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Quando il boss diventa chef. “La mafia a tavola”, le ricette dei mafiosi

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La mafia a tavola
di Jacques Kermoal e Martine Bartolomei
trad. di Anna Scopano
Ed. L'Ancora del Mediterraneo

Pp. 155
Euro 15.00


La casa editrice napoletana L’Ancora del Mediterraneo pubblica il libro La mafia a tavola, scritto dai due giornalisti Jacques Kermoal e Martine Bartolomei, nel quale si raccontano pranzi e cene mafiose con dettagliati menu e ricette.

“Mafia e gastronomia sono strettamente intrecciate”, come scrive Jacques Kermoal nell’introduzione, “nella storia della mafia il pasto è importante quanto i vangeli”. Ogni volta che l’onorata società è chiamata a prendere decisioni importanti si riunisce intorno alla tavola, i pasti della Mafia costituiscono sempre un rituale, una liturgia. Il folclore siciliano pullula di storie di tavolate magione intorno alle quali gli zii si dividono le fonti di profitto e i due autori di questo volume raccontano le più significative.

Si parte dal banchetto d’onore offerto all’eroe dei due mondi dai capi delle famiglie mafiose riconoscenti del regalo che Garibaldi stava facendo loro. Era il 1862, un anno dopo l’unità d’Italia, Garibaldi credendo di donare la Sicilia a Vittorio Emanuele II di Savoia, la affidò, invece, alla Mafia. Il pranzo pantagruelico, degno degli imperatori romani di ritorno a Roma, fu a base di: prosciutto affumicato della Conca d’Oro; agghiotta di pesce spada; baccalà alla messinese; stufato di gallinelle farcite al tartufo; cosciotto di capriolo marinato all’acquavite di prugne di Agrigento; agnello arrostito con olio extravergine d’oliva di Caltanissetta; cavolfiori; carciofi e sedano; formaggio di capra; creme, gelati; torta a piani; pignolata; mele alla cannella. Il tutto innaffiato dai vini: Bazia molto fresco per il pesce; Faro e Corvo per le carni e Marsala all’uovo per i dessert.

Un secolo dopo un giornalista di Le Ore è invitato a pranzo a Napoli a casa di Lucky Luciano, il re della droga che sarebbe morto tre settimane dopo in circostanze molto strane. A raccontare il convivio cucinato personalmente dal padrone di casa è lo stesso giornalista: 
«Il pranzo preparato da Lucky Luciano era semplice e raffinato: caviale e salmone affumicato, pastasciutta con le sarde, filetto di manzo alla napoletana con asparagi caldi al formaggio di capra, insalata, zabaione e biscotti alle mandorle».
La mafia a tavola non è un libro di ricette né uno dei tanti volumi sulla mafia, ma un modo originale e interessante di raccontare più di un secolo di pranzi e cene durante i quali si sono scritte pagine di storia del nostro Paese, il tutto condito a un’aneddotica gastronomico-mafiosa dove le ricette hanno un ruolo fondamentale.

Luisa Roberto