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Il Salotto di #CritiCOMICS: Intervista a Filippo Biagioli

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Innanzitutto benvenuto nel nostro salotto Filippo, è un vero piacere averti qui per parlare della tua opera, recensita su #CritiCOMICS, Criba.

Il piacere è mio, grazie a voi per avermi invitato!

Iniziamo con le domande allora.
Disegnare un fumetto non è certo cosa da tutti, richiede tempo, dedizione e talento artistico. Come è nata la tua passione per i fumetti e quando hai deciso che ne avresti sceneggiato e disegnato uno?

Mio padre aveva moltissimi albi: Tex Willer, Diabolik, Piccolo Ranger, Topolino e qualche volta leggeva anche Martin Mystère. Per questo motivo, fin da bambino, era facile che entrassi in contatto con i fumetti. Non ne ho letti molti, spesso mi limitavo solo a sfogliarli. Amo però i libri come opera d'arte vera, quindi appena potevo chiedevo a lui di comprarmi anche riviste di settore e i pochissimi fumetti giapponesi che si trovavano in edicola. Magari continuavo a non leggerli, però rimanevo lì a osservare i disegni, sfogliare, osservare e continuare di nuovo a osservare. Questo mi aveva fatto nascere il desiderio di creare una storia tutta mia, anche perchè nel frattempo avevo iniziato la mia vita artistica e spesso accade di voler veder vivere i personaggi che dipingi su tela... Mentre nel mio fare arte mi ero liberato di tutti quei vincoli mentali che purtroppo ci portiamo dietro, nel fumetto non c'ero riuscito. Per cui, con il retaggio dei pochi fumetti letti e dei tantissimi visti, ero bloccato da tutte quelle “regole” scenografiche, di metrica, di dialogo che ci sono in un fumetto. Nel 2009 invece, una serie di fortunate e simpatiche coincidenze mi fecero capire che potevo fare un fumetto nella stessa maniera in cui faccio arte, quindi nacque Criba.

Tutti i fumettisti cominciano da qualche parte nella loro carriera, Criba è il tuo fumetto d'esordio, oppure avevi già qualche altro lavoro nel cassetto prima di questo?

Un fumetto vero e proprio no. Criba è il primo in assoluto, proprio per i motivi che ti dicevo sopra. Nel mio modo di vedere invece, credo di aver disegnato tanti “fumetti” prima di affrontare Criba. Nei miei dipinti uso molto la parola, anche solo come segno grafico, con essa anche tantissimi personaggi. Questo è il motivo per cui credo che si possano definire una sorta di comics su tela.

Durante la lettura non si può fare a meno di notare che Criba è un fumetto molto particolare, riflessivo, metafisico. Ti va di parlarcene?

La cosa più bella di Criba è che ogni lettore lo interpreta in base all'approccio che ha con il libro o in base alle sue emozioni del momento. Ci sono persone che leggendolo più volte hanno trovato sfumature sempre nuove. I giudizi che ne vengono fuori sono i più disparati, questo è molto divertente ma anche interessante sotto l'aspetto della comunicazione. Questo accade perché la storia racchiude molti simboli che io ho il piacere di disseminare nei disegni, rebus o messaggi nascosti “tra le righe”. Tutto ciò fa parte dell'esoterismo racchiuso dentro Criba.


Come sottolineato nella recensione, Criba ha molti elementi in comune con “Alice nel paese delle Meraviglie” di Lewis Carrol, uno di questi è il numero di personaggi che vi agiscono. Nel crearli ti sei ispirato a qualcuno che conosci? Puoi rivelarci a chi?

Bella domanda! Essendo una sorta di storia che attinge moltissimo dalla mia vita reale, andare a “catturare” i comportamenti delle persone a me più vicine, è stata una bella tentazione... e non ho resistito! Ho cercato da ognuno di cogliere quegli aspetti che mi affascinavano perché caratterizzanti della singola persona, partendo da questi, ho costruito i personaggi. Senza svelare troppo, posso dirti che: Criba sono io, con tutte le mie manie e problematiche. Il Cavallo dei Ricordi rappresenta tutte quelle figure - visioni eteree che “vedo” molto spesso accanto a me durante la giornata. I Pensieri Negativi sono la rappresentazione grafica di ciò che mi attanaglia la mente durante le ventiquattro ore. Andrello è il mio amico e collega Andrea Mattiello, riflessivo, dall'animo profondo... e nato stanco. Latafana è mia moglie, il lavoro non la spaventa, per cui nella storia è alle dipendenze di Andrello, nel suo Negozio di Lacrime. La spaventa invece leggere Criba, e quando l'ha fatto, parzialmente mi ha raccontato un'altra storia... Raria è un'altra mia amica, danzatrice e appassionata dell'oriente. Gli altri personaggi invece, sono inventati (Sale e Indaco) o sono tratti da leggende o simbologie secolari (il Kraken per esempio).

Criba, il protagonista, parla, riflette, viaggia e cresce insieme al suo cavallo dei Ricordi. Tutto ciò è qualche modo autobiografico? Puoi spiegarci perché hai voluto mettere nero su bianco questa storia?

