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Un fantasy poco convenzionale

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Il Guardiano degli Innocenti
di Andrzej Sapkowski

Casa editrice Nord, 2010

pp. 370, € 18,00


Il Guardiano degli Innocenti è la prima raccolta di racconti dell’autore polacco Andrzej Sapkowski incentrati sul personaggio di Geralt di Rivia: uno Strigo.
Il termine “Strigo” è stato utilizzato dalla traduttrice Raffaella Belletti per rendere il più fedelmente possibile l’originale termine polacco “Wiedźmin” coniato dall’autore utilizzando la parola “Wiedź” (Strega) e unendo ad essa il suffisso “-min”, utilizzato nella lingua polacca per indicare sostantivi di genere maschile. L’idea che il termine vuole quindi suggerire è quella di una Strega maschio, paradossalmente uno Strego, che come parola suona alquanto strana all’orecchio di un parlante italiano, ragion per cui la traduttrice ha optato per un ben più orecchiabile “Strigo”. Un processo simile è stato seguito per tradurre il termine in inglese con il risultato di “Witcher”. Negli USA hanno optato invece per un molto meno fedele “Hexer” che letteralmente significa “iettatore”. Da segnalare anche il fatto che per esplicita richiesta dell’autore tutte le traduzioni delle sue opere vengono eseguite direttamente dal polacco per garantire una trasposizione linguistica che si avvicini il più possibile all’originale.
In Italia il termine “Witcher” è comunque molto conosciuto soprattutto tra i videogamer visto che Geralt ha raggiunto una grande popolarità nel 2007 grazie al videogioco di ruolo per PC “The Witcher” (click per la presentazione) ambientato dopo le due raccolte di racconti e la trilogia di romanzi scritti da Sapkowski.
Uno Strigo inizialmente è una persona normalissima, ma grazie ad un addestramento speciale durante l’infanzia e alla somministrazione di sostanze mutagene e pozioni, il soggetto acquisisce capacità straordinarie in combattimento, l’abilità di lanciare semplici incantesimi e sensi molto più acuti del normale, tuttavia durante il processo gli Strighi diventano sterili, sono quindi condannati a non poter avere una progenie propria. Gli Strighi sono cacciatori di mostri, si guadagnano da vivere facendosi pagare per liberare un castello da uno spettro molesto, spezzare una maledizione o uccidere un lupo mannaro. Svolgono un lavoro utile alla società, ma ne sono esclusi a causa dell’aura tetra che li circonda, le persone diffidano di loro e li guardano sempre con sospetto anche perché il mondo sta cambiando, le creature mostruose si stanno estinguendo per lasciar posto all’umanità che richiede sempre più spazio nel mondo, e quindi il lavoro di uno Strigo non è poi così richiesto come una volta.
L’ambientazione creata da Sapkowski è a dir poco affascinante, anche se sono presenti elementi fantastici come maghi, streghe, strighi e mostri vari, il tutto è reso in maniera estremamente realistica. Infatti tali elementi non sono presenti in maniera esagerata, e sono sempre circondati da mistero e dubbio, caratterizzando i racconti con un alone di “mistico” piuttosto che fantastico. Uno dei pregi più rilevanti dell’autore è quello di saper rendere i caratteri umani con precisione medica, non avremo paladini virtuosi che si contrappongono a signori dell’oscurità, ma uomini qualunque in lotta tra di loro e quindi vi è ampio spazio per descrivere quanto spregevole possa diventare un uomo per raggiungere i suoi scopi personali. In più spesso Geralt si trova davanti a bivi etici molto profondi, altra caratteristica che rende i racconti appetibili anche ad un pubblico adulto. Sapkowski infatti struttura la narrazione in modo che inizialmente la vicenda viene presentata sotto una luce, ma poi Geralt indagando scopre degli elementi che potrebbero alterare del tutto la visione del problema, mettendo il lettore nella posizione di non saper distinguere dove sta la ragione o il torto, costringendolo a trovare dei compromessi, come nella realtà dopotutto.
Interessante anche il modo in cui l’autore utilizza elementi tratti dalle fiabe più classiche dei fratelli Grimm, per rielaborarli e inserirli nella sua ambientazione, tra i vari racconti infatti incontreremo una poco tradizionale Biancaneve, un Genio della lampada tutt’altro che bendisposto verso chi lo ha evocato, una Bella e una Bestia del tutto particolari e tanto altro materiale proveniente da leggende, miti e tradizioni quasi dimenticate.
Il libro, pur essendo una raccolta di racconti, presenta vicende che sono concatenate tra loro, infatti è strutturato in modo tale da alternare due tipologie di capitoli. Il primo tipo porta sempre il titolo “La voce della Ragione” seguito da un numero e narrerà sempre la stessa vicenda nel suo evolversi in ordine cronologico, facendo da filo conduttore, mentre la seconda tipologia di capitoli invece contiene avventure accadute a Geralt in passato fornendoci i retroscena adeguati a capire cosa avviene nei capitoli “La voce della Ragione”. Inutile dire che la scelta per la struttura del libro è molto azzeccata in quanto sprona il lettore a leggere i racconti tutti d’un fiato.
Un’opera fantasy che si allontana dai canoni classici del genere, che intrappola il lettore in una fitta rete di incantesimi che lo tiene incollato al libro senza possibilità di scampo. Consigliato a chi ama il genere fantastico con temi maturi e adulti.
Il mio primo mostro, Iola, era pelato e aveva denti straordinariamente brutti e rovinati. L'ho incontrato sulla strada maestra dove, insieme con altri mostri suoi compari, soldati sbandati di qualche esercito , aveva fermato un carro di contadini e ne aveva fatto scendere a forza una ragazzina di forse tredici anni, se non più piccola. Mentre i compari tenevano il padre della ragazzina, il pelato le ha strappato il vestito e ha urlato che era giunta l'ora che sapesse cos'è un vero uomo.
A.D. Greco