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Dell' amore e di altri demoni

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Dell'amore e di altri demoni
di Gabriel Garcìa Màrquez
Milano, Mondadori, 1987



Breve ma intensa, sconvolgente e travolgente la storia d’amore narrata da Gabriel Garcìa Màrquez e che trae ispirazione da un ritrovamento avvenuto nel 1949 a Cartagena de Indias, Caraibi, nel convento di Santa Clara. La scoperta nella cripta, sotto la pietra tombale con l’incisione del nome di Sierva Marìa de todos los àngeles, del corpo di una bambina di 12 anni con una chioma rossa di 22 metri di lunghezza e perfettamente conservata, ha dato l’ avvio ad una storia tra le più inverosimili e forse tra le più possibili proprio perché inverosimile: quella di un esorcista e di una giovinetta ritenuta posseduta dal demonio. Secondo la tradizione locale la bambina sarebbe in realtà morta a causa del morso di un cane malato di rabbia ed avrebbe, dopo la sua morte nel convento in cui era stata rinchiusa per volere dell’ Inquisizione, operato numerosi miracoli come una vera e propria santa. Nome angelico, chioma luciferina, creatura creduta diabolica eppure capace di “miracula”, segni, manifestazioni della potenza divina allo scopo di convertire alla fede ma che sortiscono solo l’effetto di convertire al suo amore un uomo di chiesa… i personaggi di Màrquez restano sempre ambigui, avvolti in un alone di mistero, unici ed insondabili, mai tipi “a tutto tondo”. Non sono mai dei “puri” ma piuttosto personaggi opachi su cui si attacca la polvere di ambienti sordidi o decadenti… così le psicologie non sono mai scandagliate a fondo ma degli atti, delle parole, dei gesti ci vengono presentati solo gli effetti senza le cause. Una delle grandi attrattive della tecnica diegetica utilizzata consiste proprio nel fatto che il lettore è indotto a filtrare sentimenti ed emozioni dei protagonisti, fatti e sequenze attraverso il complemento della propria fantasia dato che l’ approdo ad una verità definitiva è irrimediabilmente compromesso. Non si può fare a meno di chiedersi chi sia più crudele tra chi separa una ragazzina dai genitori e la reclude in un ambiente asfittico, popolato da “monache fantasmagoriche”, e chi schiuma bava verde forse a causa della rabbia. E se l’ amore è il demone da cui i protagonisti sono posseduti allora chi non è mai stato posseduto almeno una volta nella vita? Chi può dirsi non passibile d’ accusa? Chi è così puro da potersi salvare o più radicalmente chi vuole provare a salvarsi?
Un libro che permette di viaggiare tra giardini e manicomi, conventi e case vescovili sottolineando con un tocco onirico l’importanza di non appoggiare mai fanatismi o fedi in ideologie estremiste. E forse le conclusioni cui perviene l’autore le si può rilevare dal colloquio tra Abrenuncio e Delaura:
“Non teme di dannarsi?”
“Credo di esserlo già, ma non per lo Spirito Santo. […] Ho sempre creduto che lui tiene più da conto l’ amore che la fede.”
Un modo per riproporre l’antico problema del celibato ecclesiastico e per sostenere la dignità della vita umana. Una vita che va consumata con la stessa voracità e la stessa voglia di Sierva Marìa mentre spilluzzica l’uva, (simbolo cristiano del sacrificio), “quasi senza respiro per l’ ansia di spogliare il grappolo fino all’ultimo acino”.

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