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"Il grande mistero" della poesia di Tranströmer

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Il grande mistero
di Tomas Tranströmer

Crocetti, 2011



Piccola segnalazione di un volumetto più piccolo della stessa, ma non per questo poco importante. Mini-tascabile di luce ambrata e particolare come pochi, poche parole-lame nebulose. L'emblema della forza della piccolezza, come raramente si esplica in poesia. Tomas Tranströmer: un autore di cui si fa tanto parlare a seguito del premio Nobel 2011: a buon diritto, si intenda, ma fa un po' rabbia la coscienza in ambito poetico di questo perverso meccanismo per cui bisogna giungere al Nobel prima di essere recensiti e conosciuti in tutto il mondo (come fu per Wisława Szymborska). A margine queste critiche che giungono solo ad ombra del vero oggetto della questione: Il grande mistero, forse il volume più piccolo del poeta, quasi un ossimoro con lo stesso titolo. Il rimando testuale è nel titolo e si riferisce alla sua precedente raccolta con cui fu conosciuto in tutta Europa: Il grande enigma) raccolta di 45 haiku. Il volume si propone come una prosecuzione d’opera e allo stesso tempo mantiene in sé piena autonomia.

È una raccolta stravagante e assolutamente insolita che condensa in sé molteplici culture per fiorire in una perla poetica. Tranströmer infatti ancora si dedica non solo a poesie, protagoniste del volume sono perlopiù haiku che non superano i tre versi e otto, nove parole. Rigido schema metrico, secondo le regole giapponesi, che ci sconvolgono alquanto nel nostro libero e spesso vanno poetare occidentale. Rigido nello schema e nella scelta di parole, ma non certamente nelle immagini che oscillano nei forti contrasti, trascinanti e stridenti. La maggiore qualità di questo haiku è lo stridere con prepotenza, in maniera asciutta lasciare un segno simile ad una ferita (“Gabbia di tenebre. \ Ho incontrato una grande ombra \ in un paio d’occhi”). Esattamente come nelle arti marziali: dalla stasi al gesto secco e decisivo. Ogni poesia o haiku è come un piccolo universo dove tutto ha posto e nulla manca, un'armonia perfetta e proporzione matematica (Sto nel balcone \ in una gabbia di raggi di sole \ come un arcobaleno), anche gelida come la bellezza dei cristalli di neve. Di particolare effetto è tuttavia la capacità di condensare all'interno di questi, quasi invisibili, versi crocevia di culture. L'autore fa riferimento alla cultura giapponese come se da essa voglia prendere qualcosa che si rende conto essere importante e mancante nella nostra cultura: la brevità essenziale, la comunicazione coincisa e fredda da lacerare. Si affida alle regole orientali e a tali forme plasma i suoi moti d'animo e desideri comunicativi, ma non per questo abbandona la sua cultura d'origine. Questi haiku sono densi infatti di immagini marittime, navali, di cieli grigi e coste frastagliate, di ancore, nodi marinari e vento (“Mugola nella nebbia.\ Un peschereccio lontano-\ trofeo sull’acqua”), gelo e rossi tramonti: di cultura nordica (“Su una roccia sporgente \ si vede la fessura del troll.\ Il sogno un iceberg.”). I miti svedesi e i luoghi traspaiono nelle immagini, nei colori, nella scelta delle parole che vincono la forma, come l'anima col corpo. Il corpo però e per i poeti anima e dunque è come se Tranströmer raccolga due anime in una. Un'anima poetica del mondo insomma. 



Probabilmente la vera singolarità di questo poetare è questa capacità di essere poeta del mondo prendendo all'armadio della Poesia quello che più gli sembra idoneo e non preoccupandosi di fondere tradizioni forse lontane tra loro. Non quindi una poesia per ogni nazione con la sua tradizione e i suoi modelli, ma la poesia del mondo. E’ a questo che fa riferimento proprio il titolo: il grande mistero è la poesia, questa tecnica comunicativa che comunica più nel non detto che con quello che effettivamente dice o comunque in questa danza silenzio-parola, questa creatura che è sempre al confine tra l'essere e non essere, tra l'ideale e il reale, l'artificiale e il naturale, che è di chi la scrive solo nel momento in cui nasce nel suo cuore e subito nelle parole scritte diventa dell'altro:

Stupendo sentire come la mia poesia cresce
mentre io mi ritiro.
Cresce, prende il mio posto.
Si fa largo a spinte.
Mi toglie di mezzo.
La poesia è pronta.

Cose di cui lo stesso autore sconosce il nome e la storia, come brandelli di se sparpagliati che diventano brandelli di altre persone, quest'arte che è essenzialmente incontro sfiorato. Il grande mistero quindi è possibile considerarlo anche meta-poesia, di certo una poesia profondamente conscia di se stesso e del ruolo suo nel mondo. 

Addolora davvero conoscere questo volume dopo il premio Nobel. Sarebbe bello se si cogliesse lo stimolo dell’autore per una poesia non come vari modelli nazionali ma come un tutto mondiale e le sue varie forme da cui attingere, come ha fatto Tranströmer.

Paola Tricomi