

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In un'epoca in cui il mondo editoriale è in crisi, specie quello di carta, Cesare Oddera e Francesco Vico decidono di fondare una casa editrice digitale con l'obiettivo, parola di Francesco, di fare “buoni libri”. 

DOMANDA: Cesare, Francesco, iniziamo con due domande anagrafiche: quando e dove nasce Matisklo?

RISPOSTA: Accarezzavamo l'idea di aprire una casa editrice da molto tempo; le possibilità ed il diffondersi del digitale hanno spalancato definitivamente la porta; tutto si concretizza a partire dalla primavera scorsa con la nascita di Matisklo Edizioni. Dopo un periodo iniziale dedicato alla ricerca di manoscritti e alla preparazione del catalogo di partenza, oltre che utilizzato per mettere a punto gli aspetti più «tecnici», da luglio 2013 siamo ufficialmente on-line ed operativi.

D: Il nome Matisklo rimanda ad un autore preciso che rappresenta un tipo di letteratura, di impegno e un momento storico precisi: Primo Levi. Perché Levi e perché Matisklo?

R: E' una domanda che ci fanno in molti: il nome «Matisklo» deriva da un frammento de «La Tregua» di Primo Levi e vuole essere un nostro omaggio al grande scrittore. «Matisklo» è «la parola segreta» di Hurbinek, «il figlio della morte» incontrato da Levi nell'ospedale allestito dai russi all'indomani della liberazione del Lager di Auschwitz. Questo bambino, a cui nessuno aveva mai insegnato a parlare e quindi incapace di comunicare, lascia come testamento un'unica parola, «Matisklo» appunto, senza che alcuno riesca a scoprirne il significato. Si tratta per noi del verbo, quel «Verbo» che viene prima di ogni cosa, e rappresenta l'assoluta necessità per l'essere umano di comunicare attraverso le parole.


D: Avete scelto il digitale, in epoca di crisi questo può essere attribuito alla volontà di contenere i costi. Ma dal vostro sito (www.matiskloedizioni.com) si apprende che c'è qualcosa di più di una semplice ragione economica? E, come si può fare un “buon libro” se non c'è l'oggetto libro?

R: Chiaramente la scelta del digitale consente di abbattere i costi ed evitare i colli di bottiglia della distribuzione tradizionale. Permette però anche, questione non da poco in tempi di difficoltà economiche, di mantenere accessibile il prezzo della cultura, elemento a nostro avviso fondamentale per uscire da una crisi che non è solo economica. Non vogliamo essere fraintesi né inclusi tra i feticisti della tecnologia: anche noi leggiamo libri «di carta» insieme a quelli digitali. Abbiamo tuttavia ribadito molte volte che per noi «libro» è il contenuto, non il contenitore che ospita le parole, quindi poco importa se si tratta di pagine di carta, tavolette di cera o codice digitale. Oltretutto la forma eBook permette, appoggiandosi alla Rete, che sempre più importanza sta assumendo, di dare migliore visibilità e maggiore diffusione ad opere che, altrimenti, rischierebbero di rimanere prigioniere su di uno scaffale nascosto o dimenticato in qualche libreria.

D: Entrambi avete alle spalle una certa esperienza come autori. Quindi vi siete confrontati con il mondo editoriale, ma dall'altra parte della barricata. Quanto vi ha aiutato questa esperienza e che peso ha avuto nella decisione di aprire una casa tutta vostra?

R: La nostra esperienza come autori è stata fondamentale per la nascita stessa di Matisklo Edizioni. Abbiamo voluto una casa editrice che ci somigliasse nel carattere e che rispecchiasse il nostro modo di approcciare letteratura ed editoria. Soprattutto dalla nostra esperienza di autori abbiamo imparato cosa «non volevamo» in una casa editrice: non chiediamo contributi economici di nessun tipo, ad esempio. Quella contro l'editoria a pagamento non è una «crociata» ma un preciso modo di intendere i ruoli del rapporto autore-editore. Buona parte dell'editoria a pagamento fonda sul presupposto che chiunque abbia «diritto di pubblicare» (a patto che paghi). Matisklo invece è estremamente selettiva. Nessuna crociata, ci teniamo a ribadirlo. Sappiamo però di essere differenti dalla stragrande maggioranza delle case editrici e, di questa differenza, andiamo orgogliosi.

D: Domanda a bruciapelo: si può vivere di editoria oggi? Mi riferisco al dedicarsi a tempo pieno a questo mestiere, riuscendo quindi a viverci.

R: Entrambi abbiamo attualmente un altro lavoro che ci permette di «pagare le bollette». Siamo però convinti che si possa vivere di editoria e speriamo che Matisklo Edizioni abbia un futuro luminoso. Ci chiediamo invece se valga la pena vivere per fare buona editoria e la risposta, dal nostro punto di vista, è assolutamente sì.

D: Scendiamo nel dettaglio. Avete due collane, una di poesia (Comete) e una di narrativa (Vertigini). C'è una linea editoriale nella scelta dei testi (racconti piuttosto che romanzi, ecc.)? Oppure vi basate unicamente sulla qualità dei manoscritti?