Si, è autobiografico, sopratutto nell'aspetto emotivo. Io amo l'esoterismo, la simbologia, tutto questo lo ritroviamo dentro la storia, in maniera più o meno esplicita. Un motivo vero e proprio per cui ho voluto raccontare questa storia, di preciso ancora non lo so. Come dicevo priva, ogni tavola è frutto del momento, quindi vedendo come si sono sviluppati i due volumi fino ad ora, azzarderei che ho voluto mettere nero su bianco questa storia, un po' per materializzare le mie paure, in parte per non sentirmi solo.

Adesso parliamo del lato tecnico. Il tuo stile di disegno si discosta molto dai canoni del genere fumettistico, i contrasti di bianco e nero sono forti e il tratto molto elementare. Perché hai scelto uno stile del genere per Criba? 

Disegno Criba esattamente come faccio arte, non mi discosto dal mio linguaggio grafico, anche se essendo un fumetto dovrebbe essere agevolata la comprensione sia grafica che dei dialoghi. Vedo il mio lavoro “fumettistico” come un altro medium (dopo tele, terracotta, stoffa ecc.) con cui diffondere e far conoscere il mio modo di fare arte, viene naturale che il disegno sia “crudo”, “semplice” e a tratti spigoloso, come tutto il resto del mio lavoro. Ho scelto di non usare colore nella storia perché trovo l'atmosfera in bianco e nero elegante ma allo stesso tempo brutale e oppressiva. Mi sembra il giusto taglio per una storia come quella di Criba.


Padroneggi anche altri stili di disegno?

Quello del mio stile di disegno è un tema che ho affrontato quasi all'inizio di Criba MILLENNIUM, perchè spesso si cade nell'errore di giudicare un libro o un autore in base a quello che si vede sul foglio, etichettandolo come “non capace”. Semplicemente invece, lo stile “elementare” e “brut” del graffito è quello che amo ed è quello che utilizzo. Lo sento mio, mi viene da dentro. In una delle foto che ti ho inviato ci sono due disegni, uno figurativo e uno manga che è un omaggio ad un personaggio di Bloodless, una storia ideata e disegnata da Sara Angiolini. Ho fatto ciò perchè è importante capire come il mondo di un autore è complesso e variegato, spesso fermandosi alla prima sensazione ci precludiamo di conoscere cose che magari ci arricchirebbero pure.

Cosa puoi dirci riguardo alla strumentazione che hai usato e alla realizzazione delle singole tavole del tuo fumetto? Lavori sempre nello stesso luogo o preferisci spostarti “alla ricerca dell'ispirazione”?

Disegno quando sento il bisogno di fare la tavola, per cui non ho né di un posto, né di un orario fisso di cui lavoro. Porto sempre con me un blocco di fogli e la strumentazione, che si riassume in pochi oggetti. Adopero come matite un lapis HB e una morbidissima a punta grande, un taglierino per far loro le punte secondo le mie esigenze (odio gli appunta lapis, troppo tecnologici), ed un paio di gomme morbide. In fatto di pennarelli sono esigente invece, adopero gli Stabilo OHPen di misura S, F, M, con cui mi trovo bene da molto tempo e una penna biro, per ogni evenienza.

La tua opera è composta da una trilogia, hai avuto bisogno di una sceneggiatura prima di disegnare le tavole per gestire meglio la storia? 

Originariamente la storia non doveva essere una trilogia. Disegnando le tavole con completa spontaneità avrebbe avuto la sua naturale fine nel momento in cui avrei “sentito” che era il momento giusto per terminare. Nel corso d'opera di quest'anno però, una serie di problematiche mi hanno portato a fare una scelta diversa (in difesa dei lettori): i due volumi finora usciti (Criba il Divoratore di Affetti e Criba Kan'd'Ema) diverranno capitoli del volume finale (Criba MILLENNIUM) che conterrà l'intera storia. Sperò di terminarla intorno a febbraio 2013.

Per concludere, vorremmo sapere la tua sull'industria fumettistica odierna e sulla tua esperienza da esordiente che si propone ad una casa editrice, puoi raccontarci qualcosa?

Dopo qualche tavola completata avevo il desiderio di presentare il mio lavoro a una casa editrice. Ne contattai qualcuna, anche semplicemente per sapere come dovevo fare per presentare il mio lavoro, o se erano interessate a un fumetto artistico. Nemmeno mi risposero per dirmi che non erano interessati... Immaginai subito un mondo particolare come quello dell'arte contemporanea... e decisi di percorrere altre strade. Fortunatamente, lo ripeto sempre, ho moltissime persone che seguono e apprezzano il mio lavoro e quindi ho prodotto il primo volume con la Edizioni Tribaleglobale, e dopo questo, tutti gli altri libri me li sono auto prodotti. Mi sono fatto l'idea che molte case editrici puntano solo su ciò che rientra nei parametri del gusto medio del pubblico, tralasciando anche un minimo spazio ai lavori più sperimentali. Da un lato questo può anche essere giusto (penso per esempio alla loro necessità di rientrare dalle spese e ottenere un guadagno), dall'altro credo che ciò renda veramente difficile presentare ai lettori qualcosa di nuovo e totalmente diverso, perchè non rientra in ciò che sono abituati a vedere di solito. E' un po' come il classico cane che si morde la coda e ciò, impedisce di crescere e di inventare veramente “fumetti” nuovi.

Bene, direi che è tutto, ti ringraziamo ancora una volta per la tua disponibilità, e buona fortuna per i tuoi prossimi lavori!

A. Dario Greco