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Giorgio Scerbanenco, "Dove il sole non sorge mai"

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Giorgio Scerbanenco
Dove il sole non sorge mai


Garzanti, 1975


Scerbanenco è uno di quegli autori che si ama, oppure si odia. Difficilmente davanti a un'opera dell'autore ucraino trapiantato in Italia si potrà restare indifferenti, e se anzi il primo moto sarà probabilmente di perplessità di fronte alla cruda e spiazzante semplicità della fiction messa in scena dal giallista, è molto probabile che questo dia spazio a una lunga riflessione che, come nel caso di chi scrive, porti a una netta rivalutazione della sua opera. Vuoi per lo stile secco, asciutto, quasi infantile nel suo essere sfacciatamente cinico, vuoi per la cura nel dettaglio, nel rendere in maniera precisa anche il più piccolo elemento della narrazione, vuoi infine per la potenza evocativa delle storie che l'autore racconta, storie drammatiche e travolgenti nel loro essere assolutamente quotidiane e ambientate nella realtà comune, vicina a tutti noi, vuoi per queste e molte altre ragioni difficilmente gli scritti di Scerbanenco non toccheranno il lettore in maniera almeno superficiale.

In particolare il romanzo in questione, tra gli ultimi realizzati dall'autore, è particolarmente rappresentativo per intensità e profondità. Complice anche la struttura "a catena di eventi", che nel genere giallo (non solo letterario) ha un suo contesto rilevante, che mantiene sempre viva la suspence. La trama è, come caratteristico del giallista di origini ucraine, molto semplice: una giovane contessa, appena quindicenne, viene arrestata e portata in un riformatorio femminile a seguito di un grosso equivoco, che tuttavia la fa risultare complice di un reato davanti agli occhi della legge. La via per uscire dal guaio si presenta facilmente, ma per imboccarla la giovane Emanuela, questo il nome della protagonista, deve accettare di tornare a vivere con la deprecabile nonna. Rifiutando la via legale, sceglierà invece la fuga dall'istituto di reclusione, andando incontro a una serie di peripezie e sfidando apertamente il destino e la legge con un'audacia straordinaria per una ragazzina borghese quale lei è.

Dove il sole non sorge mai è un romanzo che acchiappa il lettore per la gola e lo trascina senza sosta fino alla fine. Complice il fatto che il protagonista è una giovane ragazzina di nobili origini, innocente ma audace, virginea ma sprezzante, dal cuore tenero eppure roccioso, questi contrasti faranno in modo di delineare un personaggio tridimensionale e ben architettato, tratteggiato nei suoi dettagli più infantili con maestria dalla penna di Scerbanenco, e per questo ancora più interessante. Per quanto il romanzo riprenda dei canoni piuttosto tradizionali del giallo, e per quanto determinate situazioni e passaggi possano dare l'idea di seguire un copione del genere, l'opera scorre senza problemi fino alla fine, catalizzando l'attenzione del lettore soprattutto per la controversia dei suoi avvenimenti, in primis l'ingiustizia del reato che coinvolge la giovanissima Emanuela, mentre lo stile dell'autore conduce Dove il sole non sorge mai addirittura fuori dai confini canonici del poliziesco, raccontando gli avvenimenti approfondendo il lato schiettamente umano della vicenda, e per questo risultando estremamente appassionante. Un'opera forte, di grande spessore emotivo, e che come da tradizione per Scerbanenco non lascia spazio a retorica e artifici letterari, per entrare invece prepotentemente dentro il cuore del lettore con il suo andamento asciutto e nervoso, che si rivela nella sua profondità soprattutto nella seconda parte, in un vortice che conduce a un finale forte, quasi catartico. Consigliato a tutti gli appassionati di giallo, ma anche a chiunque voglia leggere una storia avvincente e fuori dalle righe.