R: La qualità dei manoscritti è l'unica discriminante, in questo senso. Vertigini ospita sia romanzi sia racconti, purché abbiano qualcosa da dire sul mondo. Lo stesso vale per Comete, la collana di poesia, fatta salva la difficoltà enorme nel tracciare una definizione univoca di «poesia». Ci piace pensare che i nostri libri siano significativi dal punto di vista letterario tout court. Vorremmo fossero vere e proprie finestre sul mondo e sull'uomo, punti di partenza per porsi domande importanti.

Cesare Oddera e Francesco Vico nella sede di Matisklo
D: Sul vostro sito è ripetuto più volte che non richiedete contributi agli autori. Ma non solo, lasciate aperta all'autore la possibilità di pubblicare in forma cartacea il proprio testo con un altro editore. “In direzione ostinata e contraria”?

R: Assolutamente sì. La trasparenza e l'onestà nei confronti degli autori è uno dei nodi fondamentali di Matisklo. I nostri contratti editoriali sono realizzati con la consulenza della brava (e paziente) Carolina Cutolo, fondatrice di scrittorincausa.blogspot.com e punto di riferimento in Italia per gli scrittori alla ricerca di informazioni sui contratti. Siamo la prima, e ad oggi unica, casa editrice ad aver aderito a questo progetto e siamo fieri della scelta fatta. Lasciamo ai nostri autori la possibilità di pubblicare il libro cartaceo con altri perché, a nostro parere, eBook e libro tradizionale non sono concorrenti diretti. Dal momento che noi facciamo libri digitali, non abbiamo nulla in contrario alla diffusione di opere meritevoli anche in altre forme. Ad esempio, nel mese di novembre uscirà «Me l'ha detto Frank Zappa», primo libro del cantautore Zibba, in coedizione con Editrice ZONA; noi faremo il digitale e loro il cartaceo.

D: L'editoria digitale presenterà certamente delle problematiche, seppur diverse da quelle dell'editoria tradizionale. Molti editori si negano all'e-book perché dicono che è addirittura più costoso del libro di carta. Ecco, vi chiederei di fare entrare i lettori di Critica Letteraria nel vostro laboratorio: come nasce un libro su Matisklo?

R: La realizzazione di un eBook ha molti passaggi in comune con quella di un tradizionale cartaceo, soprattutto relativamente agli aspetti letterari (selezione, editing...), ed altri propri del formato specifico che s'intende realizzare. La parte complessa è stare al passo con gli aggiornamenti delle specifiche e dei formati, considerando che si tratta di un mondo nuovo, in continua e frenetica evoluzione. Non è né più costoso né più difficile, ma occorre competenza e voglia di imparare sempre qualcosa di nuovo.

D: Passiamo ad argomenti più generici. L'ultimo Premio Nobel per la letteratura è andato ad una scrittrice di racconti, Alice Munro. Eppure molti editori non pubblicano racconti perché li ritengono deboli sul mercato. Cosa ne pensate?

R: A noi i racconti piacciono da morire. E non solo a noi, a quanto pare. Ci sono mostri sacri della letteratura mondiale che hanno fatto della narrativa breve un punto fermo della loro poetica, si vedano i vari Borges, Carver, King, McEwan, Rigoni Stern, Bradbury e la Munro stessa, il fatto di ritenere la narrativa breve «debole sul mercato» è a nostro avviso un pregiudizio non giustificato. Crediamo che i racconti abbiano un loro pubblico, magari meno numeroso di quello del romanzo, ma attento e affezionato. Ad ogni modo, se guardassimo sempre e solo al mercato, non pubblicheremmo neppure la poesia, alla quale invece abbiamo dedicato una collana.

D: Una domanda classica in questo genere d'interviste è lo stato di salute del mondo editoriale. Dando per scontato che non è dei migliori, vi chiederei qual è secondo voi lo stato di salute della letteratura. Romanzi, racconti, poesie, possono avere un peso nella vita di tutti i giorni? Quanto il lavoro dei piccoli editori è decisivo in tutto ciò?

R: A nostro avviso la letteratura non solo può avere un peso nella vita di tutti i giorni, addirittura deve averlo. Senza arrivare a provare sciocche nostalgie per una passata «età dell'oro» che esiste, appunto, solo e sempre nel passato, oggi il compito di cui deve farsi carico la letteratura e l'arte in generale è importante nonché difficile: fornire chiavi di lettura, strumenti di comprensione del mondo. Solo così continuerà ad avere senso parlare di «letteratura», e si riuscirà ad invertire la tendenza di troppi a pubblicare cose «facili» perché «è quello che vuole il pubblico».

D: Chiudiamo guardando avanti. Progetti futuri? Cosa c'è in cantiere per il 2014?

R: Oltre all'apertura di due nuove collane, una dedicata alla critica letteraria e l'altra alla saggistica generale, abbiamo in cantiere la realizzazione di un concorso di poesia, l'apertura di Matisklo Edizioni verso il genere «graphic novel» (volgarmente detto «fumetto», forma espressiva interessante se approcciata con gli intenti giusti) e una serie di iniziative volte ad abbattere la barriera di intangibilità che spesso si viene a creare tra editori ed autori «digitali» ed il pubblico «in carne ed ossa», attraverso presentazioni, spettacoli, eventi. In questo senso già collaboriamo con le «Officine Solimano» di Savona, realtà nuova ma punto di riferimento per la musica dal vivo nel nord-ovest, alla realizzazione delle «Raindogs Poetry Night», appuntamenti di lettura-spettacolo a cadenza bimestrale. Oltre a pubblicare buoni libri, ovviamente.