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Letteratura, gioco e realtà nell'officina letteraria di Raymond Queneau

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Icaro Involato
di Raymond Queneau
Einaudi, Torino 2006

Traduzione di Clara Lusignoli
pp. 188
Costo: 9,50

1^ edizione originale: 1968 (Le vol d'Icare, Gallimard)


Sarebbe difficile definire con una sola parola il tipo di scrittura e di opere che la penna di Raymond Queneau (1903-1976) ha prodotto. L'Oulipo, questa “officina di letteratura potenziale” che da ormai più di cinquant'anni è attiva nel panorama letterario occidentale, si è sempre caratterizzata per uno stile paradossale e ammiccante, per l'attenzione data al recupero dell'aspetto ludico dell'esercizio artistico in uno spirito che nasconde sotto l'estetica la potenza della filosofia.
E Queneau di filosofia se n'intendeva: amico di George Bataille, ascoltatore e poi redattore delle prodigiose lezioni su Hegel di Alexandre Kojeve, lo scrittore francese non ha mai rinunciato a coniugare la speculazione con l'arguzia prosaica, il gioco con la serrata ricerca linguistica nell' apparente leggerezza di uno stile veloce e moderno che tanto ricorda Italo Calvino, suo amico, collega e traduttore nel nostro paese. 

“Icaro involato” è un esercizio complesso per il lettore: si tratta di un romanzo fantastico, forse, ma ancora meglio si potrebbe definirlo un romanzo sulla letteratura. E un romanzo sulla finzione è, nel laboratorio del Queneau pensatore, sempre anche un romanzo sulla realtà.
La trama è piuttosto semplice: uno scrittore francese di fine secolo, eccitato per il recente avvio di un nuovo romanzo, si accorge improvvisamente che il protagonista della sua storia è...fuggito. Da qui un assurdo susseguirsi di vicende tragicomiche e paradossali, che porteranno il lettore attraverso le strade della Francia di fine '800 ma soprattutto attraverso le pagine dei suoi scrittori. Il libro, infatti, è anche una critica alla letteratura francese dell'epoca in oggetto, una satira sottilissima sui generi più in voga del tempo e sullo spirito letterario che lo permeava. 

In filigrana, azzarderei, una risposta implicita alla critica che Queneau più volte ha dovuto sopportare, di essere uno scrittore artificioso e capace di produrre non opere letterarie vere (sempre frutto della libertà), ma solo complessi giochi di parole, scherzi linguistici affascinanti e degni di rispetto filologico, ma privi di spirito. La risposta è evidente, nonché data più volte dall'autore nelle sue interviste: la differenza tra la scrittura “potenziale” di Queneau e le opere classiche non è la presenza di regole, ma il fatto che queste regole siano chiare, conosciute e liberamente autoimposte. E così appaiono infatti i “non potenziali” scrittori francesi di fine secolo: orgogliosi nella propria voglia di originalità e sorpresa quanto inconsciamente schiavi di questo stesso desiderio, dei canoni degli stili in cui si riconoscono e dei gusti della società in cui vivono.

Ma “Icaro involato”, come già detto, è innanzitutto un grande racconto sul rapporto tra letteratura e realtà: per Queneau il rapporto è inverso, una specie di realismo speculare in cui non è lo scrivere a conformarsi al mondo, ma la realtà ad obbedire alle leggi della lingua e della letteratura.
In tutto questo è impossibile non notare che il romanzo è incredibilmente divertente. Le riflessioni filosofiche scorrono come per caso in un profluvio di motti, battute ed accidenti; il contenuto dell'opera non può essere esibito da nessuna delle sue frasi, perché è solo la relazione tra di esse a creare tutto ciò che essa contiene.
“Icaro involato” è un romanzo sulla fuga di un personaggio, eppure consta solo ed unicamente di personaggi, delle loro relazioni e dei loro dialoghi: non a caso è costruito come un'irrappresentabile opera teatrale, con descrizioni ridotte al minimo e uno scenario accennato ma sempre etereo e tratteggiato...come su un foglio bianco, per l'appunto.
La scrittura di Queneau è un'incredibile esperienza letteraria. Con i suoi “Esercizi di stile” (anch'essi recensiti in questo blog) l'autore francese ha incantato il pubblico con la propria maestria linguistica ed euristica; con “Icaro involato” il lettore è trascinato in un mondo in cui l'identità tra scrittura e realtà trasfigura il genere fantastico in un potentissimo discorso sulla modernità.

Alessandro De Cesaris