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«Si fa così, per cominciare il gioco, e ci si mastica poco a poco»: le ricette matrimoniali di fine Ottocento di Elizabeth Strong Worthington in "L'arte di cucinarsi un marito"

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Arte di cucinarsi un marito Worthington


L'arte di cucinarsi un marito
di Elizabeth Strong Worthington
Astoria, novembre 2025
 
Traduzione di Alessandro Storti
 
pp. 160
€ 16,00 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)


Non sono una vecchia zitella. Certo, al momento non sono sposata, ma a trentaquattro anni non si è certo fuori dai giochi (in realtà, nessuno – uomo o donna – lo è mai o, almeno, non lo è chiunque abbia un temperamento vivace).
Non sono né ricca né povera; appartengo a quella tranquilla via di mezzo chiamata classe media. (p. 11)

Constance sembrerebbe avere tutte le carte in regola per sposarsi quanto prima ma non riesce, né si preoccupa eccessivamente, a porre rimedio alla sua situazione. Questo perché le è stato rivelato, da un articolo di un giornale di Baltimora, che i mariti hanno necessità di cottura diverse in base al tipo che ci si trova davanti. Lei osserva i vicini, analizza le varie relazioni e i metodi per cucinare gli uomini di casa e si sorprende di quanto le mogli siano, a seconda dei casi, o molto furbe oppure molto sprovvedute. Solo il futuro le saprà dire in quale delle due categorie lei rientrerà.

Uscito nel 1898, L'arte di cucinarsi un marito di Elizabeth Strong Worthington fu uno straordinario successo, tanto che l'autrice uscì con L'arte di cucinarsi una moglie appena un anno più tardi. Scrittrice americana che si è occupata anche di letteratura per l'infanzia, talvolta sotto pseudonimo, in quest'opera, a metà tra la commedia di costume e il finto trattato antropologico, analizza le relazioni sentimentali e coniugali con il giusto spirito di leggerezza. 
Il testo alterna quella che in una serie tv chiameremmo trama orizzontale, ovvero lei che valuta papabili partiti, a episodi in cui le sue vicine o conoscenti maritate sono protagoniste. La trama orizzontale risulta di semplicissima decifrazione: è ben chiaro come andrà a finire, rispecchiando anche il gusto editoriale e sociale del tempo. La casistica di coppie presentate sembra confermare l'idea che ogni relazione matrimoniale sia frutto di un'attenta preparazione e pianificazione da parte della donna.
Mrs Owl sa benissimo che al marito, quando torna in ritardo dai suoi affari, non serve un'accoglienza ansiosa, ma un caminetto acceso e lo scaldavivande con le patate alla besciamella pronte a riscaldarlo e ad alleggerirlo, seguite da un momento di tranquillità per leggere il giornale. Mrs Thrush sa rendere la casa un nido accogliente e il marito è così equilibrato e in pace con il mondo che a qualcuna potrebbe apparire noioso, ma risulta perfetto in accoppiata. Tutt'altro affare è Mrs Purblind che agita il marito con lamentele sulla sua stanchezza, l'arrosto troppo cotto o i bambini che non le danno retta.
Già da questa breve carrellata appare evidente come in nomi parlanti delle personagge – Owl, gufo; Thrush, tordo; Purblind, miope – siano indicativi delle loro caratteristiche principali. 

Alcuni di questi episodi, benché narrati con tono leggero, nascondo storie di quella che oggi definiremmo violenza domestica. Mr Daemon, presuntuoso e dispotico, ha portato la prima moglie alla morte con le continue ingiurie, i piatti rotti e le urla. In seconde nozze si è risposato con la sorella della prima moglie che, buon per lei, ha capito come prenderlo. 

"Ma... ti ha ammazzato la sorella"
"Lo so benissimo."
"E lo sposate lo stesso?"
"Sì."
"Brava, così uccide anche voi!"
"Tranquille, non preoccupatevi", aveva risposto la donna, e nei suoi occhi brillava una luce strana, che aveva lasciato tutti senza parole. (p. 43)

Se lui fa una scenata, lei la raddoppia; se la salsa per l'arrosto non gli piace, lei scaglia a terra la salsiera urlando contro la cuoca. Il risultato è stato quello di renderlo docile e cotto a puntino. La donna dichiara di averlo sposato per prendersi cura dei bambini, perché un'altra non sarebbe stata in grado di fronteggiarlo, rendendo così il secondo matrimonio una vendetta a fuoco lento per quanto patito dalla sorella. O, almeno, questa è la sovrastruttura che a me ha suggerito. Perché questo romanzo, scanzonato quanto si vuole, non è un'opera rivoluzionaria o che mira a ribaltare i ruoli di genere. Conferma, anzi, che l'ambiente sotto la giurisdizione femminile resta sempre e soltanto la casa e la crescita dei figli, mentre il mondo esterno è il dominio dell'uomo. D'altra parte, il famoso detto secondo cui in casa gli uomini non sono liberi di comandare è uno dei pilastri fondanti per mantenere lo status quo patriarcale.

La donna, se proprio esce di casa, può avere come mondo esterno il mondo della natura, meglio ancora se solitario, in connessione con Madre Natura. Molteplici le passeggiate di Constance e le delicate descrizioni della natura intorno a lei dove si sente rinascere e si sente capita e al sicuro. Non è una figura ribelle: sa cosa si aspetta da lei la società e nonostante i frizzi di cui ricopre le pagine, il pungolo della mancata maternità la addolora.

Sì, sto decisamente meglio nel mio status di donna senza figli.
Eppure, quando vedo la piccola Mrs Thrush che bacia la testa tonda del suo angioletto, penso: "Lo facesse almeno lontano dai miei occhi..." (p. 14)

L'arte di cucinarsi un marito è una piacevolissima lettura che, agli occhi odierni, nasconde molte più sovrastrutture sociali di quanto, probabilmente, i bias di fine Ottocento permettessero di scorgere. Vi lascio con il cognome di Constance – Leigh – e con quello di uno degli uomini che le girano intorno – Chance – per immaginare come la storia potrà concludersi. 


Giulia Pretta