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Piero Angela, "A cosa serve la politica?"

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A cosa serve la politica?
di Piero Angela
Mondadori 2011

Pp 156      18,00


Il titolo è creato sulla falsariga dei libri anticasta che tanto successo hanno riscosso negli ultimi anni, ma il saggio di Piero Angela A cosa serve la politica? va oltre il discorso meramente istituzionale, o della politica intesa in modo immediato, letterale e superficiale.
Tutti i libri di Angela (e famiglia) sono esempi di come il modo di trattare un argomento renda accattivante l’argomento stesso. È un libro che si legge tutto di un fiato, che ti fa girar pagina e scorrere da un paragrafo all’altro, che cattura più di una narrativa avvincente, non tanto per i temi svolti, tutti di grande rilevanza sociale, ma per lo stile. L’estrema semplicità, la facilità dell’eloquio, la comunicazione fresca, creano un ponte fra significato e significante attraversabile anche dal lettore profano.
Ma se lo stile è facile, la tesi è di una profondità rivoluzionaria. La politica, intesa com’è sempre stata intesa e come, purtroppo, lo è ancor più oggi, non potrà mai, neppure con le migliori intenzioni e le migliori personalità, risollevare le sorti del nostro paese che sta affondando come Pil, come civiltà, come cultura. La politica non può limitarsi alla distribuzione della ricchezza, scegliendo, secondo il proprio orientamento di pensiero, a chi assegnare le risorse esistenti. La politica deve saper produrre questa ricchezza, sviluppare queste risorse che poi distribuirà.
La produzione di ricchezza, cioè la messa in moto dell’economia, non è un’operazione che si può compiere da un giorno all’altro e nessun cambio di maggioranza trasformerà un paese arretrato tecnologicamente e culturalmente in uno ricco, nessuna elezione o mutamento di esecutivo farà avere ad un turco il salario di uno svedese. Perché ciò avvenga, deve variare quello che Angela chiama “l’ecosistema artificiale”, cioè l’insieme d’infrastrutture, fonti energetiche, scuole etc, di cui l’uomo moderno ha bisogno per vivere.
La produzione di ricchezza avviene attraverso crescita e sviluppo, i quali, a loro volta, progrediscono dal sapere, dalla scienza, dall’istruzione, dalla ricerca, dalla formazione intellettuale, dall’educazione, dal rispetto della legalità, dalla condivisione dei valori e dalla meritocrazia.
In Italia, spiega Angela, non c’è meritocrazia. In ogni campo, dagli ospedali, agli atenei, alle industrie, ai centri di ricerca, non si permette ai talenti di emergere, i migliori non vedono riconosciute le loro capacità, i cervelli sono costretti a fuggire all’estero, gli ignavi ottengono posti importanti per meccanismi che non hanno niente a che vedere col merito, cioè avanzamenti automatici, liste di collocamento, raccomandazioni, pressioni politiche.
Solo se il talento sarà sviluppato, se gli uomini giusti saranno collocati nei posti giusti al momento giusto, si riuscirà a tirare fuori l’Italia dal baratro della decrescita e del debito pubblico che la sola politica del rigore non basterà a risanare.
Occorre cambiare la mentalità del nostro popolo. Visto come siamo fatti e quanto sono radicati da noi malcostume, corruzione, inciviltà, evasione, spreco di danaro pubblico, lo si può fare solo con un’azione mirata di premi e punizioni. Premi per i meritevoli e punizioni certe per chi trasgredisce.  
È necessario, poi, anche intendere diversamente la cultura che non è solo quella letteraria e artistica. Con tutto il rispetto per scrittori, critici, giornalisti, musici, registi, commediografi, la cultura  è qualcosa di molto più ampio e interconnesso. Antropologia, geologia, archeologia, paleontologia, astronomia, fisica, etc, costituiscono un patrimonio di conoscenze che ci aiuta a rispondere alle grandi domande dell’essere umano: chi siamo, da dove veniamo, che cos’è la vita e che scopo ha. In una parola, tutto, dalla matematica allo studio dei dinosauri, è filosofia.
A questo proposito, facciamo riferimento a un altro testo di Angela, scritto insieme al figlio Alberto, La straordinaria storia della vita sulla terra, del 2003, un libro capace di cambiare le prospettiva con cui si guarda alla nostra esistenza, un libro che, partendo dai reperti fossili, dal brodo primordiale, spalanca domande esistenziali, religiose e filosofiche, parlando addirittura di trasferimento d’intelligenza dal biologico alla materia fino a farla diventare pensante.
Angela - e noi con lui – si chiede come sia possibile che chi ha un cervello “acceso” non si interessi di argomenti così importanti, così indispensabili. Spesso, infatti, il mondo accademico tradizionale mostra un certo fastidio per la scienza, considerando cultura solo tutto ciò che riguarda le humanae litterae.
In una popolazione destinata a invecchiare drammaticamente, dove la scolarizzazione copre pochi anni di vita e le persone si trovano impreparate ad affrontare e comprendere un mondo che cambia rapidamente intorno a loro, un ruolo fondamentale per l’educazione può essere svolto dalla televisione, se questa è capace di si svincolarsi ancora una volta dalle pressioni politico-partitiche.
E qui si torna a bomba. Per progredire, occorre una politica lungimirante, che non prenda scorciatoie elettorali ma pensi al futuro, che non sia litigiosa, che cerchi concordia e non scontri, che consideri anche le idee dell’avversario se sono buone, senza respingerle a priori perché appartenenti all’area nemica.
Il nostro problema è una classe politica avvitata su se stessa. Ed estremamente litigiosa, come si vede in certi dibattiti televisivi che diventano spesso degli incontri di pugilato. [… ]L’obiettivo diventa sostanzialmente quello di abbattere l’avversario, di mostrare quanto è incapace e inaffidabile, dissotterrando vecchie storie, elencando solo i dati a proprio favore, litigando su ogni cosa.”
Soprattutto una classe politica che abbia a cuore lo sviluppo effettivo del paese.
“Per esempio premendo sul pedale del merito, dei valori, del rispetto delle regole, attraverso un forte sistema di premi e punizioni. E agendo su altri acceleratori come la cultura, l’educazione, la ricerca, la televisione e tanti altri fattori di crescita come l’imprenditoria creativa, che possono fertilizzare il paese e la sua capacità produttiva. Puntando anche sull’eccellenza: partendo dalla scuola, e allevando una nuova generazione di leader capaci di portare il loro contributo non solo nella scienza, nella tecnologia e nell’economia, ma anche e forse soprattutto nella politica.” (pag 155)